Buone maniere e cultura dell'accoglienza

Quando le parole uccidono.


"courtesy AssIannino"


Sarà lo stress indotto dalle restrizioni per contenere la diffusione della pandemia o l'eccessiva indulgenza nei confronti dei figli che genera incomprensioni? E

gioca un ruolo fondamentale nel ménage familiare?

Qualsiasi cosa si dica o faccia è inappropriato. Parenti, amici o semplici conoscenti non sai più qual è la cosa giusta e cosa sia opportuno dire e fare.

Un tempo c'era il timore e forse un po' di rispetto nei confronti degli anziani, dei più grandi d'età, ma adesso non si capisce niente. Il “tu” è naturale come il “ciao” quando s'incontra qualcuno. Estranei ma anche conoscenti senza nessuna affinità e men che meno confidenzialità sembrano ignorare i minimi criteri della buona educazione.

Ne ho sentite di frasi velenose ma questa mi mancava:

la violenza verbale di figli e genitori che si urlano contro lanciandosi accuse è andata in scena. Le parole sono volate. Hanno raggiunto la strada e inorridito i passanti, pochi per via della quarantena e in parte per l'ora.



Il peggiore degli insulti è uscito dalla bocca di qualcuno, un figlio o una figlia, suppongo, nei confronti di un genitore: Ti odio! È rimbombato come un tuono nell'aria di una fredda mattina di primavera.

Solitamente sono i botti dei giochi pirotecnici che infastidiscono il quartiere. Accesi per festeggiare ricorrenze e compleanni oppure le dimissioni dal collegio di qualche buon uomo di etnia rom. Invece questa volta le urla sono state più volgari e irriverenti degli spari.

La cecità, la poca oculatezza e la superficialità con cui si perdono i giorni e si consumano i rapporti interpersonali è un sintomo allarmante che conduce irrimediabilmente verso la barbarie dei costumi.

È una deriva che ottenebra le menti e le parole sono calibrate appositamente per ferire. Non perdono la loro importanza se decontestualizzate, in quell'ambiente è prassi di vita. La passionalità selvaggia è urlata ad altissimo volume. Le casse amplificate emanano struggenti brani melodici che narrano amori passionali, morbosi connubi di amanti da soap opera. Passioni violente e il denaro come unica ragione esistenziale. Questa, sommariamente, l'atmosfera del quartiere più degradato che abbia mai conosciuto.

E in questa realtà abitativa sociale i termini non possono essere giustificati neppure se caricate dallo stress emotivo causato dalle restrizioni.

Le parole hanno un peso e si deve fare moltissima attenzione quando si pronunciano! Specialmente se sono indirizzate ad un congiunto stretto. Altrimenti significa non comprendere l'amore ricevuto fin dalla nascita e prima ancora. Significa tradire non solo le aspettative dei genitori ma tradire principalmente le attenzioni profuse dalla comunità e di chi le pronuncia anche sotto l'effetto di psicofarmaci, alcol o droga. È un atto di semplice crudeltà urlare parole simili in faccia a chi ha dato la vita senza mai chiedere nulla in cambio. Ripagare con una moneta simile chi ha teso la mano e ti ha incoraggiato nei primi barcollanti passi e anche dopo è ferire i sentimenti di chi ama in silenzio la vita e forse anche uccidere... in quel momento chi ha creduto e si è prodigato nella solidaria azione del mutuo soccorso agli emarginati.

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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