Servizio Pubblico.
Puntata scoppiettante quella di ieri
sera. Tra gli ospiti il signor “so tutto io e sono il più bravo e
acculturato d'Italia”, Vittorio Sgarbi, che tra un epiteto e
tante svolazzanti capre ignoranti ha fatto mostra della sua cultura
parlando delle nuove conoscenze acquisite dislocate tra il centro e
il nord Italia con qualche puntatina in Sicilia. E della
Calabria, nella quale, tra i tanti impegni è anche presidente
del comitato scientifico per i festeggiamenti del pittore MattiaPreti, come mai nemmeno un accenno?
Sgarbi è imprevedibile. Forse ha
programmato qualche intervento più in là, nel corso della puntata
di Santoro. Invece no. Non parla della Calabria neanche quando
cita i luoghi deturpati dalle pale eoliche, delle rotatorie o dai
ponti. Eppure, in Calabria, abbiamo a che fare con uno dei ponti più
assurdi della storia. Come altro definirlo se non assurdo quanto
ruota attorno al progetto ponte, considerando l'enorme dispendio di
denaro pubblico sperperato:
Il ponte sullo stretto che
avrebbe dovuto unificare la Calabria con la Sicilia tra Reggio
Calabria e Messina.
No, per Sgarbi la Calabria non esiste!
Se ne faccia una ragione il prof. Mario Caligiuri, assessore
regionale alla cultura.
La cultura è importante! E questo
nessuno lo mette in dubbio. Anzi, da calabrese rivendico il ruolo che
la Calabria deve occupare nel sistema Italia. Un ruolo importante, di
primo piano vista la storia. Ma la cultura è sensibilità cognitiva,
per intenderci, è considerazione dell'atto creativo in ogni sua
accezione.
Fare espressivo da contestualizzare, non
nel momento storico testimone tra committente e artigiano-artista,
né tanto meno dalla riuscita formale dell'atto espressivo scaturito
da una commissione ma, nell'attimo temporale in cui il lavoro è
citato. Ovviamente, i Maestri che hanno fatto la storia dell'arte e
che troviamo nei musei rimangono pietre miliari, testimoni del loro
tempo tramandato ma manipolato (come dice qualcuno: la storia la
scrive chi vince).
E i titoli, le lauree, beh, quelle
mettiamole da parte, perché, citando Sgarbi e chiedendo scusa a un
animale che fa di necessità virtù, di capre, titolate, il mondo è
pieno.
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