Tra presidenziali americane e referendum italiano regna il più alto smarrimento, perciò,
Me lo sono perso volentieri il confronto tra Hilary e Donald anche perché in Italia abbiamo il nostro bel problema che non è per nulla trascurabile.
Anche se l'America condiziona la
politica di mezzo mondo e quindi quanto accade in USA riguarda per
riflesso anche noi non me la sono sentita di aspettare le tre della
notte per assistere allo show.
Mi era bastato il servizio dell'inviata
di Riccardo Jacona per fugare, semmai ce ne fosse stato bisogno,
l'idea di Trump presidente della potenza economica e politica
americana.
Impossibile pensarla nelle mani di un
fanfarone che sa solleticare l'ombellico delle masse impaurite e
incolte.
Anche Hilary Diane Rhondam sposata
Clinton mi suscita qualche riserva. Ma tra i due mali, se non spunta
qualcuno migliore, si sceglie sempre il minore.
Stessa cosa vorrebbero che accadesse in
Italia i sostenitori del sì. Cioè quelli che sostengono il
referendum voluto da Renzi e caldeggiato oltre misura dalla Boschi.
Anch'io avrei voluto una riforma
democratica del parlamento e delle camere. Uno snellimento dell'iter
politico delle leggi e delle decisioni politiche nazionali. Ma qui si
contrabbanda una presunta riduzione dei senatori e del relativo
carrozzone politico fatto di segreatari e portaborse, autisti, parco
macchine e quant'altro che con la nuova proposta non avverrà anche
se il sì vincesse.
E poi, votare no significherebbe
schierarsi idealmente con la destra pacchiana di Salvini e company.
Dare spazio alle idee di Brunetta che, non dice male, anzi gli devo
dare ragione. E anche se da noi si dice che la ragione è dei fessi
questa volta ha davvero ragione!
È una riforma arraffazzonata!
Che fare? Recarsi alle urne e votare
no? Astenersi completamente e non andare affatto? … un dilemma
amletico mi divora...
Sì NO NON LO SO
Sì NO NON LO SO
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