Amo conservare i giornali ed è così
che mettendo ordine tra gli scaffali ho potuto rileggere una copia de
“la Repubblica” del 2012. in quel tempo governava
Monti. Non nego che nutrivo una certa fiducia in lui. Forse
poteva esserci il giro di boa che tantissimi italiani aspettavamo
dopo i ripetuti scandali e le promesse d'intenti dei politici di
cambiare aria e fare pulizia nei luoghi preposti al governo della
nazione. Anche i vescovi avevano dato il loro beneplacito.
Il prof. nel suo programma prometteva
cambiamenti epocali rivoluzionari che ancora stiamo aspettando. Tra
queste: la tassazione ai grandi patrimoni, la riforma elettorale, il
taglio dei fondi ai partiti e il reddito minimo ai cittadini
italiani.
Il resto è cronaca contemporanea.
Storia di tutti i giorni che si ripete ininterrottamente nonostante
la sfiducia e lo sconforto comune dei cittadini contro i personaggi
che occupano indegnamente i posti di comando.
La fiducia è una cosa seria; una
condizione da raggiungere malgrado l'inciviltà dei costumi correnti,
un legame indissolubile tra i diversi gradi dello Stato e i
cittadini. Ed è per questo che si auspica la rinascita culturale
senza la quale nulla cambia. Non quindi attenzione ai numeri, allo spread, ai conti delle banche e delle aziende attente ai capitali economici. ma aperture mentali verso i deboli bisognosi di cure e accoglienza.
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