sabato 6 febbraio 2010
Calabria: regionali 2010, le cose fatte e quelle da fare
Dal mio punto di vista, le regionali calabresi, salvo colpi di scena eclatanti, galleggiano nelle acque stagnati dell’ignavia collettiva. Indolenza dovuta a mancanza di visioni collettivamente positive per quanto concerne la soluzione degli atavici problemi occupazionali, sociali, territoriali; problemi vissuti e condivisi col resto dell’Italia, condizionano la pacata analisi dei fatti.
Il concetto dominante che si sente per le strade è: sono tutti gli stessi, quando sono là, seduti sulle poltrone del potere, pensano solo a loro stessi, ai loro familiari e ai loro amici…
È allarmante la sfiducia dei cittadini italiani nei confronti delle istituzioni.
A pelle, non si può biasimare nessun elettore e nemmeno credere che il leader tal dei tali possa cambiare ruolino di marcia dall’oggi al domani. Ci vorrebbe una bacchetta magica!
Cambiare è un imperativo che deve crescere dentro di noi; tutti, indistintamente, dobbiamo collaborare, secondo le nostre singolari forze, mettere a disposizione i saperi per far sì che questo stato di cose, da tutti sconfessato, cessi.
Le trasformazioni sono lente ma se c’è la volontà corale di cambiare, la pazienza di aspettare, e, nel frattempo pungolare la classe dirigente a progettare nuove strade per un futuro migliore, nulla è impossibile! È ovvio che nell’attesa la gente non debba patire la fame o vivere di stenti. Chi ha tavole opulenti deve sapere diventare ospite, anche non essendo Cristiano. La fame fisica e mentale è una brutta bestia: una condizione umana umiliante, da eliminare. Quanti hanno la consapevolezza di essere emancipati devono avere il coraggio sociale e la forza morale di accogliere i meno fortunati come fratelli, aiutarli a crescere e vivere secondo le leggi dei paesi civili. Questo è il momento della condivisione. Ciò è stato fatto in Calabria! Interi paesi sono rinati insieme ai nordafricani. Badolato è l’esempio pratico di un’integrazione sociale intelligente; curata giorno dopo giorno dalle amministrazioni locali e regionali. Oggi, nel territorio regionale calabrese vivono giovani famiglie cristiano-musulmani, popolazioni di migranti, musulmani che hanno saputo integrarsi con la cultura italiana. Uomini e donne che hanno saputo interagire e crescere insieme, grazie anche alle lungimiranti guide che ne hanno saputo accompagnare il cammino.
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