Ancora una volta i vecchi volponi hanno
girato la frittata e fatto buon viso a cattivo gioco. E sì!, perché
dei danni causati all'ambiente dalle fabbriche, ma più che dal
progresso dall'ingordigia degli uomini che stanno a capo delle
baracche di cartapesta, hanno dovuto prendersene carico i giovani!
È da qualche giorno che i mass-media
coccolano la notizia della sedicenne svedese e del suo impegno a
favore dell'ambiente. Greta Thunberg è riuscita a fare
scendere in piazza i ragazzi di tutta l'Europa per dire basta agli
inquinamenti e alla salvaguardia dell'ambiente.
"sulle spalle dei ragazzi" |
Questa è senza alcuna ombra di dubbio
una sonora sconfitta per i vecchi e per tutti noi che abbiamo
permesso il degrado dell'ambiente attraverso il depauperamento delle
materie prime e la loro trasformazione indiscriminata allo scopo di
creare benessere e ricchezze per pochi.
Chi ci ha governato ha prestato il
fianco abtorto collo. D'altronde c'era il ricatto sociale: lavoro o
disoccupazione!
Ma quando l'inquinamento indiscriminato
e criminale (ma remunerativo per i vertici aziendali, perché
preservare e munire le fabbriche di sistemi efficaci per la
depurazione e il trattamento dei fumi e delle scorie prodotte dal
ciclo di lavorazione è costoso) è causa di malattie e morti a chi
serve il lavoro?
Lo sapevamo tutti! Ci ha multato anche
l'Europa. Eppure doveva incazzarsi una ragazzina per alzare il
polverone e porre sotto i riflettori il problema ambientale che noi
abbiamo fomentato giorno dopo giorno. E se lei è riuscita a smuovere
le coscienze significa solo una cosa: siamo degli inetti. Inutile
proporla per il nobel. Facciamo un mea culpa sentito. Pensiamo prima
alle conseguenze dei nostri famelici intrecci affaristici senza
lasciare che il tempo passi e demandare il problema sulle spalle
delle generazioni future.
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