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venerdì 18 agosto 2023

Senza rete, a spasso per sagre e sottoboschi culturali

 

Estate. Tempo di mare, sole, montagna e … sagre.



Dagli anni sessanta in poi l'estate è sinonimo di tempo libero e vacanze. Chi va al mare e chi in montagna per ricaricare le pile e preparare corpo e mente ad affrontare un nuovo anno di lavoro intenso. Molti tornano al paese natio. Il fenomeno dei migranti di ritorno a casa e nei territori che hanno accompagnato i primi passi e visto crescere è stata, negli anni della post-industrializzazione, un'onda comune per quasi tutto il sud Italia e può essere considerato il periodo d'oro per molti piccoli centri calabresi. 

La spiegazione è semplice!, 

La campagna non bastava più per soddisfare le nuove esigenze suggerite dal nascente consumismo.

Gli spot pubblicitari invitavano al consumo di nuovi prodotti, costosi e non reperibili in loco; chi non ha sentito parlare in famiglia della commercializzazione a cambiali della televisione e del grammofono, della lavatrice e del frigorifero tra una canzone e l'altra irradiata dalla voce gracchiante delle radio a valvole? e chi non ha visto almeno un parente mettere i pochi indumenti nella valigia di cartone assicurata con tanto di spago e cartellino abbracciare parenti e amici prima di salire sul postale?

lunedì 26 giugno 2023

La Calabria e i calabresi di Achille Curcio

 


È un libriccino composto da 19 racconti ambientati nella Calabria contadina degli anni 50. Le storie, brevi, arricchite con le illustrazioni del pittore di Cortale Andrea Cefaly, accompagnano i lettori nel mondo del proletariato tipico di quegli anni. E narra del lavoro nei campi e di antichi mestieri, di lavori artigianali ormai in disuso e sconosciuti ai ragazzi d’oggi. Servigi pagati con poche lire, appannaggio di pochi latifondisti o borghesi, piuttosto che con gli scambi di derrate alimentari o altre forme tangibili, prassi consolidate nelle piccole comunità contadine.

sabato 14 gennaio 2023

Calabria, Stalettì scogliera di Cassiodoro

 

Un pugno di scogli gettati nello jonio affiorano tra le acque cristalline e sembrano tenere ben salda la collina di Stalettì alla cui sommità scorre la ss 106 delle Calabrie.



La strada è esposta e inserita strutturalmente nel paesaggio aspro e consente allo sguardo di librarsi oltre l'orizzonte mentre i pensieri cattivi volano via e s'inchiodano negli aculei dei fichi d'india, eterni guardiani abbarbicati sul pendio.

Da qualche ventennio la strada è resa comoda. Il nuovo tracciato comprende un lungo viadotto che lascia sul costone la vecchia sede ancora percorribile.

La piazzola di sosta invita prepotentemente a sostarvi. E bere di quella bellezza che ispirò Omero e indusse il monaco statista Cassiodoro a eleggerla a dimora.

lunedì 21 settembre 2020

Catanzaro, pensieri vaganti

Vorrei, lo vorrei davvero con tutto me stesso. Vorrei essere convinto di trovarmi difronte a un'operazione culturale degna di nota. Pienamente convinto di osservare installazioni propositive ma rimane qualche dubbio nonostante l'impatto emotivo che alcuni pupazzi di plastica disseminati per la città di Catanzaro possano essere considerati elementi principali e indispensabili dell'arte contemporanea.


La cronaca della storia dell'arte ci ha insegnato a guardare ogni forma espressiva scaturita dal fare umano con estrema sensibilità e approcciare probabili risvolti intellettuali contestualizzando il tutto con le problematiche contingenti.


Ci hanno detto e insegnato che il territorio della cultura è situato in luoghi sublimi dell'intelletto e che la fantasia sovverte il potere precostituito, annulla il peso della materia, la dipendenza dalla quotidianità, in sintesi squinterna il lessico logico conosciuto, l'ovvio, come dice il saggio, per aprire a nuove visioni temporali, ampliare lo scibile, spingere la mente oltre gli schemi tecnicisti. Essere, insomma, in perenne ricerca non dei mercanti ma di anime mai sazie di conoscenza. Non affinità elettive perché sarebbe semplice infondere amore per l'arte nei terreni fertili ma andare alla ricerca di quella enorme moltitudine imprigionata nel quotidiano alle prese coi problemi spiccioli. Gente senza lavoro. Genitori alle prese coi problemi della scuola o del nido. Braccianti sfruttati. Studenti e laureati stretti nella morsa delle nuove forme di lavoro che devono accontentarsi del precariato sfruttato.


Gente in ansia che ha dimenticato il piacere dell'attimo fuggente racchiuso in un sorriso, in un abbraccio, non dico cosmico che sarebbe eccessivo, normale come tra amici donato senza secondi fini.


Eppure, a proposito di amicizia, in Catanzaro e nella Calabria di artisti e creativi in generale ce ne sono in abbondanza. Perché ricorrere sempre ai cliché costruiti fuori regione?

Abbiamo terreni fertili! In tutti i campi. Basta cercare con onestà intellettuale e purezza d'intenti.


Personalmente opero e quindi conosco molti creativi, grafici, pittori, scultori, scrittori, curatori e critici. Intellettuali seri. Persone che non chiedono vetrine o luci sfavillanti. Creativi che lavorano convintamente per proporre ricerche e offrire nuovi mondi anche a chi è ai margini culturali imposti dal sistema commerciale e o museale che a volte scade in perniciose retoriche di maniera o segue le mode del momento.



sabato 18 luglio 2020

vetrine a pagamento

La nano gloria offerta e venduta sul web, spese di spedizione incluse.

D'accordo, ognuno si procaccia da vivere come meglio può! 

Pittori. Scultori. Scrittori. Musici. Attori

Persone con un’elevata sensibilità sono spesso gabbati da uno stuolo di arraffoni privi di sensibilità e scrupoli. Eterni bambini danneggiati dai copioni che rubano le idee altrui e le millantano come proprie.

Persone che si fidano. Persone che vivono le loro favole come se fosse la realtà. Persone che sognano. Persone che costruiscono mondi incantati pieni di pathos. E che pensano, la maggior parte di loro, di non potere essere le vittime sacrificali del mercimonio che ruota attorno al mercato dell’arte.


Attenti al lupo. Il lupo esiste!

E la cronaca ce lo narra continuamente.
Spesso accade, ed a me è accaduto, di essere contattato, lusingato, paragonato e accostato indegnamente a qualche Maestro che ha fatto la storia dell’arte. E dopo le belle parole arriva il conto nudo e crudo: minimo 500€ per le spese di segreteria.

Ma può essere presa di mira impunemente la categoria “degli artisti” o presunti tali da una cerchia di pseudo "lavoratori culturali" che, millanta successi, se pur effimeri nelle more di un mercato lottizzato?
Insieme ai nomi di emeriti sconosciuti ecco spuntare quelli di personalità di una certa caratura che collaborano al progetto, a volte a loro insaputa. E che, per accalappiare sprovveduti e ingenui appassionati di poetica e arte, vendono speranze a tanto al rigo.

Parola scritta e pensieri tracciati sulle superficie attraggono artisti in erba e curatori d’assalto. Se poi si aggiunge un premio in denaro o l’esposizione dei migliori lavori a firma del critico del momento il gioco è fatto!

Va beh è una proposta, minimizza qualcuno, e come tale può essere accettata o declinata.

 Forse che il pittore intenzionato a esporre i propri lavori in una galleria qualsiasi non paga già una quota per il locale, una per il cocktail, una per gli inviti e, infine, chi è fortunato e vende qualche lavoro, ingoia la ciliegina con tutto il nocciolo della percentuale sulle vendite, che in altri contesti è definita “pizzo o mazzetta del tot% sul venduto. Senza contare le altre spese che il pittore deve affrontare per comprare il materiale necessario per dipingere, allestire e trasportare i lavori dallo studio alla galleria.

Detto ciò, è logico pensare che, chi tenta di vivere col frutto del proprio ingegno, artista o pittore che sia, neofita o no è il più vessato dei lavoratori e che, oltre alla fatica tecnica e concettuale, deve sopportare, se vuole campare, una serie di “parassiti della parola prezzolata”?

È un campo minato quello della pittura

sabato 2 maggio 2020

Affinità elettive al tempo dei social media

Richieste d'amicizia.


Le piattaforme dei social media e le sorprese goliardiche. Ecco come potremmo definire certe richieste d'amicizia che arrivano su facebook. A guardare bene le foto con occhio attento e indagatore alcune sfumature suggeriscono manipolazioni digitali accattivanti.

Profili civetta o falsi?

Alcuni, per vendere prodotti e guadagnare qualche soldo, creano dei profili civetta. Chiedono l'amicizia indistintamente e indiscriminatamente a chiunque. Spammano. Stuzzicano. E poi propongono. Lanciano l'esca lentamente. E altrettanto lentamente tirano all'amo i malcapitati e ingenui “amici virtuali”.
Anno una tattica! Non come le gentili accompagnatrici della stazione che si propongono sfacciatamente: “Andiamo?”...

Oltre agli specchietti per le allodole ci sono i profili falsi. Questi ultimi sono da ritenersi dannosi perché divulgano fake news. E hanno una strategia destabilizzante. Pericolosamente destabilizzante. Provocatoria! Loro cercano gli insoddisfatti. Quelli che non gli va bene niente e sputano veleno su chiunque. Politica. Personaggi pubblici della cultura. Artisti. Scrittori. Cantanti.

Le richieste arrivano. E quando sono suggerite da qualche amicizia virtuale che gà fa parte della cerchia sempre virtuale della piazza mediatica, le difese si allentano. Specialmente se gli account sono associati a qualche pagina d'opinione e notizie locali, in una terra dalle molteplici anime e difficoltà, la risposta non può essere che favorevole accogliente.
Ma anche queste pagine a ben vedere curano il proprio orticello.

Insomma le relazioni sociali, che avvengano nel mondo reale o virtuale, hanno una base prettamente utilitaristica: non cambia niente! Interessi economici, politici, personalistici e di tendenza sono alla base della visibilità mediatica.

Tenere caldi i contatti. Esprimere compiacimenti. Lisciare le paranoie. Coccolare. Ma mai dire ciò che si pensa davvero. Queste alcune strategie per avere un buon numero di seguaci.

Hasta la vista! Ma solo di persona! A tu x tu. Senza filtri e maschere.
Sia ben chiaro: non con chiunque! Vi suggerisce qualcosa la frase: affinità elettive? Ecco! Proprio così.

sabato 25 aprile 2020

Tracciamenti e contapassi app necessarie?

Covid19: Tracciamento sì tracciamento no!

Per noi gente comune quanto sta accadendo è un evento inaspettato. Supposizioni fantasiose, complottiste, o reali, a parte, ci siamo trovati nel bel mezzo di un'enorme, mastodontica incognita.
L'emergenza ha imposto di rivoluzionare le abitudini personali e sociali. E per arginare la diffusione del virus, tra le altre abitudini, abbiamo accettato l'isolamento.
La quarantena che è toccata a noi è differente, per tempi e modi, da quella imposta sulle navi come descritta dagli scrittori classici, narratori di memorabili avventure nel mar dei sargassi.



Per lo più viviamo, escludendo l'enorme numero di diseredati in/visibili agli occhi opulenti del progresso che a seconda del bisogno sono ridotti a cavie umane, viviamo senza troppi affanni.



E allora, annoiati dalla routine, ci procuriamo inutili problemi. Facciamo le pulci alla storia e ai fatti contemporanei dei governi e della politica in generale.
25 aprile si festeggia la liberazione così come concepita da noi ottenuta grazie al preziosissimo intervento delle forze di liberazione anglo-americana oppure no?
Europa Sì o no? Eurobond o mes. Tra liti interne, ostentazioni e dinieghi i lavori a Bruxelles continuano.
Il Consiglio europeo ha approvato le misure decise dall'Eurogruppo che prevedono l'uso del Mes senza condizionalità; il finanziamento della cassa integrazione nei Paesi membri (Sure) e il rafforzamento della Bei per aiutare le imprese. Ma soprattutto i ventisette capi di governo hanno dato mandato alla Commissione di mettere a punto un fondo per la ripresa, incentrato sul bilancio comunitario 2021-2027, che consenta il ricorso, consistente, all'emissione di titoli comuni europei, senza che però si possano configurare come eurobond. Che non è male!

Come anticipato, i pruriti ce li creiamo. Non contenti dei problemi reali ci imbarcameniamo tra sentieri ambigui e con qualche incognita da non sottovalutare.
Mi riferisco all'applicazione che dovrebbe tenerci distanti quanto basta per evitare contagiati e propagazione del virus. Cioè, tra qualche giorno chi vuole può scaricare un'app sul telefonino che servirà per tracciare i contaggiati e mappare la propagazione del virus.
Bussiness a parte per i grandi marchi del fenomeno web e high tech, google e apple; rispetto della privacy a parte, c'è un mondo sommerso fatto di persone bisognose che non hanno un euro per comprare un panino figuriamoci se possono permettersi un telefono di ultima generazione.
Tanto per capire:
“Exposure Notification” è una piattaforma creata e pensata solo per assistere le autorità sanitarie. Le librerie verranno rese disponibili solo alle aziende che stanno lavorando con un’incarico delle autorità sanitarie o di un Governo.
Il rilascio per gli utenti è previsto a metà maggio, quindi le app non saranno pronte prima. Google supporterà tutti gli smartphone a partire da Android 6, e l’aggiornamento avverrà tramite Play Services, mentre Apple supporterà tutti gli iPhone degli ultimi 4 anni, quindi a partire dall’iPhone 7. Servirà un update di iOS.
E l'app italiana si appoggerà a questa soluzione?
Europa e autorità nazionali dovranno guardare bene la tecnologia e decidere se e come usarla. Sono ancora molte le tappe prima del rilascio dell’app. Prima fra tutte capire come e da chi saranno gestite le informazioni sui positivi al Covid e per quanto tempo. Come convincere le persone a scaricare e usare l’applicazione? Perché sia efficace serve che almeno il 60% degli italiani sia d’accordo e, quindi, avere scaricato l’app.

Liberazione dalle paure e dalle idiosincrasie o dipendere da un'app contapassi che misura la temperatura e gli ipotetici untori? 

venerdì 24 aprile 2020

Siamo tutti nello stato borderline

Parole.

Vuote e inutili parole. Dannose e fuorvianti le parole scritte o sussurrate, persino urlate nei canali mediatici sui quali discutono e discutiamo. Anche i sentimenti sono scaduti a puro esercizio di retorica.

Ci si indigna per le esternazioni di uno sclerotico volutamente reazionario che non sa fare funzionare l'intelletto nel verso giusto però non perdoniamo a familiari e amici, conoscenti e vicini di casa le futili incomprensioni che possono nascere durante il cammino comune. E, cosa ancora più assurda e indecorosa: lasciarsi abbindolare dai mercenari della parola. Oratori e scrittori abili. Conoscitori delle trame e dei segreti delle fragilità umane. Venditori di fumo che sanno come toccare le corde degli idioti; dei frustrati.


Gentaglia che intesse rapporti d'affari con chiunque. Indistintamente! Purché ne tragga profitto.

Non me la prendo con chi, sofferente per la miseria economica o intellettuale, si trova in stato di bisogno attanagliato dalla povertà vecchia e nuova scaturita fresca dalle abitudini ultime e dalle imposizioni adottate, gioco forza, dall'emergenza coronavirus.

Me la prendo con chi ha facoltà di intendere e poter fare qualcosa per arginare la deriva culturale a cui sembriamo essere destinati e non muove un dito. Non un cenno. Neanche un'alzata di sopracciglia! E lascia che soggetti immondi manovrino trasmissioni televisive dai grandi ascolti in funzione dello share.

La funzione socializzante educativa manca.


Abbiamo sotterrato sotto spesse croste di egoismo l'empatia, ove mai ce ne fosse stata in alcuni. Abbiamo corazzato le menti. Le abbiamo rese forti. Voliamo materialmente in poche ore da una parte all'altra del globo e ancor più con le immagini e le parole.
Per ottenere ciò abbiamo eliminato le zavorre. Abbiamo reciso i legami affettivi... e queste sono le conseguenze:
presidenti di nazioni importanti che si arrogano diritti impensabili per le democrazie evolute e “suggeriscono” oscenità agli scienziati...

ciarlatani che consegnano ai servi sciocchi del potere e alla propria vanagloria di megalomani i destini degli ultimi

mercoledì 29 gennaio 2020

Tra ieri e oggi, appunti del pensiero positivo

Quando si dice la storia.


Il ricordo e lo studio della civiltà e quindi la cultura determinata dai saperi predominanti generano mostri o persone salvifiche.

Dipende da come s'intende indirizzare il “libero arbitrio”.

Alcuni passaggi sono inevitabili. Nelle scuole come nella vita, buoni e cattivi maestri affiancano e guidano tratti importanti delle giovani menti ansiose di apprendere e impossessarsi delle cose terrene ma anche quelle più squisitamente “astratte” come potrebbero sembrare la filosofia e il libero pensiero non necessariamente ancorato a dottrine o elucubrazioni che si avvalgono della “scienza” dei maestri à penser antichi e moderni.

Il cammino dell'umanità è costellato di storie e pensieri divenuti dottrine.
Alcune dottrine sono assurte a scienza, manipolate, si direbbe geneticamente, per adescare adepti bisognosi di essere branco, altre sono rimaste inalterate nel tempo e fungono da fari collettivi per il pensiero positivo svincolato dalla materia.

Marx, Hegel, Bakunin ma anche scrittori definiti meno “impegnati”, più leggeri per quanto attiene ai concetti altisonanti del pensiero, che hanno segnato i tempi con scritti pregni di umanità; tensioni emotive molto terrene e che in alcune narrazioni sembra quasi di sentirne l'odore, il pathos delle anime e dei luoghi narrate nelle pagine vergini d'inchiostro.

No! non vuole essere un rimpianto o un elogio nostalgico a quanto è scritto e testimoniato negli annali.
L'analisi nasce dalla considerazione ultima che sta avvenendo nella società globale contemporanea.

Una realtà che impone dazi e prebende alla cultura dell'attesa creativa. Segna e sottomette il piacere dell'attesa in quanto tale.

Quel piacere fatto di sfumature infinite, da attese disattese, costellato dal dubbio. Sorretto dalla empatia che rende possibile ogni finale di cronaca.

Empatia possibilista che giustifica o accetta se pur criticamente anche i festeggiamenti impropri di vittorie plausibili agli occhi dei più.

La storia degli uomini è scritta dagli uomini per gli uomini!

E ciò che vale in un dato momento storico può essere deleterio in un altro momento.
L'eroe o l'antieroe sono personaggi che ancora oggi stentano a lasciare il passo alla non belligeranza. A piegarsi laicamente al pensiero disarmante ma vincente della logica non violenta; dell'accoglienza inclusiva, dell'ascolto e del superamento “insieme”, con l'altro di tutto ciò che angoscia.

Gesù, Maometto, Mao, Gandhi, Barabba, e persino Giuda il traditore, hanno un filo conduttore comune che li unisce concettualmente secondo una visione laica del loro essere stati attori principali se pur in diversi momenti storici dai nostri: amano l'amore terreno ma lasciano intravvedere nelle loro debolezze spiragli del divino attraverso pensieri e azioni che sembrano immutabili.

Il pensiero dominante in politica è, invece, in continua evoluzione.

Gli schieramenti, non più partiti nel senso storico del termine in quanto non si rifanno al pensiero socialista o marxisita, leninista o maoista, o a quello cristiano-democratico che ha visto una formazione legata ai principi della chiesa sorto nel '42 in cui ha militato e fatto la storia De Gasperi, Andreotti, Moro, e neanche al partito repubblicano di La Malfa o di altri partigiani provenienti dal partito d'azione. Non ci sono più, in sintesi, antifascisti o fascisti, sinistra o destra come conosciuti fin ora. E tramandati dalla storia.

Oggi sorgono movimenti spontanei.

Le sardine, ultimi in ordine di tempo, sembrano essere persone di tutte le età che scendono in piazza per arginare l'avanzata dei barbari del pensiero positivo.

Sardine che nuotano insieme ognuno col proprio bagaglio culturale accomunate dalla volontà di non soccombere alle urla cattive e ignoranti.
Dicono basta alla globalizzazione e all'amplificazione delle paure. Si schierano contro gli stupidi e servili venditori di gadget, dicono no alla cattiva politica che fa notizia e invade i social.

Tentano, e in Emilia Romagna ci sono riusciti, a scardinare demagogie, egoismi e merda mediatica postata con selfie e arroganti frasi disgreganti, suscitando, col loro sorriso disarmante, reazioni contrari che non demonizzano ma includono e propongono solidarietà e coesione.

Sbaglio?

Perché in Calabria non è stato possibile percorrere una strada simile? L'analisi la lascio a chi, per esperienza o cultura e, si fregia del titolo di “intellettuale”, è classe dirigente.

sabato 13 luglio 2019

Editoria tascabile economica

C'era una volta l'editoria economica, cara a molti lettori e diverse case editrici stampavano classici, narrativa, saggistica, attualità a prezzi accessibili. Era il tempo in cui si credeva nella divulgazione della cultura e dei saperi connessi alla crescita intellettuale della collettività.


I “tascabili” erano esposti anche nelle edicole. Nelle stazioni ferroviarie, per le strade delle città, ovunque, chi amava leggere, poteva attingere alla sapienza poetica e narratoria degli scrittori con estrema facilità.
Le librerie avevano un fascino particolare e l'odore dei libri esposti accoglieva gli amanti della lettura fin dall'ingresso.
Brochure, stampe anastatiche, copie di libri pregiati su carta patinata, in quadricromia o in bianco e nero promettevano momenti di sublime goduria. Ovviamente non sempre si poteva spendere molto. E chi aveva a disposizione un budget contenuto poteva comunque deliziarsi dei piccoli piaceri e nutrirsi attingendo dagli scaffali delle letture economiche ciò che più gradiva.
Con 10milalire portavi a casa 10 libri! E l'intellettuale, chi amava documentarsi o chi scriveva, mostrava una modestia genuina perché il bagaglio culturale che si era formato nel tempo non gli serviva per glorificare o magnificare la propria personalità, presenziare e pontificare sulla vita e sulla morte ma era semplice appagamento interiore. E tanto bastava!

A sentire oggi qualche trombone sfiatato, l'intellettuale è una sorta di alieno; un personaggio astratto, lontano dalla realtà e dagli esseri viventi, miseri nella loro materia. Ma chi dà il titolo altisonante d'intellettuale ad un membro della società?

Intellettuale!”. Che parolona.
Il Treccani definisce così la figura dell'intellettuale:

“Persona colta, che ha il gusto del bello e dell’arte o che si dedica attivamente alla produzione letteraria e artistica, ma anche individuo che svolge attività lavorativa di tipo culturale o nella quale prevalenti sono la riflessione e l’elaborazione autonoma. Al plurale, il termine indica un gruppo o élite formato da individui di diversa classe sociale, accomunati da una cultura o un’istruzione superiori (accademici, artisti, giuristi, scrittori, professionisti), i quali godono della pubblica stima e sono considerati depositari di valori culturali universali che trascendono gli interessi particolari e i pregiudizi partigiani.”.
Amen.

martedì 29 agosto 2017

Pittura di strada a Catanzaro, funzione e ricerca


Tra le tante virtù delle città di provincia, un tarlo instancabile lavora quieto e contamina le menti deboli:
L'invidia e la presunzione sono alcune delle costanti che fanno storcere il muso ad ogni minimo mutamento in positivo dello status dei giovani e dei meno giovani delle periferie urbane.
Nel commercio, nella musica o la letteratura, il teatro, in arte e nella cultura in generale, c'è sempre qualcuno pronto a minimizzare o gettare nel mondezzaio il lavoro di ricerca e la personalità altrui.

Raramente, invece, ci si imbatte nella sana critica costruttiva che, forse per questo, è fraintesa ed erroneamente contestualizzata e valutata come negazione e morte dei nascenti progetti.

Nell'analisi propositiva di chi si aspetta con coerenza intellettuale il salto qualitativo degli attori principali posti ad esempio c'è, per forza di cose, il suggerimento implicito a non accontentarsi e andare oltre il già detto e visto. non è, quindi, un tarpare le ali.bensì uno sprono!

Da qualche tempo, in Catanzaro, pare vi siano nuovi fermenti culturali.
Un'organizzazione di volontari amanti dell'arte di strada si sta impegnando per riqualificare gli angoli degradati della città decorandoli e abbellendoli con pittura descrittiva alla maniera dei murales carica di significati politici e sociali analoga a quella in voga negli anni '70/80 ma anche con graffiti di varia estrazione.

Davanti a tanto entusiasmo giovanile non si può che rimanere colpiti favorevolmente! Essere dalla parte della creatività! E, sempre, dei ragazzi che si inorgogliscono nel vedere il proprio lavoro esposto pubblicamente per le vie della città.
Il frutto dell'inpegno descrittivo diventa messaggio visivo contaminato dai proselitismi ideologici che accompagnano i rispettivi pensieri dei neofiti esploratori del mondo.
C'è, nel progetto di questi giovani, una nota di orgoglio. E anche la “presunzione” di fare della strada un laboratorio di ricerca artistica. Bene! il mio invito è di non demordere!

Da quanto ho visto, purtroppo, di ricerca artistica o segnica ce n'è ben poca. Alcuni si rifanno alla fumettistica e altri al segno stilizzato e impersonale che uniforma moltissimi writer's di tutto il mondo. E qualche installazione pop.
Non intendo, con questo, minimizzare l'encomio che porgo convintamente ai giovani “scrittori” dei rinati muri contaminati dalle vaste scale cromatiche. Anzi colgo l'occasione per esprimere la mia personale speranza insieme all'auguro di vederli proporre veramente, senza struggersi nella ricerca più del dovuto ma vivendola come puro gioco creativo, lavori personalissimi di linguaggi visivi carichi di pathos, non per elargire, appunto, “leziose lezioni di pittura, figurazioni e graffi inusuali” ma, per dirla alla Emile Zola, primo estimatore lungimirante degli impressionisti, constatare la forza creativa e leggere il cuore e la carne nelle opere delle nuove generazioni.

Buon lavoro ragazzi!

martedì 10 gennaio 2017

Preferisco il benessere collettivo

Alcuni scrittori, giornalisti e opinionisti cavalcano l'onda del malcontento comune e attizzano gli scandali della politica che governa le cose comuni per assicurarsi che cresca la fama e, di conseguenza, il loro conto in banca.


È gioco facile gettare due righe o impostare un romanzo “verità” sulle mafie, le collusioni, i poteri forti. Meno facile è portare avanti inchieste con onestà intellettuale e far sì che il lavoro svolto giovi alla società intera.

Mafia capitale. Il sacco di Roma. Le scelte della politica dimostratesi nel tempo enormi errori ai danni dei deboli sono elementi su cui riflettere pacatamente. Sviscerare fatti e prove concrete. Pro e contro con animo scevro da condizionamenti partigiani.

martedì 22 settembre 2015

Quando la libertà di pensiero nuoce

Erri de Luca
Enrico De Luca, poeta, giornalista e scrittore, conosciuto come Erri, è un fine e attento intellettuale italiano che deve fare i conti con la legge italiana. Per lui il pm ha chiesto otto mesi di galera per avere “istigato” quelli che sono contrari alla costruzione dell'anacronistica linea ferrata tra Lisbona e Kiev a “sabotarla”. “le cesoie servono per tagliare la rete”. Aveva detto...

“Adesso sarà un processo sulle frasi che ho detto - aveva osservato De Luca all'apertura del processo, il 28 gennaio 2015. "io ho usato la parola “sabotaggio”, che è una parola nobile usata anche da Gandhi. Continuo a pensare che il Tav vada sabotato, ma sono convinto che si saboterà da solo perché non ci sono i soldi per costruirlo. Il buco del Tav sarà un 'buco interrotto', un 'bucus interruptus'".

Per sommi capi ricordiamo le motivazioni delle contestazioni: la linea passa e deturpa irrimediabilmente valli e monti nel tratto tra Lione, Torino e Novara fino a Trieste.
A nulla sono valse le proteste e gli studi di settore condotti da esperti per scavalcare le alpi e proseguire la tratta utilizzando un corridoio esistente.
Dagli studi e dalle osservazioni dei “no tav” emergono informazioni inquietanti quali perforazioni rocciose contenenti amianto o altro materiale nocivo, deviazioni fluviali, cose che arrecano danni alle colture senza apportare ricchezze, scambi di merci culturali o migliorare la mobilità e la qualità della vita ai residenti e non solo.

lunedì 15 settembre 2014

Arte 2.2

Chi si sente fuori luogo; démodé; insomma, superato dalla commistione di stili nelle arti?


Quanti amano vedere una bella pittura che odora di pigmenti oleosi? È importante il supporto, la tecnica o l'estro dell'artista?

In letteratura è difficile imbattersi in scrittori all'altezza dei grandi classici. E sarebbe riduttivo per i contemporanei sforzarsi di esserlo.
Anche in pittura è anacronistico “perdere tempo” per lisciare una tela con colori e pennelli con setole morbide per tirare fuori figure che, al massimo del godimento visivo, fanno esclamare: è fedele come una fotografia!

Oggi, gli artisti, si avvaglono di elementi strutturali globalizzanti. Pittura, stampa, fotografia, video, installazioni, scrittura, segni, gesti, riti arcaici incontrano il contemporaneo. Si sovrappongono. Sedimentano. Propongono immediate visioni. Non per questo prive di messaggi culturali alti.

L'arte 2.2 è infinita, versatile. Si presta alla narrazione epica e quotidiana. È facilmente adattabile per le nature morte, i ritratti e la paesaggistica tradizionale. Consente commistioni tra antico e moderno in un battibaleno. Sovrappone trasparenze. Inserisce testi, numeri, immagini sequenziali. Insomma i nuovi mezzi, se pur costosi, per la verità, alleviano e accorciano i tempi di lavorazione creativa nulla togliendo alla valenza artistica dell'artista.

Ovviamente, alla base del lavoro e della ricerca artistica deve esserci la cultura segnica come scelta, perseguita e scandagliata da quanti intendono esprimersi con i linguaggi della contemporaneità.

giovedì 11 settembre 2014

L'arcivescovo non vuole interferenze per il 23

SCONFINAMENTI, RELIGIOSITÀ E POLITICA IN CALABRIA


Sembrava fatta. Il tar, tribunale amministrativo regionale, con una sentenza obbliga la politica a definire una data per le elezioni regionali clabresi. La politica, nella persona del presidente regionale facente funzioni Antonella Stasi, indice le elezioni per il 23 novembre. La chiesa, nella persona dell'arcivescovo di Cosenza e Bisignano Salvatore Nunnari, scrive una lettera alla politica per evitare le elezioni il 23 perché nella stessa data è prevista la canonizzazione del beato Nicola Saggio.

Riepilogando: tre poteri decidono, con criteri e spunti diversi, quando gli elettori della Calabria possono scegliere chi mettere alla guida della regione.

Si può capire e condividere la decisione del Tar che, in seguito all'immobilismo dei politici presenti nell'alta assise regionale, impone di ripristinare un istituto democratico.
Si possono anche intuire e non condividere le motivazioni dei politici che vorrebbero concludere la legislatura. Ma la lettera e le motivazioni dell'arcivescovo lasciano interdetti. Hanno il sapore della beffa in una regione martoriata dalla sottocultura imposta dalle lobby.

Forse, al titolare della curia sfugge un piccolo particolare che non sfugge certamente alle entità superiori.

Senz'altro, il già Beato Nicola, dall'alto della sua Saggezza, comprenderà i drammi provocati dall'assenza di una classe politica adeguata che fa da palo alle crisi di costume, sociale, religiosa, e, nel caso fosse confermata la data del 23, se ne farà una ragione. Giustificherà l'eventuale assenza dei calabresi a Roma e sicuramente pregherà affinché cessi il malcostume nella terra resa famosa dalla letteratura fantasiosa di scrittori e giornalisti d'assalto.

martedì 24 settembre 2013

Accendere un'auto e attaccare targhe è facile

Difficile è far evolvere la collettività dall'arretratezza culturale imposta dalle caste.

Non passerelle ma lavoro come volano di cultura e legalità!

Mi son sempre chiesto a che valgono i simboli, le manifestazioni di piazza e persino i salotti culturali, dove, per intenderci, si parla tanto di letteratura, poesia, pittura, un po' meno di scultura e sempre con la puzza sotto il naso si addita l'ignoranza collettiva ché non legge, non si documenta, non amplia gli orizzonti con un buon libro.


http://aore12.blogIn Calabria, per combattere la 'ndrangheta e il malaffare che si associa ai colletti bianchi e alla politica, c'è stato un pullulare di targhe affisse sui muri dei municipi regionali con tanto di scritta: “QUI LA 'NDRANGHETA NON ENTRA!” Come se bastasse una sana intenzione, uno slogan, per annullare gli effetti di un malcostume cresciuto negli anni. Non si è voluto capire che laddove la miseria taglia con l'accetta gli animi e fa morire d'indigenza la fame fisica annulla anche la libertà, la volontà d'immergersi in una buona lettura.

Una sorta di asservimento dei reietti al potere che dà loro di ché vivere, salvo, poi, vedere comuni commissariati per infiltrazioni o contiguità mafiose, fa stare nell'inferno dell'ignoranza la maggior parte della popolazione. Ma questo non accade solo in Calabria!

In “Presa Diretta” un “dipendente” dei poteri nascosti così giustifica il suo atto di gratitudine al microfono del giornalista: “Come posso, quando mi chiama, rifiutare un favore a chi mi ha dato lavoro?”
http://aore12.blog
Giancarlo Siani

Cosa significa, si spieghi meglio. “Anche col voto”.

Insomma, i simboli sono importanti ma non importantissimi laddove regna la fame la disoccupazione e nessuna voglia di far crescere la cultura da parte di chi detiene il potere.
Che rilievo può avere l'accensione della macchina di Giancarlo Siani, giovane reporter ucciso dalla camorra per i suoi scritti su il Mattino di Napoli nello sfacelo totale di una Repubblica guidata da gente che per mantenere i conti dello Stato in ordine toglie il lavoro ai dipendenti pubblici e privati ma mantiene intatti i privilegi dei ricchi e affama il 90% dei cittadini?

Simili presupposti non lasciano spazio alla speranza checché ne dicano scrittori, intellettuali, politici che assediano gli schermi e i media.


giovedì 26 luglio 2012

la Calabria propositiva suggerisce

PRESENTE E FUTURO, VARIABILI DIPENDENTI DAL PASSATO.


Il presente è consequenziale alle azioni regresse di ogni singolo individuo e al contributo sociale che esso dà per l'evoluzione storica e culturale dei popoli nell'accezione ampia del termine allorché si parla di “civiltà” e appartenenza; qualità, queste, specifiche di una certa area geografica, e, nel caso in questione, della Calabria!


Bando alla retorica ed escludendo ogni tipo di piaggeria, oggi, i fatti dicono che il cammino degli ultimi decenni, improntato sull'appariscenza esteriore, è stato un percorso culturale fallimentare.

Se fossimo stati lungimiranti o avessimo ascoltato i saggi consigli elargiti gratuitamente da scrittori, poeti e artisti, probabilmente, qualche sbaglio lo avremmo evitato e avremmo consegnato ai giovani una società migliore.

La nostra indolenza, ma, forse, è più corretto chiamarla “servitù” nei confronti delle azioni catastrofiche dei cattivi governanti, ci ha indotto a insabbiare la testa come fanno gli struzzi davanti al pericolo; abbiamo scelto le vie facili del consumismo, delle risate liquide, dell'attimo di popolarità e accettato con fatidico lassismo che il peggio si avverasse. da pavidi fatalisti, abbiamo atteso gli eventi senza una benché minima reazione, una proposta. Abbiamo atteso il guru pompato dai media prezzolati dalle multinazionali che gestiscono il mercato della cultura allo stesso modo col quale i nostri vecchi attendevano inermi il verificarsi degli eventi naturali, quelli ai quali non ci si può sottrarre, ma che oggi una mente aperta può e deve prevenire per mitigare i danni.

E, a proposito di danni, ancora certa classe dirigente non ha voluto capire che se oggi, specie in Calabria, la disperazione tra la gente è grande e non fa vedere vie di sbocco, alla fine, quando non ci sarà più niente da salvare se non la propria vita, in virtù dell'autoconservazione, la suddetta dirigenza pagherà lo scotto maggiore; (o forse lo ha capito benissimo e proprio per questo usa sapientemente tutti i trucchetti del politichese fatti di promesse, ammiccamenti, accordi e pacche sulle spalle, per pilotare i consensi del popolino e mantenerlo sotto il giogo dell'ignoranza così da poter continuare indisturbata a gestire a proprio piacimento le risorse territoriali e il potere sulle persone).

Non si tratta di “populismo” o antipolitica ma di onestà intellettuale nei confronti del bene comune!

È un dato di fatto incontrovertibile che non lascia spazio a scelte non consone al territorio e alla sua gente. Scelte inerenti ad eventi culturali, artistici, musicali, letterari e quant'altro produce ricchezze dall'ingegno che possono essere realizzate da noi calabresi, se non altro per dimostrare le eccellenze nascoste o adombrate dai giochi di potere e, cosa non meno importante, per sfatare le brutte nomee che ci portiamo dietro da tempo, nelle quali la brutta stampa sguazza e crea eroi e antieroi.

lunedì 12 settembre 2011

falsi profeti e brutta politica



La verità non sta mai solo da una parte! 

In ogni conflitto vi è sempre un concorso di colpa tra le parti in causa ma ovviamente il più forte riesce a tirare dalla sua parte un numero maggiore di consensi. Vuoi per la sua leadership, carisma o avvenenza che ne ha determinato l'ascesa e, ovviamente, per la determinazione accusatoria delle forze mediatiche partigiane.

Frastuono mediatico a parte e scrittori asserviti e genuflessi al potere a prescindere dal colore politico dominante, la realtà traduce in terrore destabilizzante le azioni della politica prigioniera delle teorie del mercato finanziario mondiale. Di fatti, i grandi cataclismi causati dall'uomo hanno tutti una radice egoistica basata sul guadagno economico.
Guerre, contaminazioni, esondazioni terremoti e consequenziali vittime definite da alcune correnti di pensiero eroi o martiri a seconda se determinate da religiosità esacerbate o da marketing scorretti che pur di guadagnare seminano povertà e morte, sono fenomeni da evitare a tutti i costi checché ne dica la politica con le sue molteplici facce e bocche.
Ritornare alla sacralità del lavoro e alla sua dignità, quindi, così da emanciparsi dai falsi profeti della brutta politica.

domenica 26 giugno 2011

Calabria, crocevia di storie

Gente del sud.

Ricordo chiaramente la sensazione di disagio che saliva quieta mentre mi accingevo a trascorrere un periodo della mia vita in luoghi sconosciuti. Luoghi che, a detta dei media, sono tutt'ora sinonimo di ‘ndrangheta, di malaffare e violenza. Se fosse dipeso da me avrei fatto volentieri a meno, e mentre preparavo le valigie immaginavo scene di sangue, aggressioni, arroganze … ma no! Ripetevo mentalmente per farmi coraggio. Eviterò i luoghi malfamati, le periferie e le persone rozze. Mi faccio i fatti miei e dopo il lavoro, una doccia e via su qualche spiaggetta dei mari del sud!, tra lo Jonio e il Tirreno c’è solo l’imbarazzo della scelta! Sì, mi faccio i fatti miei e mi godo il sole e il mare pulito della Calabria selvaggia.
©arch.M.Iannino
veduta sullo jonio

Quant’è vero che la fantasia condiziona la realtà anche di noi calabresi cresciuti nelle città. A furia di sentire storie di cronaca nera, tutto diventa cattivo. È come un virus che penetra dentro il corpo buono e lo infetta, provocando, a volte, metastasi.
Oggi lo posso affermare con convinzione! La Calabria, non è tutto quello che si legge o si sente. La Calabria e la sua gente sono ben altro! L’ho scoperto a mie spese. Non perché abbia deliberatamente fatto delle ricerche, ma perché condizionato da un lavoro che mi ha portato a conoscere moltissimi paesini dell’interland compresi quelli che mai avrei pensato di visitare. Paesi che nell’immaginario collettivo sono covi di ‘ndranghetisti, con cantine trasformate in covi per latitanti e campagne piene d’insidie.
Ci sono anche questi!, inutile negarlo; paesi tristemente noti per faide sanguinarie tra persone dotate di un’intelligenza primitiva protese a salvaguardare i propri interessi con ogni mezzo, anche con la violenza, ma non sono per strada a dare fastidio alla gente che passa, sono attenti ai loro affari come nel resto del mondo; d’altronde, la cronaca parla di episodi efferati accaduti a Roma, Milano, New York. E che dire, allora, delle guerre economiche innescate dai poteri occulti dell’alta finanza? Di quella lobby famosa come mafia dei colletti bianchi che pur di guadagnare e fare profitti non bada a nulla? La stessa che fa transazioni d’affari con imprenditori sani e malavitosi senza battere ciglio? La seconda scelta, naturalmente, non giustifica la prima, ma è tanto per ricordare che nella società ci sono i buoni e i cattivi dappertutto!
Cosa diversa è la delinquenza comune, il bullismo, l’indifferenza, fenomeni sociali, questi, che fanno più vittime nelle grandi città piuttosto che nei paesini dove tutti si conoscono e l’ospitalità è ancora ritenuta un dovere sacro da rispettare. Ma quanti sono o saranno indotti a recarsi in quei luoghi da pressanti situazioni lavorative e quanti invece per amore di bellezza per la conoscenza? saranno le stesse che abbattono le paure perché ne va di mezzo la tranquillità economica personale e della famiglia per chi è sposato? Ecco, questo mi sono chiesto, specie dopo aver letto un articolo su Repubblica a firma di uno scrittore, noto per avere scritto un libro sulla camorra, ora sotto protezione perché ha ricevuto minacce di morte dopo averlo pubblicato e conteso dai “salotti sull’antimafia”, che titolava “Così si muore in Calabria, per la legge della terra” e intercalava, a mio avviso, quasi compiaciuto: “…ma questa non è una strage dettata semplicemente dal raptus di paesani che vivono in terre del sud dove ci sono più pistole che forchette…”.
La mia esperienza, dicevo, è diversa. Ho conosciuto i calabresi, quelli resi “brutti” da giornalisti e scrittori di cronaca dalla penna facile; sono entrato nelle loro case; non ho trovato pistole nei cassetti delle cucine ma forchette e posate. Posate per imbandire le tavole con lo scopo di accogliere degnamente gli ospiti.
Le storie che seguono, se pur romanzate prendono spunto da esperienze reali. Incontreremo i luoghi e l’animo della gente, le diverse realtà conosciute in uno spaccato molto vicino al vero, come i paesi dell’accoglienza dove gli extracomunitari si sono insediati e convivono con i calabresi tra scorci paesaggistici d’incommensurabile bellezza.
Buona lettura.

venerdì 4 febbraio 2011

blogger, chi è, che fa?

Il blogger è: opinionista anomalo, giornalista in erba o scrittore atipico?


Il diritto di critica, o meglio, la possibilità di poter ragionare sull’operato dei personaggi pubblici, pur rimanendo nella sfera delle analisi personali, libertà garantita dall’articolo 21 della Costituzione italiana, è a tutti gli effetti, una pratica valutativa.

Come già dibattuto e chiarito anche dalla Cassazione Penale, i blog non sono da ritenersi prodotti editoriali anche se chi scrive applica il diritto di critica, ciò non toglie che oltre alle opinioni, sui blog, vi sono notizie circostanziate, che non discostano molto dall’informazione giornalistica, anzi, spesso sono dei pezzi scritti con estremo riguardo, attenti a non ledere la sensibilità di chi legge e di chi si trova nelle condizioni, a volte suo malgrado, di essere “analizzato”.

Qualcuno afferma che il blog sia una sorta di diario on line. E questa, a mio avviso, è una forma riduttiva per togliere di torno un problema nuovo che la lobby della comunicazione si trova ad affrontare. E Current n’è la conferma. Current nella sua informazione usa spesso fonti inusuali, fuori dei canali istituzionali, tant’è che i servizi sono curati e spediti da blogger di tutto il mondo e grazie a loro si conosce l’altro volto della realtà. Una realtà sottaciuta dai sistemi di comunicazione e dai mass media consacrati è l'importanza che hanno assunto i nuovi media. Non a caso, anche in Egitto la prima censura del regime di Mubarak ha riguardato internet.
L’oscuramento delle telecomunicazioni di nuova generazione isola popoli e lascia ai regimi totalitari la libertà di sedare con la violenza i malumori degli oppressi e di quanti cercano la democrazia.
Quindi, per concludere:
Blogger  o giornalista?
C’è una sorta di contraddittorietà nelle valutazioni degli albi stilati e composti da persone che usano l’ingegno. Che sia giunto il momento di alienare le corporazioni e dare spazio agli ingegni?
Giacché quanti scrivono sui blog spassionatamente con gli occhi e la mente rivolte al sociale sono animati da gratuiti impulsi altrimenti denominati scrittori, opinionisti, narratori e cronisti dall'autonomia incondizionata  perché liberi da contratti e legami trasversali imposti da potentati politici o economici? semplicemente, di fatto, il blogger è testimone del tempo!

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