Nella campagna di
Carlopoli, piccolo centro calabrese a due passi da Soveria Mannelli,
in località Castagna, nel bel mezzo di prati coltivati a grano,
sonnecchiano, dimenticate tra le macchie mediterranee, sobri ruderi
della prima architettura romanica.
Sono i resti dell'antica
abbazia di Santa Maria del Corazzo.
Un luogo aperto a chiunque
e privo di tutele, che stuzzica la curiosità storica e fa riflettere
sul tempo dell'uomo, sulla laboriosità e sulla spiritualità che
ancora aleggia nell'aria. Basta socchiudere gli occhi dopo aver
osservato i resti per vedere nella propria mente il maestoso edificio
ormai ridotto a rudere.
Sono proprio i ruderi che
permettono di immaginare la maestosità dell’abbazia e la sua
centralità sociale nel medio evo tra i boschi silani.
I resti delle camere dei
monaci, i magazzini, i locali per la foresteria, la cappella per i
visitatori, la farmacia, il refettorio, i magazzini, insomma, tutto
quanto serviva alla comunità religiosa dei benedettini, nonché
l'intervento sul fiume Corace, deviato per irrigare i campi e per le
necessità idriche del convento.
La cronaca monastica
testimonia la presenza dell'illustre monaco fra' Giocchino da Fiore,
e la stesura delle sue opere più belle e significative ad opera di
esperti amanuensi del pensiero gioachimita.
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