racconto breve di mario iannino
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"scorcio di Palermiti, Catanzaro" |
Casa mia era situata sulla sommità di una collinetta nella parte storica del paese. Dal balcone, abbracciavo con lo sguardo l'azzurro del cielo e il verde della campagna all'unisono.
Ormai non mi sorprendono più gli incontri ravvicinati. Sembra di essere nel giardino dell'Eden. Il silenzio è rotto dal canto degli uccelli. I merli modulano frequenze melodiose ininterrotte ma il loro canto muta all'arrivo di un intruso. Il maschio, ma le femmine non sono da meno, si catapulta nelle prossimità dell'invasore. Saltella aprendo le ali minaccioso. l'intruso scappa inseguito e sgridato proprio come fanno le mamme quando strigliano i bambini che l'hanno combinata grossa.
Più in là
Qualche leprottino solitario si avventura oltre il marciapiede in cerca di tenera erbetta. La trova. E se ne ciba ignaro dell'incombente pericolo. Dietro il tronco di un albero la lontra aspetta. È enorme. Simile a un topo gigante bagnato tiene d'occhio il pranzo. Non posso permetterglielo!
La palla di pelo è troppo carina! Non merita una fine precoce. Faccio rumore. La lontra alza il pelo bagnato. Tenta di mimetizzarsi inutilmente. Non oso avvicinarmi oltre. Aspetto. Confido nella fuga del piccolino e per evitare che prenda direzioni pericolose mi pongo a qualche metro dalla lontra che, imperterrita, rimane immobile.
I minuti passano. Il leprotto, sempre più intento a cibarsi, sembra avvicinarsi alla minaccia in agguato. Batto le mani e con quattro salti s'allontana. Per oggi ha raggiunto l'area franca e alla lontra non resta che gettarsi lentamente nel canale.
L'ultimo chiodo.
Tornò alla carica a più riprese l'uccellino. Le tentò tutte. Saltellò dalla testa ai piedi. Poi ritornò sul palmo della mano è cercò di estrarre il grosso chiodo che la teneva fissata al legno. Il sangue, parzialmente coagulato, sporcò le sue bianche piume. Ma non diede peso. Gonfiò le ali e il petto, triplicò le forze. Puntò le zampette nel palmo facendo attenzione a non toccare la carne viva ma senza risultato; ogni sforzo risultò vano e non gli rimase che volare via per mettersi al riparo. Qualcuno con in mano una tenaglia agitò l'aria, si avvicinò cupo, s'inginocchiò e estrasse l'ultimo chiodo. L'uomo liberato fu adagiato nel lenzuolo e avvolto. L'uccellino volò via sporco di rosso sangue. Da quel giorno, per ricordare la misericordia dimostrata verso chi soffriva, l'uccellino prese il nome di pettirosso.
La scogliera di Cassiodoro è situata tra i comuni di Stalettì e Montauro, nel golfo di Squillace. L’affaccio sul mare è spettacolare! ...