Oltre i vetri una lingua di sole taglia
il pavimento. Una palla indefinita sta lì, immobile! Che sarà?, mi
chiedo. Non ho lasciato niente sul balcone. E non ho steso panni ad
asciugare. Quindi?
Mi avvicino e, come un equilibrista dal fare incerto, un passo dietro l'altro, si allontana dall'infisso del balcone.
È un piccione! Infreddolito, cerca
ristoro su quella lingua di sole adagiata sulle mattonelle. Ha paura.
Saltella. Sbatte. Mi allontano. Tenta di alzarsi in volo. E riesce
dopo vari tentativi a salire sul davanzale. Si ferma. Cerca e trova
ristoro al caldo abbraccio del sole.
È in buona salute. Si vede benissimo!
Ciononostante gli avvicino mezzo panino.
Nathan, il piccione, questo il nome che
abbiamo pensato per lui, non lo degna. Fa il pieno di calore e spicca
il volo.
L'inverno è un pessimo alleato. Mi
riporta alla mente una roba analoga:
mi trovavo in viaggio. La 500L
camminava spedita. E subito dopo un tornante, uno dei tanti della
strada di montagna, tra i fiocchi di neve qualcosa di scuro si
abbatte sul parabrezza. Spengo i tergicristalli. Arresto la macchina.
Tiro il freno a mano e scendo.
Il passerotto intirizzito era
tramortito dall'inclemenza del meteo. Lo raccolgo da terra e lo porto
dentro l'abitacolo. Il tepore dell'aria calda dà i primi risultati.
E dopo qualche decina di metri inizia a svolazzare. Fermo la
macchina. Apro il finestrino e... il kamikaze va incontro al freddo
deciso. E' u tempu de' mali vestuti, si diceva un tempo perché chi non aveva un riparo adeguato e pasti caldi, all'arrivo dell'inverno, tantissimi rimanevano vittime del freddo e della fame