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lunedì 12 agosto 2024

Gaza, rispetto e tutela della popolazione indifesa

 

" ©iannino2024-come foglie in balìa del vento-
biro rossa su cartoncino"

Indignarsi non costa nulla!

Davanti ai crimini di guerra l’indignazione è un sentimento di poco conto. Chi impone l’uso delle armi al proprio esercito e scarica grappoli di morte dal cielo diffondendo terrore e distruzione sugli inermi è degno di un solo appellativo: assassino. Perché Bombardare scuole, ospedali e luoghi di culto cinicamente per cercare di colpire i guerriglieri della fazione opposta è una barbarie indegna! Punto!

martedì 29 marzo 2022

Ripudiare la guerra è un imperativo, sempre!

 

Pretendere che siano rispettati i propri interessi e perciò mettere in campo sistemi di distruzione e morte a discapito anche di persone inermi e prive di colpe individuali è un crimine! Non si discute!!! ma Baiden (Biden per i poliglotta sofisticati) ha mancato di tatto diplomatico nel dire che Putin è da “eliminare” dalla scena politica sovietica e mondiale.

Se dessimo ragione al vecchio zio d'america allora dovremmo pretendere che anche chi affama e schiavizza una parte di mondo perché avido e attento solo ai propri interessi economici e commerciali dovrebbe essere inibito. 


La vita si dà e si toglie con estrema disinvoltura nel mondo globalizzato e settato sull'ego. Basta sapere veicolare le notizie e farsi trasportare dall'onda emotiva dai social per essere visto come un benefattore o un despota.

I fatti evidenziano, se pur nel lungo termine, che non sempre ciò che brilla è oro e benessere per i popoli.

La vita, suggerisce la natura, è cosa semplice ma delicata! E l'embrione prima di essere forma di vita definita è una sorta di magma che aspetta di essere fecondata. E perché ciò avvenga si deve rispettare un protocollo ben definito dalla natura e dall'uomo.

Distruggere ciò che la donna ha procreato insieme all'uomo è un atto CRIMINALE!

La morte violenta non ha ragione mai d'essere sperimentata in nessuna parte del mondo specialmente quando sopraggiunge a seguito di una decisione dispotica ordinata da chi sta comodamente al riparo.

Altri focolai continuano ad ardere in terre più o meno lontane da noi...

sabato 3 aprile 2021

Nascite, sacralità, diritto alla vita

Cosa si può postulare sulle ricorrenze religiose che non sia stato detto?

Ognuna delle ricorrenze ha un significato che ha a che fare con il cammino degli uomini; quindi gli usi e i costumi praticati nel tempo dalle diverse comunità.

Nella nostra comunità la Santa Pasqua è sinonimo di rinascita. Resurrezione del Cristo immolatosi per purificare i peccati terreni. Ecco, i peccati terreni! Non è forse uno dei peccati più gravi e intollerabili quello inflitto a un essere vivente quando gli si toglie il diritto alla vita e se ne causa la morte?

Non mi riferisco agli aborti, questa è, a mio avviso, una scelta individuale ascrivibile alla legge del libero arbitrio. Mi riferisco alla uccisione violenta. A quell'azione brutale e animalesca che guida i pensieri e la mano di mandanti e assassini di qualsiasi estrazione politica, mafiosa, criminale e, peggio ancora, alla violenza della sottocultura della politica. A quella forma che giustifica l'annientamento del proprio simile per cupidigia che non è necessariamente attraverso l'eliminazione fisica.

La delazione è una delle peggiori brutali e infamanti azioni che si possa concepire. Anche la fecondazione brutale; lo stupro è violenza contro l'umanità. E il ruolo sacro della donna.

La donna è procreatrice di vita. È madre. Moglie. Sorella. Figlia!

Il rispetto assoluto dell'altrui libertà è vita che rigenera; si fa passione. È amore!





venerdì 8 gennaio 2021

a te che sei parte di me

A tavola non si invecchia mai.


Da noi non è un motto ma uno stile di vita che apprendiamo fin dalla nascita. Il primo pensiero per ogni mamma calabrese e del sud in genere consiste nell'alimentare i propri figli. E più il cibo è abbondante e buono e meglio si soddisfa la propria gratificazione. Sì, avete capito bene: la propria, quella materna. Perché le mamme e in seguito le nonne conferiscono al buon cibo un'infinita quantità d'amore.

È naturale sentirsi chiedere dalle mamme e nonne: “come stai, hai mangiato, vuoi mangiare qualcosa?” anche in età adulta. A me è capitato spesso! e non solo da parte diretta di madre o padre.

M, nello specifico, Appena varcata la soglia di casa lo sguardo di mamma indagava il mio volto. Valutava, come facevano un tempo gli estimatori delle fiere di bestiame, peso forma e buona salute anche se non ci vedevamo che da poche ore. Il distacco ombelicale, per i genitori non è mai reciso del tutto. E i figli sono sempre da  comprendere e proteggere.

E poi arrivano i nipoti e l'amore assume forme ancora più mature  e permissive.

Superato il compito dell'educatrice e dell'educatore, i genitori, nella terza età, trasferiscono affetto e comprensione maggiori nei figli e nipoti.

I nonni comprendono di più o tornano bambini ormai privi del fardello di preoccupazioni imposti dal sistema educativo e comportamentale?

Affettuosamente, e mi vedo anch'io in questi atteggiamenti, giustifichiamo alcuni comportamenti dei nipoti che non avremmo consentito ai nostri figli, loro genitori.

La vita prosegue.

La discendenza non è un semplice atto ereditario formato di cromosomi e alchimie chimiche. Non è somiglianza genetica. Appartenenza morbosa. La rinascita è comprensione del miracolo. Opportunità di crescita. Opportunità di sbagliare. Amare. Sbattere la faccia contro le cattiverie e ripartire.

La vita è questa! E chi ama ne è consapevole. Nulla sfugge allo sguardo indagatore genitoriale. Figuriamoci a quello dei nonni che, nonostante l'età comporti acciacchi vari e qualche velo di cataratta, è sempre vigile. L'empatia è istantanea nei confronti dei cuccioli in fasce che lanciano i primi vagiti e rallegrano le case. L'affetto calmo e sereno dei nonni è una grazia per il benessere psicofisico dei piccoli pargoli.

Benvenuta nuova vita!


mercoledì 18 marzo 2020

La vita continua

L'amore al tempo del coronavirus.


Flertare in tempi di pandemia è commovente.

La brunetta, caschetto liscio di capelli appena stirati, tipo fai da te, cammina a passo svelto lungo la strada deserta. Leggins neri, giubetto fuxia e borsetta capiente a tracolla.

Parla al telefono. Qualche decina di metri dopo è ferma accanto ad una macchina. Il ragazzo scende e parlano a distanza di sicurezza come impone il dl governativo varato da Conte.

“Dove vai?”. Oh mamma sto qua sotto! “Sì ma questo tuo amico lavora?!”. Sì lavora. “Mi raccomando fai attenzione...”.

Queste le poche parole che mi sono giunte all'orecchio.


Lei gesticola. Lui la ascolta con le braccia conserte. Sembra leggermente in imbarazzo. Non so se per l'incontro, forse il primo, o per paura del contagio.

Lei è più spigliata. “... una ragazzina di terza mi dice: prof come faccio a connettermi con zoom... Devi fare così...”. Parlano vicini alla macchina ferma al bordo strada.

È una bella giornata di sole. È primavera. Il mandorlo è fiorito. Gli uccelli cantano inni alla vita e gli innamorati sprigionano adrenalina. Sana, contagiosa adrenalina. E la vita continua a scorrere

domenica 9 febbraio 2020

Sasà Leotta, campione di fair play

Ciò che siamo.


Inevitabilmente arriva il momento del commiato.

A noi
che rimaniamo ancora un po'
resta il tuo sorriso.

Il tuo fare sereno
lo sguardo solare.
L'abnegazione
per ciò che hai amato.

Le cose buone
e
quanto ti sei speso
per realizzarle.

Non hai lasciato vuoti

giacché gli spazi
da te vissuti
sono contaminati
e
ricolmi
di quieto
perseverante
amore.

Ciao zio Sasà.

lunedì 1 maggio 2017

R/Esisti.

Mano nella mano io non smetto
Di guardarti senza farmi accorgere.
Hai l’aria stanca di chi ha dormito poco
In tutto questo tempo
E forse ha sognato troppo ad occhi aperti.
Chi sogna troppo ne ricava meno
In una realtà esiliata dai sogni morbidi.
Bisognerebbe resistere al potere tiranno
Del tempo
E non lasciargliela vinta neppure un momento
Se non amministra bene il nostro diritto
Di vivere in pace.
Ma non è tanto il tempo il punto cruciale,
Siamo noi che dobbiamo resistere
Contro noi stessi e le nostre ire, le nostre passioni,
Le nostre emozioni più traditrici.
E allora tu che ti accorgi di lottare contro te stessa
(R) Esisti.

domenica 30 aprile 2017

Stagioni.

L’onda dei ricordi non si calma
Come un naufragio d’amore imperversa
Tutta la testa.
Le stagioni che ho vissuto sono tutte
Colorate, naufragate, agitate, annodate e snodate
In tanti troppo pochi giorni,
in millecento arcobaleni
che è in un baleno che sono passati
ma che tra cuore e stomaco
son rimasti incanalati.
Le mie priorità indubbia vanità
Effimera sciocca conoscenza di chi
Non mette da parte sé per dare agli altri.
E io che no, non riesco a metterti da parte
Con tutte le stagioni che abbiamo passato
Non posso credere che questo troppo poco tempo
Sia già finito.
Ma ti prego ridammele tutte ste stagioni.
Voglio il caldo dell’estate così soffocante,rilassante e svestita.
(E ancora) voglio il tepore dell’autunno per decide se mettere vestiti o restare  ad annodarci.
E voglio l’inverno gelato per ghiacciarci i pensieri e scaldarli con un po’ di rum.
E voglio la primavera per rifiorire insieme a te.
Volta dopo volta e
Stagione dopo stagione è così
Che fluiscono le emozioni
E mi percorrono tutto il corpo.
Vedi adesso strana fortuna?
Lo stomaco ha vinto e si lascia invadere
E possedere da ciò che l’ha sempre mosso e smosso.
Ridammele tutte ste stagioni.
Voglio il caldo dell’estate così soffocante,rilassante e svestita.
(E ancora) voglio il tepore dell’autunno per decide se mettere vestiti o restare ad annodarci.
E voglio l’inverno gelato per ghiacciarci i pensieri e scaldarli con un po’ di rum.
E voglio la primavera per rifiorire insieme a te.
Io le voglio ma non solo,
quanto le pretendo e tu che ti sei già concesso
Non puoi più togliermi quello che mi hai dato.
E adesso te lo dico:
Lasciamoci soffocare, lasciamoci avvolgere e rilassare e restiamo nudi che l’estate è così che vuole
E resistiamo alle tentazioni dell’autunno seducente o forse lasciamoci andare.
In inverno stemperiamo i pensieri col vino.
E la primavera facciamoci fiorire.
A noi che siamo impauriti dalle ombre
Spegniamo la luce e accendiamo i sensi.
Voglio il caldo dell’estate così soffocante,rilassante e svestita.
(E ancora) voglio il tepore dell’autunno per decide se mettere vestiti o restare ad annodarci.
E voglio l’inverno gelato per ghiacciarci i pensieri e scaldarli con un po’ di rum.
E voglio la primavera per rifiorire insieme a te.
Io le voglio ma non solo,
quanto le pretendo e tu che ti sei già concesso
Non puoi più togliermi quello che mi hai dato.
E adesso te lo dico:
Lasciamoci soffocare, lasciamoci avvolgere e rilassare e restiamo nudi che l’estate è così che vuole
E resistiamo alle tentazioni dell’autunno seducente o forse lasciamoci andare.
In inverno stemperiamo i pensieri col vino.
E la primavera facciamoci fiorire.
In una vita a ciclo unico. A senso unico.

sabato 29 aprile 2017

L'alba del giorno prima.

Eppure posso, voglio e sento di dirtelo:
mi manca come aria
l’odore intenso
della nostra complicità.
Prender fuoco in un attimo,
 In una fiamma che tocca l’apice
E poi con una coperta spegnersi piano.
E’ sempre stata come
L’alba del giorno prima
Così serena prima che arrivasse
La tempesta.
Lo dicono i saggi che la pioggia
Non dura in eterno,
ma gli scogli lo sanno che
in inverno l’acqua agitata gli sbatte addosso
giorni, mesi, senza sosta alcuna.
E gli scogli lo sanno che l’acqua
Li leviga con la sua forza.
E io penso che non m’importa
Per niente
Far passare la tempesta
Ma ritrovarmi serena
E imparare qualcosa da ciò che
Succede.
E io lo so che ritroveremo tutto
Ciò che momentaneamente
È perso. Come quel ricordo in soffitta
Tanto cercato ma disperso per distrazione
E non curanza.
Così una volta che lo ritrovi
Gli dai il doppio delle cure
E glielo dici ferma: quello che è successo
È solo una pallina di carta gettata via
Di parole scritte male.
E adesso ascolta:
Torniamo ad ardere,
e così sia.
(Ai ricordi, a tutti quelli che abbiamo, d'amicizia come d'amore, nel mutare inesorabile del tempo. Ai ricordi, agli inizi e alle prosecuzioni.)

mercoledì 26 aprile 2017

Percorrendo strade.

Ma quante strade, sono tutte ad un bivio
Dello stesso colore con forma angolare
Ma che strano che a guardarle tutte
 mi gira la testa.
Sanno tutte cosa dire e dove portano
Anche se infine non lo sanno dove conducono.
Sono tutte vorticose
e all’orizzonte dritte e buie
E io vorrei allontanarmi, ma senza alcuna via
D’uscita sto davanti a queste strade deserte
Senza segnaletica e personale, senza vigili, senza pedoni, senza
Un niente che sia niente.
Sento solo il tuo eco che mi confonde e non capisco
Da dove venga così mi giro ma senza scorgerti
Guardo avanti
E ti chiedo dove sei,
 Mi dici “sono qui”
ed è la stessa segnaletica che non capisco.
E  “qui” non è un posto,
“qui” è una condizione, è un davanti, è presso, è affianco.
E tu non sei “qui”, io non ti vedo.
Tu non ci sei.

mercoledì 24 agosto 2016

Pane e cipolla, soldi, sacrifici e

La resa dei conti.


Piove a dirotto. Anche Il cielo sembra voler dare l'ultimo saluto. La resa dei conti è arrivata.

Tuoni fragorosi annichiliscono i componenti della banda rifugiatisi sotto il portico.
Gli ottoni sono al riparo.
Se continua a buttarla così i musicanti non potranno accompagnare il feretro e suonare il requiem secondo le ultime volontà dell'estinto.

I becchini predispongono il carro funebre mentre i musicisti addossati l'un l'altro intonano il salmo. 

Grosse gocce d'acqua cadono sul legno tirato a lucido e scivolano via immediatamente.

Nonostante il maltempo il corteo si muove alla volta della Chiesa. ( qualcuno sussurra: il prete ha fretta: dopo c'è il battesimo. che ci vuoi fare: questa è la vita! chi nasce e chi muore...)

Ne è valsa la pena? È valsa la pena condurre una vita di sacrifici e sofferenze, angustiarsi, riempire la valigia coi sogni dei migranti, lavorare senza risparmiarsi in terra straniera con l'obiettivo di appianare la strada ai figli?
Sotto il cappello si agitano i pensieri. Nascosti agli occhi e agli orecchi altrui si intrecciano i se e i ma in una incognita spirale fatta di opportuni, ipotetici pragmatici pensieri terreni volti a migliorane i giorni propri e quelli altrui.  ... non sarebbe stato meglio se ...


Tag: riflessioni, sotto il cappello, vita, opportunità

venerdì 6 dicembre 2013

Mandela, esempio da seguire

R.I.P. Madiba, ora tocca a noi agire sulle idee. 


Il mondo piange Madiba, io no! Io sono grata al mondo per aver donato a noi Nelson Mandela.

Il suo pensiero vive e migliora le menti, nonostante le ingiustizie dei forti sui deboli che continuano a governare la terra.

Mandela, come Gandhi ha tracciato la strada della libertà per i diseredati, gli oppressi, gli ultimi.

Oggi, dopo una lunga agonia, il suo corpo ha cessato di respirare. Si è arreso all'inevitabile. Ma mai si è arreso alla tirannia degli uomini.

A divulgare la sua lotta contro l'apartheid, la sua stoica determinazione, se pur in carcere e farlo conoscere ai giovani, alcune firme del rock che presero parte al “Free Nelson Mandela” e al mitico festival “artist united against apartheid” organizzato da Steve Van Zandt, fido amico del Boss a Sun City nel cuore del potere bianco sudafricano.

Bono. Lou Reed. Springsteen. Bob Dylan. Alcuni dei menestrelli rock che hanno cantato “Mandela” in quanto icona di “fratello e o sorella soggiogati” per la libertà del il pensiero di Mandiba.

Ma, anche una canzone per nulla pensata con le stesse intenzioni, “I Want to Break Free”dei Queen (contestati, perché andarono a suonare in Sudafrica in quegli anni e non con gli stessi intenti di Van Zandt e soci) è stata adottata e divenne l'inno dell'Anc, il partito di Mandela.

Ecco, sì, mi pace pensare che le sue sofferenze siano servite a qualcosa. E che il suo pensiero continui a vivere e che arrivi a governare la terra.

Ciao Madiba. Un bacio.
R.I.P. Nonno Nelson, ORA TOCCA A NOI TENTARE DI CAMBIARE LE MENTI.

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