“Dall'acqua, la vita…”.
Lessi queste parole su un muro tantissimi anni fa. Non ricordo con precisione dove. Convenni, però , che nell’ordine naturale degli eventi climatici sia una verità inconfutabile.
Lessi queste parole su un muro tantissimi anni fa. Non ricordo con precisione dove. Convenni, però , che nell’ordine naturale degli eventi climatici sia una verità inconfutabile.
“Chjiovha Giuva’ cogghjia i fherri ca ppe’ oja fhinimmi e
fhatigara jamma ja’ cca scapulamu…”.
Con calma, sono abituati ai cambiamenti repentini del tempo, muratori, giardinieri e operai impegnati nei lavori esterni, mettono al riparo gli attrezzi e si rifugiano nei capanni.
Parlare di acqua in questo momento è come parlarle di corda
nella casa dell’impiccato.
L’Emilia Romagna è quasi sott’acqua! È il secondo anno consecutivo che le piogge improvvise , puntuali, hanno ingrossato fiumi e torrenti facendoli straripare.
Finalmente si respira!
L’ondata di caldo soffocante è momentaneamente cessata. Speriamo
che la tregua duri il più possibile e che lentamente arrivi il tanto desiderato
frescolino.
L’estate è sinonimo di caldo! Questo sta nell’ordine delle cose ed è normale che sia così. Non è normale chi appicca gli incendi approfittando della bella stagione. I piromani non sono tutti malati mentali che trovano giovamento nell’appiccare fuochi tanto per provare quel brivido interno intenso.
La chioma maestosa della vecchia quercia trasmette quiete e serenità. Da sempre la ricordo lì. Piantata saldamente al terreno, con radici forti sembra proteggere in un abbraccio silente l’antico casolare di campagna. Rassicurante, sembrava in attesa degli ospiti, ed io tra questi, che, come sempre, arrivavamo negli afosi giorni d’estate.
Flot flot flot. A ritmo costante il rumore si ripete fastidiosamente. Le correnti ascensionali fanno girare le pale eoliche. Non che sia un rumore eccessivamente insopportabile ma lo è per quel tanto che basta per rovinare lo stato di quiete a cui anela l'essere allorché intende immergersi nella natura e assaporare le sfumature del vento e il battito delle ali degli uccelli.
Da noi il vento non cessa mai di soffiare. Non a caso Catanzaro è detta la città dell 3 V.; Vitaliano ché il santo protettore; velluto per la sua antica e ormai persa tradizione della lavorazione del velluto e dei damaschi e dulcis in fundo: per il vento!
Impatto 0.
Ora lo so! Nella realtà consumistica che ci siamo inventati l'impatto 0 non esiste davvero se non dopo avere ottemperato ai molteplici procedimenti di rimessa in circolo degli elementi adoperati.
"energia pulita?" |
Laddove l’uomo ha cementificato e reso vivibile in maniera arbitraria luoghi incontaminati piegandoli al proprio uso e consumo sono accaduti i disastri peggiori.
Gli eventi naturali hanno pianificato, resettato diremmo in gergo, e riportato allo stato originale i siti violentati dall'egoismo predatorio che caratterizza gli stilemi delle società consumistiche.
La storia si ripete.
Ciclicamente, come se nulla fosse, le storie si ripetono! Gli errori umani che sfociano in delitti contro la natura e gli esseri viventi sono diabolici quando si ripropongono in fotocopia e sono uno lo specchio dell'altro perché, parafrasando l'ormai consacrato detto: errare è umano, continuare a sbagliare nello stesso modo è diabolico!
Purtroppo Assistiamo impotenti all'ennesima aggressione dei prepotenti sul creato.
Aggressioni condotte con la violenza delle armi sugli innocenti che diventano agnelli sacrificali sull'altare del dio denaro frutto delle fabbriche di armi. E aggressioni per indolenza nei confronti della natura presentati dai mezzi di comunicazione di massa come eventi catastrofici atmosferici quali terremoti, inondazioni, smottamenti. Tutte colpe altrui non dipendenti, appunto, dalla volontà umana! secondo le notizie logorroiche dei testimoni del tempo. Disgrazie contro cui l'uomo, per come narrate, non può fare altro che sperare, pregare le entità divine affinché arrivi dall'alto la protezione per noi povere vittime di un sistema sociale ammalato.
L'accoglienza è stata ottima. Quasi familiare. Assistenti e operatori si sono dimostrati empatici però
ancora non so se hanno assunto atteggiamenti di facciata dettati dalla professionalità che richiede il sito d'accoglienza oppure sono connaturati al loro modo di essere.
Economia solidale. E scelte personali.
Nell'economia solidale i parametri tra profitto economico e etica assumono valenze differenti rispetto all'idea liberista-capitalista; si conferisce risalto alla qualità dei prodotti, del lavoro, dello stile di vita, dell'impatto ambientale e equo compenso.
Il termine Solidale non deve trarre in inganno!
Perché non si riferisce ad un tipo di economia povera. Al contrario, è un'economia ricca!, in cui la ricchezza è distribuita in modo equo, non basata sullo sfruttamento umano, e men che meno, animale o ambientale.
Il “liberismo” percepito come un'economia ricca si è rivelato miserevolmente povero; secondo i principali teoremi di questa pseudo scienza economica che accentra le ricchezze nelle mani di pochi e non garantisce a miliardi di persone esistenze dignitose.
Convenienza e risparmio estremi sono incompatibili con un sistema sociale equo attento alle esigenze dell'altro.
Spesso quando l'attenzione di produttori e consumatori, quindi del mercato tende ad abbassare il prezzo dei prodotti di conseguenza si abbattono anche lo stipendio e le condizioni di sicurezza dei lavoratori, nonché la salvaguardia dell'ambiente e la qualità del prodotto stesso.
Anche se la reazione del consumatore all'innalzamento dei prezzi è consequenziale e sintomatica: per necessità più che per mera questione filosofica del mercato capitalista, cerca il prezzo più basso e non si pone problemi ad acquistare merci prodotte all'estero.
Il modello lineare funziona sullo schema consumistico consolidato dal sistema produttivo che invoglia ad estrarre, produrre, utilizzare e gettare.
Un modello economico imposto dal mercato industriale post anni '60.
Anni in cui non si conoscevano ancora gli effetti erosivi del modello intrapreso. L'euforia data dalla intraprendenza industriale e dall'indipendenza economica dei tantissimi ex contadini diventati operai con salario mensile assicurato prometteva la conquista dell'infinito.
Dopo il terrore delle guerre, l'imperativo assoluto delle nazioni vittime dei conflitti mondiali consisteva in una pace duratura e benessere per i popoli.
Chi mai avrebbe ipotizzato uno scenario apocalittico quale quello che stiamo vivendo?
Grandi quantità di materiali e energia a disposizione dell'ingegno umano, allora facilmente reperibili e a basso prezzo. Possibile che nessuno abbia ipotizzato, fatto congetture, studiato i probabili risvolti futuri?
Quante volte abbiamo girato la testa dall'altra parte e abbiamo detto non mi riguarda.
Estraniarsi è una forma di autoconservazione e induce ad assumere un atteggiamento sociale semplicistico: “m'impiccio solo di ciò ch'è di mia competenza e apporta benefici alla mia cerchia familiare e o amicale”.
Essere attenti al benessere del proprio territorio ritenendolo proprietà assoluta di una cerchia limitata non ci auto assolve dall'essere animali sociali e neppure portare a termine soluzioni ai problemi impellenti auto celebrando gli eventi e le pseudo-vittorie.
Diritti negati pretesi con la forza si trasformano automaticamente in soprusi sociali. Non è la violenza l'atteggiamento adeguato per risolvere litigi che si trascinano nel tempo. E per violenza s'intende anche la pressione ostativa operata dalle forze di potere sull'opinione pubblica. Sovvertire la realtà. Fare apparire il lupo un agnello. Condizionare le menti semplici persuadendoli con pubblicità ingannevoli così da implementare forza economica e potere politico è un male. Mali dominanti; pustole cosparse con olii profumati.
E fino a quando il concetto dell'utile sposa e condiziona le azioni dei singoli, la solidarietà, l'etica, sono concetti astratti, inutili.
Produrre di più a basso costo per ottenere ritorni economici milionari. Questo è il pensiero ricorrente. Ed è per lo stesso motivo per cui il ciclo vitale dei prodotti d'uso comune ha limiti temporali preimpostati.
Contrariamente alla filosofia di vita che, consuetudine mentale comune a molti nelle realtà sociali di qualche decennio addietro, induceva a pensare al prodotto, di qualunque natura e uso, avrebbe dovuto imporsi per qualità e durata, terminata la sua funzione per raggiunti limiti tecnici o collassi improcrastinabili dei materiali di cui era composto il manufatto venisse, oggi diciamo, riciclato, ovvero reintrodotto in toto o in parte laddove possibile, senza creare traumi o danni irreversibili all'ambiente.
Considerato che siamo educati fin dalla nascita alla blanda idea di un capitalismo non ossessivo ma moderatamente rampante che lo rende quasi ideologicamente sano, fin da piccoli siamo indotti a dare forma ai desideri altrui e nostri. Rampanti esploratori partiamo alla conquista del mondo intenzionati a produrre e accumulare ricchezze materiali .
Nei desideri culliamo tra gli altri quello di raggiungere uno status di benessere economico e agiatezza, che non guasta mai. Insomma siamo propensi, per educazione, ad un rampantismo cittadino, lindo e pulito con cravatta su camicia bianca, lontano mille miglia dal concetto di economia circolare solidale. Un concetto caro a quanti pensano ad uno stile di vita meno rissoso cadenzato dal ciclo delle stagioni produttive che dovrebbe prendere forma nei campi coltivati etnicamente. Chiedo:
E' possibile attuare una produzione virtuosa oppure è utopia allo stato puro pensare e parlare di una economia solidale in un mondo che sta dando il peggio di sé?
Se volgiamo lo sguardo intorno a noi, ascoltiamo e leggiamo di guerre fratricide sparse ovunque. E anche nelle terre definite democratiche non mancano i focherelli d'odio, le liti depistanti, le accuse strategiche.
Nelle ultime ore si sono inasprite le tensioni nella striscia di Gaza tra i popoli palestinese e israeliano. Notizie sconcertanti riportano all'attenzione dell'opinione pubblica fatti impensabili. Episodi di guerriglia non contro aree militari ma assalti e sequestri di civili usati come scudo umano: attacchi armati studiati da tempo hanno provocato terrore e morti nella striscia di Gaza.
L'attacco ha fatto vittime di altre nazionalità. Ragazzi che si trovavano negli stessi posti a festeggiare insieme. Nella zona del rave party del kibbutz Reim (presso il confine con Gaza) sono stati trovati 260 cadaveri.
È, quella tra Israele e Palestina, una guerra vecchia quanto il mondo. Ognuno rivendica supremazie territoriali suffragate da conflitti storici mai chiariti. Un po' come la guerra tra Russia e Ucraina che si protrae ormai da più di un anno.
Non si fa pace con i missili! La violenza chiama altra violenza!
Alcuni decisioni si prendono a prescindere dai bisogni reali dei popoli per i quali l'eroe di turno dice di lottare.
I despota lottano per tutelare i propri personalissimi interessi che son fatti di numerosi zeri nei conti depositati nei cavò delle banche ubicate in luoghi sicuri lontane dai conflitti.
I popoli, cioè noi, vogliamo una vita tranquilla, possibilmente al caldo d'inverno e al fresco d'estate senza l'assillo della gestione giornaliera del pranzo, di come pagare le bollette e come sopperire al lavoro che manca.
Viaggio temporale tra i ricordi.
L'evoluzione scientifica e tecnologica non è cattiva, spesso siamo noi a farne un cattivo uso.
Non ci siamo lasciati prendere la mano dal consumismo; ce lo hanno imposto lentamente. E, noi, l'abbiamo accolto a braccia aperte attratti dalle novità perché comode e accattivanti, ci siamo lasciati sedurre. Lentamente, attraverso la televisione e le altre forme di comunicazione, le grandi aziende hanno veicolato scientificamente i nuovi prodotti industriali. Li hanno enfatizzati fino a farceli ritenere necessari: non più una semplice carta igienica adatta all'uopo ma un prodotto speciale, decorato, profumato lungo un tot piani di morbidezza. A tal proposito, non so voi, ma io, ricordo le scarrozzate in campagna e le scorpacciate di fichi appena staccati dall'albero, spellati, dolci, che andavano giù 'na meraviglia. E poi, immancabilmente … splasch, avveniva la naturale biologica trasformazione. Non c'erano i bagni in campagna e la carta igienica neanche sapevamo cosa fosse. Semmai qualche felce e una sciacquata nel ruscello. E poi nuovamente a sgambettare.
Alcuni lembi del territorio cittadino catanzarese sembrano essere terra di nessuno. Vaste aree recintate indicano proprietà private (abusivamente?) che dovrebbero essere pulite per una semplice questione di decoro e igiene pubblica e rispetto nei confronti dei residenti dai detentori del bene.
Curiosamente le reti di recinzione delimitano e inglobano anche spazi che avrebbero dovuto essere adibiti per camminamenti pedonali o carreggiate ciclabili a servizio e per il benessere comune di quanti soggiornano nel quartiere corvo. Invece sono ricettacolo sicuro per bisce, topi etc. ma cosa vuoi che siano questi innocui animali che come unica colpa hanno quella di essere nati in un gradino inferiore?
È ancora presto. Sono circa le 7 del mattino. Il sole spunta dal mare e inizia l'ascesa nel cielo. Sarà visibile pienamente fino a mezzogiorno, circa, fino a quando, cioè, la luna non gli si metterà davanti e darà origine all'eclissi.
L'aria è piacevolmente fresca, tonificante per chi si appresta a fare del sano jogging.
Tra i cespugli una figura cerca di catturare con l'android i primi bagliori del giorno nascosta dietro un giovane melo selvatico. Cerca di filtrare i riflessi eccessivi attraverso i rami e le foglie del melo per ottenere un'immagine suggestiva e poterla postare su qualche social-media.
Da lassù lo sguardo abbraccia il mare e parte dei palazzi anonimi del quartiere Corvo, un agglomerato urbano sorto negli anni '80 nelle campagne di S. Maria, una frazione a sud di Catanzaro.
Spostandoci a nord di qualche centinaio di metri arriviamo a vedere Pistoia, non la città Toscana ma, il quartiere popolare dove si è consumato un dramma sociale impossibile da accettare: l'incendio al 5° piano di un edificio popolare in cui sono morti 3 fratelli giovanissimi e 4 sopravvissuti: i genitori, una ragazzina e un ragazzino ricoverati nei centri grandi ustionati.
Sono trascorsi circa 4 anni e da quando è a casa le sue dimensioni sono aumentate notevolmente. Da un soldino di cacio che era adesso ha raggiunto dimensioni abbastanza ragguardevoli: è più grande del palmo della mano!
La tartaruga è e rimane un animale timido e diffidente. Nonostante l'accudisca quotidianamente ancora non si fida di me. Eppure le cambio l'acqua ogni giorno, le do da mangiare, le pulisco il carapace.
Stamane, con l'arrivo dei primi timidi freddi, sonnecchia. Che sia iniziato il periodo di letargo? D'altronde questo sarebbe il periodo.In effetti non l'ho trovata in acqua ma sull'isoletta che le ho costruito per stare un po' all'asciutto quando lo preferisce e per mettergli il mangime in pallet di gamberetti. E sì, perché, i granuli di mangime di gamberetti nell'acqua emana cattivo odore! Gli sticks vitaminizzati li alterno con della lattuga di cui è molto ghiotta per darle la possibilità di una alimentazione completa il più vicina possibile alla dieta che potrebbe procacciarsi in natura.
Intanto sto ponendomi il problema se è il caso di donarle la libertà! Ovviamente in un luogo protetto. Costruire appunto un laghetto dedicato a lei in giardino. … mentre mi pongo il problema, lei tira fuori la testolina, stendicchia le zampe posteriori e si tuffa nell'acqua appena cambiata.
Inizia il tempo delle piogge.
Le temperature anomale che abbiamo sopportato durante questi mesi estivi hanno dato la possibilità a chiunque e per qualunque scopo e motivo di dire la propria opinione in merito al disagio meteorologico.
Solitamente le bombe, quelle che fanno male volontariamente, sigh, le lancia qualche manina guerrafondaia volutamente! Allo scopo di mietere vittime innocenti che hanno una visione buona, nonostante tutto, della vita e vogliono vivere in pace.
La natura non è cattiva!
La natura è creativa. Aiuta gli esseri viventi. Li nutre! E li fa progredire.
Il problema vero sorge nel momento in cui la manina dell'uomo e la sua ingordigia deturpa e violenta l'ambiente.
È quando l'uomo non si limita a irreggimentare intelligentemente nel rispetto delle leggi fisiche la natura che avvengono le catastrofi.
"Natura nel tombino" |
Solitamente si dice: “ Catanzaro è la mia città, Corvo è il mio quartiere... amo catanzaro...”; molti personaggi della politica nonché partiti politici, nuovi e vecchi, durante la campagna elettorale da poco conclusa hanno promesso la luna. Sono stati nelle periferie. Hanno constatato le realtà; hanno elargito ricette e soluzioni. Stessa minestra delle attuali promesse pre elettorali nazionali che vede emeriti forestieri imposti per un posto sicuro in parlamento dalle segreterie nazionali. Tutti a promettere e giurare in nome del popolo.
Catanzaro non è la mia città: non me l'ha regalata o data in gestione nessuno, anche perché è da sempre governata da eminenze grigie da dietro le quinte, ciononostante le teste d'ariete in lizza si sono cimentati nella singolare tenzone e quindi non posso dire: Catanzaro o il quartiere tal dei tali è la stessa cosa per due ordini di motivi: 1° i miei natali demografici sono altrove; 2° nel quartiere in cui ho casa si bivacca, è un enorme dormitorio privo di attrattori sociali e centri di socializzazione pubblici.
A parte il palazzetto dello sport, che magari non è un luogo d'attrazione per tutti e il parco giochi dei bambini, di fatto non esiste altro.
Chi ha detto che la socialità deve essere organizzata e sponsorizzata in centro e nei salotti buoni cittadini come Marina?
Spiace elencare le negatività di una città e di un luogo che dovrebbe ritenersi del cuore. Un luogo in cui si vive, si cresce e si fa famiglia: comunità!
Qui regna l'individualismo. Uno stato di cose dettato dalla diffidenza mai superata dai singoli residenti nei confronti delle istituzioni, quasi sempre assenti.
La periferia non è solamente geografica.
La lontananza dal centro cittadino è un dato tangibile. E mentre in città si discute sul posizionamento di arredi urbani, strisce blu, parcheggi per i consiglieri comunali e quant'altro, nelle periferie si convive con la selva e la fauna nascosta.
In altri luoghi d'Italia il maltempo ha causato danni inimmaginabili.
Tempeste, bufere, trombe d'aria, slavine, inondazioni si sono abbattute sui centri abitati. Condizioni atmosferiche che possono abbattersi anche qui da noi. Se ciò avviene siamo fottuti! A causa dell'abbandono dei canali di raccolta delle acque reflue ostruiti dagli arbusti e dei tombini intasati dal fango.
Esiste un comitato di quartiere, si dice. Esiste un assessorato alla gestione urbana? Un urbanistica che non si cura solo di imporre divieti e multe ma di un ufficio tecnico che sappia impiegare le maestranze per tempo affinché le naturali precipitazioni invernali e quelle improvvise estive siano adeguatamente manutenute?
Mario Iannino, 2007, a scuola di seduzione C'è un universo abitato da più categorie di persone che lascia spazi a gestualità inusu...