E giù, ai piedi dei tre colli, affianco al torrente “fiumarella” c'era il bersaglio. Uno spiazzo dove giocavamo a pallone e i militari dell'esercito facevano addestramento, sparavano al bersaglio, appunto.
L'area militare era occupata per lo più da noi ragazzi. Scendevamo con gli scooter, oppure a piedi lungo la strada a serpentina che dalle vie del centro portava nella campagna destinata all'esercito.
Sul costone c'erano piantati alcuni immobili serviti da stradine angustie.
I tornanti si susseguivano uno dietro l'altro. Era uno spasso abbordarli con le moto. Qualcuno osava troppo e lasciava sull'asfalto qualche brandello di pelle. Pantaloni rotti e graffi, escoriazioni prontamente disinfettate dalle brave donne del rione accompagnati da benevoli rimproveri e esortazioni a non riprovarci; andate piano! Ché potete farvi male seriamente! Ripetevano.
Quanti ricordi. Ogni angolo della città rammenta qualcosa.
Il bersaglio è, nella memoria di molti, intriso di goliardia e qualche incontro romantico, come non amare Catanzaro?
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