Cozzare contro la realtà fa male!
Specie se a pagare i conti è
una regione abituata a farlo, che si porta dietro un bagaglio pesante di buoni propositi e tantissimi soldi pubblici spesi male nonostante i proclami dei dirigenti
locali e nazionali.
Soldi pubblici per
le infrastrutture viarie erogati a fiume ma con le strade che
sembrano bersagli di guerra; soldi per mantenere efficiente il
demanio, quindi foreste, spiagge, acque e aria arrivati in Calabria a
cascata nella
ex cassa per il Mezzogiorno anche per sollevare la
“questione meridionale”, lo scippo storico del nord nei confronti
del sud.
Eppure, nessuno di questi “progetti sociali”, stando
all'evidenza, è stato attuato. Sia ben chiaro la colpa, se proprio
dobbiamo cercare un colpevole, è prima di tutto nostra, dei
calabresi! Perché non abbiamo saputo interagire con i tecnici e
politici impegnati nelle imprese di “restauro” in regione; anzi
abbiamo delegato con indolenza; abbiamo abdicato per un tozzo di pane
e dato la possibilità agli scaltri di gozzovigliare.
Risultato?
Anche se non c'era bisogno di
Goletta verde o analisi
particolarmente mirate visti gli stronzi che galleggiano nel mare
della
Calabria, l'amara realtà è puntualmente segnata nel rapporto
che Legambiente ha diramato in questi giorni:
Centoventi punti inquinati, uno ogni 62 km di costa: sul podio del
mare meno pulito salgono, nell'ordine,
Calabria, Liguria e Campania
mentre le acque più incontaminate sono quelle di
Sardegna e Toscana.
Questa la fotografia del laboratorio mobile della
Goletta Verde di
Legambiente di quest'estate che ha condotto 205 analisi
microbiologiche scoprendo ben 100 prelievi fortemente inquinati, con
concentrazioni di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio
dei limiti di legge.
L'86% dei campioni "positivi" sono
stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti e canali, ma anche nei
pressi di scarichi di depuratori mal funzionanti. E anche quest'anno,
come nel 2011 nella top del mare meno pulito ecco la Calabria con 19
punti (uno ogni 38 km di costa) su un totale di 24 campioni
prelevati.
Al terzo posto la Campania con 14 prelievi fuori norma su 20 (uno
ogni 34 km di costa): la regione campana quest'anno cede il secondo
posto alla Liguria che guadagna in negativo ben 3 posizioni rispetto
allo scorso anno, con 15 punti inquinati su un totale di 18 e una
media di un campione inquinato ogni 23 km di litorale. Il Lazio
conferma la quarta posizione dello scorso anno con 13 punti inquinati
su 15, uno ogni 28 km di costa.
Meglio Sardegna e Toscana, seguite dall'Emilia Romagna: l'isola
con un solo punto critico ogni 433 km di costa precede la Toscana,
che ne conta uno ogni 200 km, e l'Emilia Romagna, dove i biologi di
Goletta Verde hanno registrato solo un valore fuori norma in tutta la
costa.
Insomma, la mancata o inadeguata depurazione dei reflui fognari
sta diventando un serio e preoccupante problema ambientale e
sanitario ma anche economico, vista la condanna dell'Italia da parte
della Corte di giustizia europea e relativa multa milionaria arrivata
a fine luglio perché 109 agglomerati urbani medio grandi,
distribuiti in 8 regioni, non si sono ancora adeguati alla direttiva
europea sul trattamento delle acque reflue.
Sicilia e Calabria ospitano il maggior numero di comuni fuori
legge: 59 comuni siciliani (pari al 54% del totale dei comuni oggetto
nella sentenza) e 18 calabresi (pari al 17% del totale). A seguire
Campania (con 10 comuni) e Liguria (9).