Abitare un'idea

Abitare un'idea necessita forza di volontà, ragionamento e passione.

Jan Dubuffet ne ebbe e lo dimostrò nel perseguire le sue convinzioni in merito all'arte. E per continuare nella sua ricerca convintamente abbandonò di fare arte in prima persona e dedicò tempo agli emarginati, agli esclusi della società rinchiusi nei manicomi o posti ai margini per la loro cultura e censo.


Raccolse numerosissime opere tra disegni e pitture. Diede ascolto alle persone e alle loro intime emozioni. Gli artisti atipici, etichettati nell'ormai nota e consacrata “scuola dell'arte brutta” rozza e priva di canoni estetici derivanti dalla concezione accademica del “bello” assoluto, furono un altro punto di rottura nella storia dell'arte istituzionale e commerciale.

L'arte brut continuò a fare proseliti
In architettura, secondo la treccani, il termine è applicato a un particolare uso del cemento armato (béton brut) riscontrabile in opere quali l’Unità di abitazione di Marsiglia (1948-54) di Le Corbusier. Una ripresa del termine e della sua peculiarità si diffonde in Gran Bretagna (new brutalism) nel corso degli anni 1960 e 1970. Precursori e teorici di quest’ultima tendenza sono A. e P. Smithson (scuola superiore di Hunstanton 1951-54), orientati, oltre che a una rivalutazione delle istanze funzionali e strutturali, a conferire nuovi significati formali ai materiali, deliberatamente esibiti.




Negli anni Sessanta e Settanta il disegno minimalista, in architettura, si innesta con prepotenza nel cuore di tutte le città del pianeta, o quasi.
Catanzaro è una di queste. E la costruzione della cooperativa “cassa edile” è la struttura abitativa brutalista per eccellenza. La sua struttura è semplice. Quasi spartana e il colore iniziale del cemento a faccia vista sembra cozzare con i fabbricati contigui.

La filosofia costruttiva iniziale avrebbe voluto il manufatto trascurato negli aspetti esteriori.


Sporco e pioggia. Queste le prerogative ideali dei fautori del brutalismo architettonico.
Sferzato dalle intemperie, il cemento, di un grigio povero, quindi, segnato e vissuto dal tempo e privo di tutti quei piacevoli dettagli che rendono l’architettura antica a misura d’uomo e perciò accettabile visivamente, non ebbe estimatori a flotte.


Il calcestruzzo brutalista, oggi, e gli elementi modulari minimal in cemento e ferro, sono preferiti per adempiere alle funzioni strutturali pratiche come le infrastrutture stradali, centri commerciali e negozi oppure scuole e edifici universitari, famosi sono i cubi (minimalisti, essenziali nella loro forma geometrica, privi di cemento faccia vista visibili ma estremamente funzionali e connessi coi camminamenti aerei in ferro alveolare) dell'Università della Calabria in Rende, cs.


Nel 1980 i moduli prefabbricati dei pannelli in calcestruzzo sigillarono il palazzo, a completamento delle singole strutture abitative degli appartamenti della cooperativa cassa edile in Catanzaro, nel quartiere corvo.


L'ospedale; il cremlino; e tanti altri nomignoli furono appioppati al palazzo sempre con una nota di disapprovazione estetica.
La forma, secondo il concetto estetico comune, prevaleva e prevale ancora, sulla sostanza.

Io sono orgoglioso di abitare un'idea minimalista che guarda al sodo da quel lontano 1980 ma con una particolare attenzione alle contaminazioni cromatiche tese a sottolineare linee e volumi senza alterarne la filosofia iniziale.


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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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