“dicci ca sì e futtatinda, tantu non cangia nenta...”. Dì di sì e non ti preoccupare, tanto non cambia niente. (dice un adagio catanzarese).
ma come fai a non dire qualcosina in merito a quello che i media definiscono "l'asse"
“Gratteri-Oliverio-Magorno”.
Questi tre uomini delle istituzioni a
vario titolo e sentimento parlano delle “nefandezze” che alcuni
dirigenti regionali attuano da tempi immemorabili a danno dei
calabresi onesti e, sempre secondo Gratteri, Oliverio e Magorno, pare
che tutti i mali della Calabria li abbiano provocati loro. Può darsi
che sia così. D'altronde Gratteri è credibile! È un uomo dello
Stato che conosce benissimo l'animo e la cultura di una certa frangia
umana che risiede in Calabria e anche fuori regione che ha le mani in
pasta nei diversi settori economici e finanziari. Gente che fa favori
e pretende favori dentro e fuori le istituzioni. La cosiddetta mafia
dei colletti bianchi.
Questo fa paura! Ma andiamo per ordine.
Secondo il Corriere della Calabria, che
cita Magorno:
«La Calabria merita una classe
dirigente preparata, onesta e competitiva che metta al centro della
gestione della Pubblica amministrazione il bene comune e gli
interessi della comunità. Non possiamo che condividere quanto
affermato da Nicola Gratteri, neo procuratore della Repubblica di
Catanzaro». Gratteri, in sisntesi, ha definito i quadri della
Pubblica amministrazione in Calabria «più pericolosi della
'ndrangheta». «Ma “cambiare” - prosegue Magorno - nel senso di
“riformare” la macchina amministrativa nella sua complessità non
è cosa semplice ma va fatta con decisione. La classe dirigente che
incarna il cambiamento è quella che premia competenze ed
intelligenze e combatte il decadentismo di idee, valori ed etica a
favore di una gestione virtuosa della pubblica amministrazione. Una
classe dirigente illuminata è quella che, in ogni settore, cerca di
capire cosa non è andato per il verso giusto e come si possa
rilanciare la propria azione politico - amministrativa. E' una
questione di responsabilità. In questa direzione - sostiene ancora
Magorno - molto è stato fatto. Basti pensare ad uno degli obiettivi
raggiunto dal presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, in
questo anno e mezzo di legislatura: il rinnovamento dell'apparato
burocratico, una assoluta novità per il nostro ente regionale. (mi
piacerebbe sapere in cosa consiste questo rinnovamento visto che sono
sempre le stesse persone ad occupare i posti di potere).
Secondo l'enfatico Magorno: Molto è
stato fatto, e molto altro deve essere realizzato nella direzione
della costruzione di una classe dirigente all'altezza delle sfide che
abbiamo davanti per fare della Calabria una regione al passo con
l'Europa, capace di essere da traino ad un Paese che ha bisogno delle
sue potenzialità per tornare grande: è necessario fare i conti con
incrostazioni e sistemi centrati su improduttività e clientele
assunti a consuetudine. Il Pd calabrese non abdica alla
responsabilità di partito di governo: è pronto a fare la propria
parte con coraggio per il cambiamento di cui la Calabria ha bisogno
per guardare al futuro con fiducia, costruendo un percorso virtuoso
capace di tirare fuori la nostra regione dalle secche del malaffare».
Belle parole! Se non fosse che Oliverio
si è cucito addosso dei regolamenti regionali su misura senza
riuscire a combinare niente. Dalle regole sugli assessori e sui
consigliere che se chiamati a coprire gli incarichi da assessore
dovrebbero dimettersi.
Dalle uscite pubbliche buoniste di
facciata in netta contraddizione con la blindatura degli uffici
presidenziali e l'arroganza di certi suoi stretti collaboratori.
Però una cosa buona l'ha fatta. Ha
portato tutto il suo apparato da Cosenza a Catanzaro e l'ha insediato
a piè pari nella macchina regionale. Ha, contemporaneamente,
mantenuto gli stessi quadri della p.a. ai loro posti di comando.
Ha nominato dei tecnici per fare gli
assessori. E gli eletti nelle commissioni regionali.
Insomma comanda lui! E ogni decisione
deve essere vagliata da lui.
Ha fatto le stesse passerelle politiche
dei governi passati
Se è vero che la colpa del dissesto
calabrese è di chi ha preso decisioni sbagliate e della politica che
li ha nominati, come afferma Oliverio e Magorno, Oliverio dov'era
fino ad oggi? Non è stato anche lui un assessore e consigliere
regionale delle edizioni precedenti? Non è vero che la sua
disciplinata rete disseminata in ogni angolo degli uffici regionali
lo aggiorna continuamente?
Insomma, stando a quello che si
vocifera, Oliverio, tiene ben salde le redini della macchina pa
regionale. Quindi, inutile scaricare la colpa sugli altri e fare di
tutta l'erba un fascio. In questi lunghi e tormentati anni c'è stata
anche una sequela enorme di impiegati e funzionari che hanno lavorato
secondo i crismi della legge.
E poi, non mi sembra un modo
politicamente corretto quello di scaricare il marcio sugli altri.
Anche chi lavora in regione è un
cittadino calabrese. E se il presidente della regione Calabria
rappresenta tutti... dovrebbe sapere anche come fare per governare i
dirigenti e gli impiegati buoni e cattivi che operano in mala fede.
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