Se ne fa tanto un gran parlare e tutti sono costernati al solo pensiero di apprendere di essere spiati negli affetti più intimi. in effetti, quando fu introdotto nel sistema della democrazia italiana lo strumento delle intercettazioni telefoniche per combattere la malavita organizzata, fece scalpore specie nel popolo della sinistra libertaria che accusò il governo di allora di voler spiare indistintamente tutti i cittadini, buoni e cattivi nella stessa rete, perché si conosce l’inizio delle intercettazioni, ma non si può ipotizzare se il “filo di Arianna degli ascolti” si ferma al necessario o va oltre il superfluo e curiosa anche nei legami sentimentali di quanti, loro malgrado, siano stati contaminati nell’inchiesta. Infatti, è venuto fuori che alcuni cronisti ci hanno inzuppato il biscotto ben benino nelle notizie torbide, specie amorose o di “pilu”, che, se pur prive di rilevanza investigativa, condite sapientemente, quel tanto che basta, fanno vendere giornali e salire le quote d’ingaggio dei parolai prezzolati. Ed è da questa forma di sistema che la società si deve proteggere, sottraendo ai gossippari le fonti di notizie piccanti; cestinarli nell’immediatezza, appena l’inquirente comprende che l’amante non c’entra nulla con l’indagato o il colluso.
Privacy non è sinonimo di arroccamento ma tutela della sfera intima; difesa dei valori calpestati dai despoti e dai regimi totalitari, ma anche da chi li sciorina ai quattro venti con scopi destabilizzanti, per abbattere nemici e buttare fango sugli avversari.
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