Notti e giorni si alternano e tra qualche mese ricominciano le vacanze estive; riprenderemo a lamentarci del caldo, dell’acqua sporca, delle imbarcazioni che arrivano sulla battigia, dei ragazzi che schizzano mentre vorremmo rosolarci al sole caldo di Calabria.
Tra qualche mese avremo novità politiche, istituzionali, e, forse, qualche buona nuova nella sfera del privato.
Tra qualche mese la bagarre politica elettorale sarà finita. I nemici torneranno a dialogare, a dividere e occupare posti di potere, a governare il sottobosco. Tutto come prima con più l’odore nauseabondo del putridume dilagante di un malcostume sociale incancrenito che deprime la morale comune e annulla la cultura di un popolo. Un popolo di morti viventi che vive rincorrendo bugie sparse dal cappellaio matto e dal suo esercito di leccalecca.
Il putridume dilaga; contagia le menti narcotizzate dai messaggi televisivi addomesticati dai programmi spazzatura e dalla disinformazione imposta come verità di regime. Un regime che sa di morte. Morte della cultura. Morte della morale. Morte della giustizia.
Ma, nonostante il profumo di morte che segue e spegne i giorni dei singoli la vita collettiva continua.
E allora che muoia il seme dell’oblio. Il seme della demenza che domina i popoli privi di memoria storica. La demenza che ammorba tutto e cancella i misfatti col suono suadente della voce del piazzista contemporaneo di pentole e vasellami; il venditore di fumo che promette paradisi terreni ai suoi seguaci; lo showman che fa dimenticare gli imbonitori che l’hanno preceduto e che hanno incantato le masse; fomentato odio; causato guerre; conflitti etnici; religiosi; creato miti e leggende; causato carneficine; costruito lager; legittimato omicidi etnici; cancellato il futuro di bambini inermi.
Per non dimenticare gli orrori collettivi, diamo uno sguardo al passato, ripercorriamo le azioni che hanno spento i sorrisi dei bambini deportati insieme ai genitori solo perché ebrei, zingari, oppure perché omosessuali, neri, insomma razze ritenute inferiori; e non dimentichiamo quei bambini rapiti, addestrati alle armi, mandati al macello o usati come pezzi di ricambio per il mercato opulento.
Non lasciamo che lo sberleffo del cappellaio matto copra fatti abominevoli ma reagiamo alla mistificazione e sfrondiamo il presente da oltranzismi e incomprensioni per aprire al dialogo alla conoscenza alla comprensione, se vogliamo lasciare un buon ricordo ai nostri figli e non essere maledetti dalle future generazioni! Difendiamo la democrazia!