Avevate le scarpe!
Sì avevamo le
scarpe, consumate … rotte, ormai. -risposi all'ospite che osservava
incuriosito e commentava la foto sulla scrivania. Va be', stavate
meglio di me e di tanti che non ce l'avevamo per niente. Ma eravate
di lutto? Chi era morto? Mio padre. Risposi secco. E mi sovvenne alla
mente Maria, la figlia di zia Rosina che faceva la sarta e insegnava
a tagliare, cucire e risistemare gli abiti vecchi alle ragazze del
paese. L'attività sartoriale e la propensione all'insegnamento che
svolgeva al piano terra della casa le valse il titolo di “maistra”,
maestra. Lei cuciva di sana pianta, risvoltava e aggiustava i vestiti
ai paesani. E ovviamente anche a noi. Riusciva a dare nuova vita alle
stoffe. Trasformava magistralmente cappotti, giacche, pantaloni,
camicie e gonne.
Fu lei che cucì e
riadattò i vestiti neri e i nastrini da tenere sui risvolti del
bavero delle giacche per il tempo necessario alla celebrazione del
lutto familiare.