Un buco. Un
piccolissimo insignificante buchetto è stato trasformato in un
quadrato gigante di diverso colore.
Napoli. Inverno del
1964. Fine settimana in collegio, tra i salesiani di don Bosco. Sono
trascorsi troppi anni. Eppure, mi sono svegliato con quei pantaloni
davanti agli occhi.
Pantaloni grigi, di
lana, grigio chiaro, per l'esattezza, con una toppa nera sul
ginocchio destro. Ma freschi e profumati.
Forse non sono
miei! Penso tra me. Avranno sbagliato in lavanderia. Ma, la
matricola: è mia! Che sarà successo? Il tessuto è consistente
nelle altre zone. Che sarà successo?
Necessariamente, li
ho dovuti indossare. L'altro paio era stato spedito insieme al resto
nel sacco della roba sporca per la lavanderia.
Mi guardo allo
specchio e quella macchia nera m'infastidiva. Troppo vistosa. no. no.
Assolutamente non la sopportavo. Li toglo. E mentre inizio una sorta
di scorribanda mnemonica per rintracciare il momento cruciale in cui
avrei potuto causare il danno afferro la forbicina delle unghie e
taglio sopra il ginocchio.
Fu proprio
nell'attimo del secondo taglio che mi sovviene un flash:
Stavo pattinando in
cortile dopo l'ora di studio quando, per evitare la collisione con un
altro ragazzo, urto lievemente alla colonna del porticato. Sì, sarà
stato lì. E dove se no?
la toppa sul pantalone |
Imbastisco
grossolanamente i risvolti alla maniera che solo un incompetente può
osare e li indosso. Scendo per la messa e successiva colazione. Fin
lì tutto a posto. Il problema nacque dopo. In cortile. Lì il freddo
si fece sentire. Inutile giocare a pallone o scivolare sui pattini a
rotelle. Meglio entrare tra i banchi e fare finta di studiare. Fu lì
che don Angelo mi raggiunse per chiedermi il perché dei pantaloni
corti in pieno inverno.
Rise alle mie
spiegazioni. Vieni con me. Mi disse e mi accompagno in una stanza
guardaroba. Scegli. Vedi quello che ti sta e prendilo. Poi fatti
mettere la matricola e stai più attento quando giochi.
Non mi chiesi da
dove venissero quegli indumenti. Non era rilevante in quel preciso
momento. Per me l'esigenza era ben altra. Ne scelsi uno dal colore
marrone. Un po' largo. Ma dal tessuto nuovo. E lo indossai.
Ti cala. Disse
sorridendo don Angelo. Devi mettere le bretelle o la cintura. Sì sì
ce l'ho la cinta, vado a metterla. Grazie... per avermi tolto
d'impaccio.
(da una raccolta di racconti brevi, inediti, di Mario Iannino)
(da una raccolta di racconti brevi, inediti, di Mario Iannino)
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