Cattivi. Dobbiamo essere più cattivi
in campo. E la squadra deve giocare con grinta, umiltà,
determinazione e molta cattiveria!
Ma i tecnici che allenano squadre
importanti sono andati a scuola? I grandi club li avvisano delle
cazzate che dicono in tv e scrivono i giornalisti della carta
stampata? Si accorgono di essere dei cattivi maestri?
La risposta non può che essere unica:
no!
E si vede dal comportamento che hanno
giocatori e i tifosi di tutte le categorie quando devastano opere
pubbliche, arredi urbani, deturpano opere d'arte o, peggio, uccidono.
In Calabria, per esempio, le
cronache si sono abbuffate con quanto è accaduto in un campetto di
provincia (il nome delle squadre è irrilevante, ometto nomi e luoghi
per non ferire o offendere le persone dai principi sani dei
rispettivi paesi che sono la maggioranza). In sintesi si giocava una
partitina tra ragazzi, in squadre che militano in eccellenza.
Dovrebbe essere un gioco, un divertimento per grandi e piccini che
seguono le squadre. Quasi un momento di intima complicità solidale
tra genitori e figli. Ma non è stato così.
Prima della partita sono volate parole
e gesti pesanti. Minacce. Botte e coltelli, pur di vincere. Niente di
mafioso o 'ndranghetista in quello che è successo. Solo ingoranza.
Semplice pura ignoranza che vuole inorgoglire, fare gonfiare il petto
a scapito delle frustrazioni subite in altri ambiti ai facinorosi che
si sentono forti tra le mura di casa.
Azioni simili non fanno bene alla
società! Non solo gettano fango sulla storia della Calabria
che vanta la sacrale ospitalità dei calabresi ma mortificano le
intelligenze ai vari livelli che comprendono la famiglia, le scuole,
le associazioni sportive e la classe dirigente che non ha saputo
porre le basi.
“Sottoporrò il caso con
un’apposita interrogazione parlamentare al Sottosegretario Graziano
del Rio titolare della delega allo sport e al Ministro dell’Interno
Angelino Alfano affinché si possa valutare quali straordinarie
iniziative il Governo potrà assumere sia per prevenire che per
reprimere tali gravi episodi”. Scrive
nel suo blog la deputata Enza
Bruno Bossio.
E ancora:
Enza Bruno Bossio |
“E’ necessario liberare lo
sport, e il calcio in particolare, dal pesante condizionamento di
quei pochi che ne fanno soltanto un’occasione di violenza e
prevaricazione.”
Mi permetto di
suggerire: perché non interrogare anche e principalmente Dario
Franceschini, in qualità di ministro per i beni e le attività
culturali? Secondo il mio modestissimo parere alla base di tutte le
cattive vicende c'è sempre l'assenza della cultura. Non quella forma
astratta che riempie di ego quanti salgono in cattedra per
auscultarsi. Intendo, per cultura, la forma sottile del pensiero che
penetra la quotidianità e la sovverte. Annulla i luoghi comuni e
cerca la comprensione. Il rispetto che è dato dalla conoscenza e
dalla consapevolezza delle altrui esistenze.
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