IL PONTE SULLO STRETTO SI FARA'!
Lo assicura Salvini appena nominato ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nel nascente governo Meloni.
Per Calabria e Sicilia ricomincia l'ennesima telenovela. Ponte sì. Ponte no!
L'infrastruttura, che non sarebbe la prima e neanche l'ultima opera di alta ingegneria civile studiata per unire terre divise da dirupi impervi, in questo caso il ponte dovrebbe rendere più agevole la viabilità tra due regioni contigue divise dal mare servite da traghetti ogni 30 minuti circa, esclusa fila dei periodi critici. Certo, il ponte taglierebbe il grosso della mobilità auto sui traghetti e, probabilmente, anche le attese agli imbarcaderi. Ci sarebbe, come accade nelle transazioni tecnologiche, un taglio deciso della mobilità marinara così come la conosciamo. Guadagneremmo qualche frazione di tempo e le merci viaggerebbero spedite.
Il ponte sullo stretto potrebbe diventare un'attrazione! Se costruito con le dovute accortezze antisismiche nel rispetto dell'ambiente: flora e fauna terrestre e marina.
Se così è, niente da eccepire. Il progresso impone scelte! E poi l'infrastruttura produrrebbe un indotto imponente nel settore edile e, di conseguenza, reddito per il territorio.
Le ricadute economiche, una volta ultimato e inaugurato, il ponte, sempreché si farà davvero, saranno nuova linfa per la popolazione dell'area metropolitana interessata dallo scempio?
Molti sono stati i tentativi d'industrializzazione in quell'area. Dal V centro siderurgico agli insediamenti produttivi industriali metalmeccanici che hanno lasciato enormi voragini sociali, illusioni di quanti speravano in un lavoro dignitoso metodicamente mortificati dai predatori del settore designati all'uopo per gestire l'industrializzazione e i flussi di denaro pubblico.
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