L'esodo dalle grandi fabbriche inizia
con l'accordo sulla mobilità tra Stato aziende sindacato negli anni
novanta e fu applicato laddove c'erano lavoratori in esubero. Le
aziende col beneplacito dello Stato accompagnavano i lavoratori, con
oltre 55 anni di età e 30 circa di contributi versati, alla pensione, aiutandoli con un assegno mensile pari all'ottanta % circa del
salario fino al raggiungimento dell'età pensionabile prevista per
legge, mentre chi non aveva raggiunto i requisiti era a disposizione del
mercato del lavoro come lavoratore in mobilità socialmente utile.
Questo per sommi capi l'accordo
sindacale che precede il cancro sociale definito esodo dal mondo del
lavoro.
Oggi la finanza dei ricchi e potenti
del mondo scrive una verità di parte sullo stato sociale e sul
diritto alla sopravvivenza: quella del forte che mangia il debole!
Perché a pagare sono ancora una volta i dipendenti e mai gli
ammiragli che non hanno saputo guidare le imprese le fabbriche gli
uffici e i ministeri.
Lassismo, incapacità, ubriacatura
sociale dovuta ai miraggi sparati a raffica per vendere i prodotti
effimeri del consumismo postbellico?
Inutile intraprendere voli pindarici
sui fenomeni che hanno causato i danni attuali e trovare spiegazioni
al fenomeno! Urge trovare una quadratura del cerchio meno dolorosa
noi topi di laboratorio che abbiamo prestato il fianco al benessere
voluttuoso, alle rate per la casetta al mare o in montagna, la
macchina e prima ancora la lavabiancheria al frigorifero e per la
televisione.
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