E funzionava l'assistenza sociale.
La sede centrale dell'inam (l'istituto nazionale assicurazione contro le malattie) è ancora lì, nel centro storico di Catanzaro.
La cassa mutua, come si diceva una
volta, erogava servizi sanitari ai cittadini e risolveva i problemi
di piccola entità, il più delle volte, nell'immediatezza, subito
dopo gli esami di routine fatti nei laboratori annessi e prescritti
dai medici.
storica sede INAM, via Acri, Catanzaro |
La specialistica in offerta era
semplice: otorinolaringoiatria. Quindi orecchio naso e gola. E poi,
ostetricia, ginecologia. Andrologia. Oculistica. Ortopedia.
Toglievano anche il gesso e
prescrivevano i forni da fare nella stessa struttura di via Acri per
accelerare e migliorare la calcificazione delle fratture ossee. Fu lì
che m'ingessarono un braccio e feci la prima conoscenza della
struttura medica. Ma il dato traumatico non fu questo. Bensì un
altro:
Ricordo l'odore acre dell'alcool usato
per disinfettare gli utensili. Lo stanzone disadorno. I pochi mobili
in bachelite color acqua marina e la sedia con l'anima in tubolari
d'alluminio sulla quale fui guidato per sedermi e subire l'intervento
per l'asportazione delle tonsille.
Stai fermo! M'intimò l'anziano dottore
col camice bianco e una padellina luccicante sulla fronte tenuta
ferma da una fascia di cuoio allacciata stretta attorno alla testa.
Ecco, intreccia le gambe attorno ai
piedi della sedia e metti le braccia dietro la schiena
tu tienigli ferme le braccia!, disse
ad una paramedica.
Così immobilizzato mi fece aprire la
bocca e la bloccò con un divaricatore che puzzava d'alcool. Il
sapore del metallo frammisto ad alcool e ad un indecifrabile
anestetico lo sopportai per qualche minuto. Poi, quando l'anestesia
locale fece effetto, il medico impugnò una sorta di pinza dentata e
STAKK asportò prima una e poi l'altra ghiandola mentre io premevo
con le gambe attorcigliate alla sedia e facevo faticare l'infermiera
che mi teneva ferme le braccia da dietro la schiena.
Fatto! Sei stato coraggioso! Meriti un
bel gelato. E mi raccomando, signora, gli dia solo cose liquide e
fresche per i primi giorni. E tu non sforzarti a parlare. Vedrai, nel
giro di pochi giorni ti sentirai meglio.
La cosa buona dell'operazione, fu il
gelato. Un enorme gelato che mia madre mi comprò appena fuori dalla
cassa mutua.
La nocciola era squisita, ma, nonoste
le qualità organoletiche del gelato artigianale, ancora oggi,
l'odore acre dell'alcool e del medicinale assorbito durante
l'operazione mi perseguita.
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