Cara Giorgia ti scrivo:
Sbarchi selettivi e decisioni restrittive sono la dimostrazione muscolare di vecchi e nuovi personaggi che, pur snocciolando rosari e esponendo immaginette sacre, calpestano il sacrosanto diritto alla vita dei più deboli. Per lo meno questo è il messaggio che arriva a noi che subiamo le notizie.
Persone inermi gettate su carrette e gommoni in mare aperto quasi fossero merce avariata da eliminare. C'è, inutile nasconderlo, un mercato umano dietro ai derelitti giunti sule nostre coste. Ci sono interessi enormi di governanti collusi. C'è cannibalismo!
Il cinismo delle decisioni è stato testato nelle puntate precedenti. Inutile parlare di costituzionalità o meno dei blocchi. Non è una legge scritta dagli uomini per gli uomini a quietare le coscienze. E neppure l'accoglienza nei centri sovraffollati riesce a essere un espediente salvifico per chi accoglie e chi è accolto.
I centri d'accoglienza sono, in realtà, luoghi di detenzione fino a nuova decisione per gli ospiti. Non si sa quanti migranti abbiano intrapreso il viaggio spontaneamente e quanti siano stati scaraventati sulle scialuppe con forza. Di fatto è tutta gente che ha sentimenti come i nostri. Soffrono. Amano. Sperano in una vita se pur miserevole ma pur sempre migliore di quella trascorsa nella loro terra. Non che in Italia si stia meglio. Anche noi abbiamo i nostri ghetti da gestire situati nelle periferie riempite all'inverosimile con gli “scarti umani” dai politicanti miopi e poi dimenticate fino alle scadenze elettorali. I residenti sono per lo più persone di etnia rom, italiani poveri e indigenti vecchi e nuovi che hanno ottenuto la casa popolare dal comune o che l'hanno occupata per necessità.
Sono realtà degradate e dimenticate. Ambienti dove si spaccia e si tira a campare tra l'apatia generale dei benpensanti situati a un passo più in là dal disagio sociale.
Li programma d'integrazione è fallito nelle periferie degradate perché lasciate a sé stesse o al massimo alla buona volontà di qualche associazione di volontariato.
Ecco, cara Giorgia, tenta di risolvere questo di problema. Pens a come poter fare emancipare le coscienze dei rom e degli italiani abbandonati nelle periferie che, al solo pensiero di costeggiarle, a molti si accappona la pelle.
C'è il reddito di cittadinanza? Ben! Rendilo fruttifero. Imponi corsi di formazione. E imponi lavori socialmente utili dopo averli riqualificati, questi uomini e donne costretti a vivere ai margini. Perché fa male apprendere di roghi, furti, vessazioni, tangenti e altre porcherie determinate dall'inciviltà e dalla assenza totale di cultura e voglia di emancipazione individuale e collettiva.
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