Non dico che vorrei tornare indietro a quando eri bambino e ti portavo al parco. Sarebbe come affermare che qualcosa non è andata per il verso giusto e che mi rimprovero di non essere stato un buon genitore. Sì, indubbiamente qualcosa l'ho sbagliata. E chi non sbaglia nei rapporti interpersonali? Se pensi che l'amore dei genitori verso i figli è un sentimento nuovo diverso da quello conosciuto fino a quando non sei venuto al mondo tu allora capisci i miei timori le mie ansie. Le apprensioni sono forze invisibili che legano agli affetti più cari e fanno intravedere pericoli anche là dove non esistono. E poi basta un attimo e l'irreparabile accade!
Qualcosa che non fa dormire né mangiare eppure sei dotato di energie inesauribili che consentono di coprire distanze e superare ostacoli. Che ti fanno rivolgere il pensiero verso quell'Entità sconosciuta e invochi anche in mezzo al frastuono delle stazioni affollate. Preghi senza neanche saperlo. Ti rivolgi a quel Dio che ti ha lasciato solo nella sofferenza. E poi una canzone, una musica riporta la mente a giorni sereni e parli. Parli nel letto di un ospedale.
La giostrina del porto attraeva coi suoi cavallucci le macchinine le moto e la musica che faceva da colonna sonora ai tuoi interminabili giri. Non eri mai soddisfatto. Ancora uno papà. Dicevi. Dai l'ultimo ti prego. Ancora uno...
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