Nuvole di “tardiddhi”.
I tardilli sono una specialità dolciaria calabrese. Una di quelle leccornie che si prepara in casa appositamente per le festività di Natale.
Ogni famiglia ha il suo metodo personalizzato che non riguarda solo i tardiddhi ma un po' tutta la preparazione dei piatti tipici che caratterizzano le festività religiose e persino le ricorrenze dei componenti della famiglia.
Ho assaggiato diverse specialità durante gli anni ma quelle che ricordo volentieri sono quelle che faceva mia nonna. I tardiddhi di nonna non erano duri, corposi, anzi si scioglievano in bocca: “cchi vvua on ajiu i dienti ...” che ci vuoi fare, non ho i denti … Nonna sembrava volersi scusare ma io quelle sue innovazioni le adoravo. Il trucco stava nell'impasto.
Gli ingredienti erano pochi: farina q.b., un bicchiere di vino bianco, ½ bicchiere di evo, un pizzico di lievito, una spolverata leggera di zucchero e l'impasto era pronto per essere “sfilato”.
Una volta pronto l'impasto, nonna, lo sfilava a mo' di grissino, lo tagliava a tocchetti e li passava sul fondo del “crivo” come facevo con gli gnocchi per rendere l'effetto rigato.
Era un fulmine, in cucina, la nonna! In un lampo impastava, tagliava, confezionava e friggeva. Una volta fritti, gli gnocchi, li sgocciolava e li passava nuovamente in padella ma questa volta col miele.
Un attimo e via! Pronti per essere impiattati. Ma non finiva lì.
Si premurava di aromatizzarli con i prodotti nostrani: limoni, mandarini, arance e qualche gheriglio di noce,
sì, erano davvero buoni i tardiddhi da nonnina mia.
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