Calabria, tra alti e bassi

Come eravamo.


LA FAMIGLIA TIPO.

Diventa quasi un obbligo, per i calabresi, ricordare il nome del padre attraverso il figlio. Rinnovare il nonno paterno chiamando il primo figlio maschio col suo nome e il secondo con quello materno, è una tradizione che ancora oggi qualcuno rispetta.

Nonno Carlo ebbe quattro figli. Tre donne e un maschio. Inutile dire che il maschio era il centro delle sue attenzioni e quando morì in guerra soffrì moltissimo. Ma non lo fece vedere. Non era dignitoso per un uomo maturo piangere o dimostrarsi tenero.
Fiore, questo il nome del maschio, rinnovava la memoria del padre. Rosina si portava dietro il ricordo della mamma e poi c'era Angiola Peppina e Gesa che rinnovavano, in ordine di tempo, la nonna materna e la zia paterna.


Anche se di fatto, la famiglia era retta da una sorta di matriarcato, l'uomo aveva l'obbligo di accrescere e tutelare la discendenza, rinnovando nella tradizione i rami dell'albero genealogico. Si riteneva una iattura enorme l'assenza del discendente maschio. Questo è uno dei motivi delle famiglie numerose composte da molte donne e un maschio.

Ma c'era anche chi, come nonno Antonio, amava la famiglia numerosa. Lui diceva sempre che preferiva essere ricco di sangue e non di terreni anche se, pure lui, era un latifondista. Ma, nonna Teresa non era d'accordo e dopo cinque figli: Salvatore, Vincenzo, Giovanni, Maria, Rosaria, disse basta, vanno bene questi.

L'albero della vita

Anche mio padre sentì il dovere di “rinnovare” i genitori, suoi e quelli della moglie Angiola Peppina. Sposata dopo avere ottemperato ai rituali incontri tra genitori per gli obblighi del caso, la dote e quant'altro. Ma andiamo per gradi.
Vincenzo, Vicè per parenti e amici, conobbe Angiola alla festa di san Rocco. Parlare di conoscenza, a quei tempi, è arduo. Si videro. I loro sguardi s'incrociarono e si piacquero.
Ma gli uomini dovevano stare a dovuta rispettosa distanza dalle ragazze e prima ancora di rivolgere loro la parola, dovevano inviare un messo, solitamente il compito era affidato alla comare che interloquiva con la mamma della ragazza e poi lei parlava col marito, la famiglia valutava il censo e se ritenuto un buon partito iniziavano le trattative matrimoniali tra i genitori delle rispettive famiglie. Così avveniva la concessione della mano di una signorina perbene.

Dall'unione videro la luce ben sette figli, ciò vuol dire che le trattative o il destino avevano preso una buona piega.


LUTTO IN FAMIGLIA.

Di mio padre ricordo il buon umore. L'allegria che infondeva in famiglia al suo ritorno dal lavoro. Amava giocare coi figli e la sera, davanti al focolare, prendeva a strimpellare la chitarra.
Tutto sembrava andare per il verso giusto. In famiglia non mancava nulla. E poi improvvisamente venne a mancare. La sua morte sconquassò la famiglia. E prima che si disperdesse del tutto il risibile patrimonio rimasto, mia madre, donna dignitosa, se pur assediata dalle pene terrene e privata dai continui accadimenti della tranquillità economica, prima di lasciare il paese, volle immortalare la famiglia unita.



(ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale)

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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