mercoledì 11 novembre 2009

come usare i segni d'interpunzione (:,;.)


Aldo Gabrielli, lessicografo, glottologo e letterato, nel suo trattato “si dice o non si dice?”, analizza aspetti e schemi costruttivi della lingua italiana e chiarisce quanto le grammatiche non dicono; e per me, ragazzo scapestrato, contrario a ogni forma d’imposizione e alle figure dispotiche, tra le quali collocavo i prof, è stato di grande aiuto. Ha chiarito, finalmente, e convalidato quanto da me, mediocre studente, supposto e sostenuto in contrapposizione ai concetti inculcati dai prof privi di creatività che pretendevano concetti brevi e (cir)concisi.
L’argomento che mi sollevò dalle preoccupazioni formali e dai profondi dubbi accentuati negli anni scolastici da un’avvenente prof, è quello riguardante i segni d’interpunzione laddove assicura, autorevolmente, l’assenza di una regola fissa che stabilisca tassativamente come o quando debbano essere usati i segni della punteggiatura.

“…Poiché questi segnetti, piccoli ma importanti, che collochiamo qua e là nei nostri scritti hanno,
come tutti sappiamo, la funzione di pause tra l’uno e l’atro concetto – e di pause lunghe più o meno secondo la nostra precisa ed esclusiva intenzione- essi non possono, ovviamente, essere legati a un sistema fisso di collocazione. Essi fanno parte, piuttosto, dello stile stesso di chi scrive. Perciò c’è chi punteggia con abbondanza e chi con parsimonia, chi dà, poniamo, alla virgola un certo valore di pausa e chi un altro; chi ama fare i periodi brevi, e ricorre quindi a frequenti punti fermi, e chi preferisce invece i periodi lunghi, e di punti fermi ha perciò raro bisogno. Certo è che punteggiare con logica e misura fa parte strettissima dello scrivere bene.
Dirò, come consiglio generale, che non bisogna mai fare un uso esagerato della punteggiatura; l’eccesso di virgole, di punti e virgola, di due punti eccetera può dare, anziché colore ed efficacia, un andamento affannoso e zoppicante.”

Perché mi è capitato nel 1981 questo libro tra le mani e non negli anni in cui la prof d’italiano mi scombussolava le virgole?

lunedì 9 novembre 2009

cittadinanza attiva


Cittadinanza attiva

Negli stati democratici, tutti i cittadini, indistintamente, devono dare, secondo le proprie energie, l’apporto necessario per migliorare lo stato di benessere collettivo attraverso il lavoro, lo studio, la ricerca, l’arte, la cultura, lo sport, la politica e perché no, anche il cazzeggio, a completamento dei molteplici microcosmi che compongono la società.
Considerando, quindi, le azioni dell’uomo positive, è da apprezzare chiunque voglia dedicare il proprio tempo per servire il prossimo e migliorare il benessere della collettività.
Paladini, uomini e donne eticamente irreprensibili, che lottano, quindi, per debellare i mali oscuri che insozzano, mortificano e depredano la società.
Campioni ognuno nel proprio campo d’azione che lavorano per migliorare se stessi e l’altro:
L’artista suggerisce poetiche creative, il docente forma e guida le giovani menti, lo sportivo tonifica il corpo, l’attore, il fantasista, il cabarettista sprigiona ilarità e invita a riflettere…

È auspicabile, in virtù di quanto accennato, che una schiera di paladini senza macchia e senza paura scenda in campo a difesa e tutela dei deboli; di quanti non hanno tranquillità economica e sociale, certezze presenti e future; insomma, di quanti sono privati della dignità di vivere in uno Stato di Diritto, non cambiando mestiere o casacca ma impegnandosi ulteriormente laddove è più indicato il loro agire.
A ognuno il suo! Guidare il destino degli uomini è un’azione combinata di cultura, strategie, riflessione, determinazione, consapevolezza: conoscenza!
L’esperienza di tipografi, palazzinari, impresari, scienziati, calciatori, giornalisti, pornostar ecc. prestati alla politica serve a migliorarla? E nello specifico, una persona che conosce i segreti della lavorazione, conservazione, commercializzazione del pesce, è sprecata tra gli scranni della politica? Quanto è accaduto fino ad oggi, non lascia spazio a dubbi!
Allora? Meglio una scuola di pensiero che rilanci la politica attraverso saggi maestri e degni adepti che, pur nella diversità ideologica, sappiano gestire solidalmente interessi comuni e cittadini, fino a quando questi ultimi non avranno maturato una coscienza pura di cittadinanza attiva.

domenica 8 novembre 2009

Pop art e Nouveau Réalisme: America vs Europa


1960, Pop Art e Nouveau Réalisme, America vs Europa.
La mercificazione dell’arte, asservita al potere economico e politico delle lobby dominanti, pilota concetti e gusti visivi, sovverte i valori delle operazioni genuinamente Culturali e, nel caso della cosiddetta pop art americana tesaurizza nel tempo il prodotto kitsch di largo consumo.
L’esempio storico è testimoniato da artisti, studiosi e cronisti che hanno vissuto l’episodio dello “sbarco” americano alla biennale di Venezia del 1964.
Enrico Baj, artista italiano, così ricorda l’episodio nel suo libro “L’ecologia dell’arte”: La giuria internazionale supinamente accettò di dare il gran premio della Biennale a Rauschenberg perché così si aveva da fare. Ma quando il verbale era già steso e il premio deliberato, ci si accorse che entro il recinto della Biennale non era esposta neanche un’opera di Rauschenberg, che si dovette di corsa e in gran segreto recuperare e mettere in mostra nel padiglione americano.
Mentre alcuni cronisti del tempo così descrivono la scena dello sbarco:
Le opere arrivate da oltreoceano appartengono ad artisti della scuola newyorkese della Pop Art, promossa e sostenuta in America dal gallerista italo-americano Leo Castelli.
I lavori sono scortati dalla Sesta Flotta della Marina Militare Americana, schierata in formazione di combattimento per mettere il territorio in sicurezza, presidia tutti gli spazi disponibili, dai giardini della Biennale, al consolato Usa fino al teatro della Fenice.
Non v’è dubbio che l’operazione commerciale attuata dagli organismi americani, riuscì appieno; in maniera scientifica coinvolsero artisti e canali intellettuali europei.
Gli americani, negli anni sessanta, furono sovrastimati a danno dei maestri dell’avanguardia storica e della grande arte classica e rinascimentale europea e oggi vivono di rendita sulla falsa riga di un’arte popolare nata a New York.
Rauschenberg non si limita solo alla pittura, nelle sue composizioni introduce elementi materici, oggetti, addirittura animali impagliati, operando una fusione fra questi e la pittura alla quale non rinuncia mai. Il nome che l'artista dà ai suoi assemblaggi alchemici, composti di pitture e oggetti è combine-paintings, ossia pitture combinate. Niente di nuovo, comunque: già i dadaisti avevano adoperato un linguaggio simile in tono dissacratorio nel dopoguerra per contestare un modello culturale bacato. Ma lui, Rauschenberg, non si limita alla semplice, commerciale stampa serigrafica!, gioca con il materiale che accumula nello studio, utilizza tutto ciò che gli capita sottomano per creare armonie creative e per il modo di usare gli oggetti di uso comune è accostato alla pop art. Forse, per questo gli fu assegnato il premio internazionale alla biennale di Venezia del 1964.
Jhons, Dine, Oldenburg, Lichtenstein, Andy Warhol e altri, rappresentano in senso maestoso il sistema visivo, pubblicitario e consumistico della merce/icona della pop art americana e del mondo moderno.
Mimmo Rotella, artista catanzarese (7 ottobre 1918), nel 1958 ebbe, come amava dire, un’illuminazione zen davanti ai manifesti lacerati, che pubblicizzavano film sui muri della città. Intuì la forza evocatrice dello strappo; la poesia proposta dalle porzioni di messaggi antecedenti, dai colori sbiaditi, dal segno tipografico differente in quanto a grandezza, colore e forma del carattere. Con estrema sensibilità, Mimmo Rotella, evidenziava o scopriva; graffiava la carta del manifesto, interveniva con la pittura; incollava e accumulava in teche di plexiglas i manifesti pubblicitari. Declamò poesie fonetiche suggerite dai versi dei pastori calabresi; lavorò sui retro d’affiches. Questa, in estrema sintesi la sua azione creativa più conosciuta grazie all’incontro del 1960 con il critico d’arte francese Pierre Restany teorico del Nouveau Réalisme, che trasformò un gruppo variegato di autori francesi e italiani in movimento culturale in contrapposizione al new dada e alla pop art americana. Nel 1961, a Nizza, Restany organizza il primo festival del nouveau réalisme che registra un notevole successo, personale e di pubblico.
Mimmo Rotella, viaggia molto, visita il Nepal e l’India; lavora in Francia, Italia e America. Nel 1980 si stabilisce a Milano dove muore il 9 gennaio 2006.

mario iannino

sabato 7 novembre 2009

Giunta Loiero: fondi di solidarietà per i lavoratori espulsi dalle azinde in Calabria



La giunta Loiero per il sociale: fondi per i lavoratori in difficoltà espulsi dalla aziende.
Nei bandi per il reinserimento occupazionale delle persone svantaggiate, il Presidente della giunta regionale della Calabria Agazio Loiero e l’assessore al lavoro Maiolo, sono parte attiva, visti i problemi occupazionali contingenti, nell’aiutare le persone a vivere con dignità e serenità gli anni della vecchiaia.
Infatti, per quanti sono fuori dal mercato del lavoro e non hanno maturato i requisiti per raggiungere la pensione sociale, la giunta ha deliberato “il Piano di Reinserimento Occupazionale 2009”.

Di seguito la nota divulgata dall’ufficio di presidenza della giunta in merito ai problemi occupazionali dei cinquantenni calabresi.

Salvaguardare i lavoratori in gravi difficoltà economiche e con scarse possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro. Questo l'obiettivo di due bandi (stanziamento complessivo 8 milioni di euro) per favorire il ricollocamento dei disoccupati che non possono usufruire degli ammortizzatori sociali e incontrano difficoltà nel trovare un nuovo impiego in ragione dell'età o di una professionalità poco definita.
I bandi fanno parte del Piano di reinserimento occupazionale 2009, approvato dalla Giunta nel giugno scorso e rimodulato nell'articolazione finanziaria proprio per far fronte alle difficoltà dei soggetti più “deboli” e meno tutelati.
Il primo bando prevede lo stanziamento di 4 milioni di euro in favore dei lavoratori espulsi da aziende con meno di 15 dipendenti e che non possono dunque accedere agli ammortizzatori sociali o di quelli che hanno cessato di usufruirne o, ancora, sono rimasti esclusi dagli accordi perché non in possesso dei requisiti necessari. Con le risorse stanziate, saranno dunque concessi sussidi ai lavoratori che non godono di alcuna forma di sostegno attraverso la loro utilizzazione in attività socialmente utili e di pubblica utilità all'interno di amministrazioni o enti pubblici, società a partecipazione pubblica, cooperative sociali o loro consorzi.
Il secondo bando persegue l'obiettivo di consentire il raggiungimento dei requisiti pensionistici ai disoccupati calabresi ultra-cinquantenni ai quali occorrano meno cinque anni di contribuzione. Grazie allo stanziamento previsto (3 milioni e 700 mila euro) la Regione potrà riconoscere, ai lavoratori selezionati attraverso un'apposita graduatoria, un'indennità mensile pari alla quota necessaria per coprire il costo della contribuzione occorrente per il raggiungimento del diritto alla pensione.
Queste categorie di lavoratori, secondo la Giunta regionale che ha approvato il Piano e la Commissione consiliare competente, costituiscono il target più a rischio di esclusione sociale e necessitano dunque di interventi mirati che ne favoriscano il ricollocamento nel mondo del lavoro.
La Regione intende così rispondere alle urgenze poste dall'attuale crisi occupazionale e ridurne l'impatto sulle condizioni di vita dei lavoratori.
Soddisfatto l'assessore alle Politiche sociali e al Lavoro, Mario Maiolo: “Fra il 2008 e il 2009 abbiamo avuto una crescita degli ammortizzatori sociali sugli over 50 del 360 per cento. Si tratta di disoccupati che difficilmente potranno essere ricollocati. Queste evidenze – ha detto l'assessore Maiolo – ci hanno spinti a intervenire su queste categorie in maniera razionale ed efficace. E noi pensiamo che favorire il reinserimento di lavoratori poco qualificati attraverso i sussidi, 'accompagnare' un ultra-cinquantenne al pensionamento sia un buon modo per aiutare queste persone a vivere con dignità e un po' più di serenità un momento economico davvero difficile”.

venerdì 6 novembre 2009

citazioni in arte




I vernissage si susseguono, inviti di conoscenti, amici e sconosciuti riempiono la buca delle lettere, fanno squillare il telefono e poiché amo conoscere i molteplici volti della creatività umana, con profondo interesse organizzo visite e incontri.
Ogni volta che vado a visitare una mostra d’arte, davanti all’opera, mi sorge spontanea una domanda:
Quale meccanismo mette in movimento la creatività in questa persona e la spinge a esternarla?
Ovviamente, non sempre ciò accade, specie se mi trovo davanti a lavoretti artigianali o “stanchi” nel senso che ripetono una filastrocca già sentita fino alla noia; ma nel momento in cui queste domande si affacciano, significa che sono al cospetto di Opere degne di essere conosciute. A quel punto inizia il terzo grado all’artista; un interrogatorio soffice ma incalzante che mira a conoscere la personalità vera, quella fatta d’incertezze, slanci, riflessioni e visioni del mondo. Ma prima di dialogare con lui ho scandagliato i lavori; ho valutato la corposità del messaggio artistico, l’esecuzione e anche la tecnica che, immancabilmente spinge a cercare una relazione coi linguaggi noti della storia dell’arte. Eventuali evoluzioni linguistiche rivoluzionarie, suffragate dall’artigianalità dell’operatore, spesso invitano a volare alto, ripercorrere correnti artistiche sviluppate da personaggi singolari così da poter legare filologicamente presente e passato.
È quasi come incontrare una giovane coppia con la prole. Si cerca sempre una somiglianza coi genitori.
Non esiste il primato creativo nell’arte! L’arte è osservazione e rivisitazione del già Creato!
La genialità consiste nel sapere osservare e visualizzare il concetto con originalità. Ciò vale per le arti visive come per le altre attività umane.

giovedì 5 novembre 2009

da J. Christo a M. Iannino


©mario iannino

Alla maniera di Christo


Chi o quanti, tra adulti e bambini, sono rimasti turbati, shoccati, traumatizzati da perdere il sonno alla visione di un crocefisso? Quanti sono diventati serial killer? Stupratori, ladri, imbroglioni, mistificatori, despoti…
Bèh, se il risultato della visione di un simbolo che ricorda la pena di morte data dagli ebrei a ladri e malviventi d’Israele più di duemila anni addietro, e che, per i devoti, oggi, accorpa in sé concetti d’amore e di perdono incondizionato a quanti lo hanno insultato, deriso, mortificato e ucciso è così catastrofico per la delicata psiche di certa gente, allora è bene che questa gente così sensibile da intentare causa allo Stato Italiano eviti musei, chiese, luoghi di culto e monumenti; stia lontana dalle deleterie opere d’arte che hanno segnato e che continuano a segnare i percorsi dell’umanità! In poche parole: non devono vivere in Italia. Perché l’Italia è un enorme museo all’aperto e certa gente potrebbe farsi male per troppa, eccessiva cultura!
Le persone realmente sensibili penetrano il dato meramente visibile delle cose; sondano i molteplici aspetti racchiusi nel simbolo cristiano senza soffermarsi all’aspetto esteriore: vanno oltre al proprio naso. E ciò vale in tutti i campi dello scibile umano.

In arte, un singolare signore di nome Christo, all’inizio degli anni sessanta occulta pezzi di arredi urbani, ma non per questo i palazzi impacchettati cessano di esistere. Tutt’altro! L’impacchettamento dei maestosi monumenti suscita curiosità in quanti davano per scontato ruolo e esistenza dell’oggetto occultato.
Lo scossone visivo sembra destare interesse nell’opinione pubblica; sia se creato dall’uomo o dalla natura. Concettuale perché veicolato dall’uomo o evento naturale, il fare destabilizzante dei fatti condiziona le menti e rivitalizza l’ovvio.
Uno scossone analogo lo ha provocato nelle coscienze Cristiane la sentenza della Corte europea di Strasburgo nel definire coercitiva l’esposizione pubblica del Simbolo Cristiano: il Crocefisso.
La reazione di fedeli e laici alla sentenza è giustificata se si pensa alla cultura e alla tradizione cristiana che ha accompagnato generazioni intere di italiani.

Christo Vladimirov Javacheff, nel suo manifesto artistico asserisce: “Gli impacchettamenti? Nessuno può comprare queste opere, nessuno può possederle, nessuno può commercializzarle, nessuno può vendere dei biglietti per vederle. Il nostro lavoro parla di libertà”.

Ecco, in sintesi, spiegata, direttamente dall’artista, l’intenzionalità del suo operare. E nel segno della libertà, noi Italiani, che subiamo un verdetto poco chiaro, pur coscienti che il Simbolo in sé non determina in tutti la credenza della pienezza di Fede nel Salvatore Gesù, riteniamo che non sia affatto coercitivo per i credenti di altre dottrine religiose la sua esposizione nelle aule scolastiche.
D'altronde, l’uomo nel suo peregrinare incontra una miriade di persone, ognuno con credenze e usi differenti, si confronta con molteplici etnie e da queste esperienze nasce la cultura cosmica.
Nel campo dell’arte, ciò è avvenuto in parte. Assistiamo spesso alla commistione linguistica che trova il suo fluire spontaneo nel linguaggio visivo universale. Simboli, gesti, grafie primordiali o evolute, diventano lessici istintivi che accomunano razze e idee, seguono il peregrinare umano senza legarsi alla terra natia come nel caso di J. Christo. Ma anche il nostro Gesù, ebreo di nascita, misconosciuto come Messia dalla sua gente, diviene il tassello principe di una Chiesa che ha sede a Roma e proseliti in tutto il mondo.
L’amore per il prossimo, il rispetto della natura, l’esigenza di libertà sono elementi imprescindibili per l’evoluzione interiore. Religiosi, intellettuali e artisti puri né sono coscienti! Perciò operano al di fuori degli egoismi personali o di bandiera.
Passione, follia ingenua, teorie, queste, che trovano riscontro solo nella religione e nell’arte.

Quindi, lontano dall’essere blasfemo o irriverente, tanto per citare il pensiero cattolico secentesco, l’uomo, per capire appieno il creato deve osservare la natura, scoprire le leggi che governano l’universo e adoperarle saggiamente. Gli artisti in generale e Christo nel particolare, credo l’abbiano capito d’istinto; ora, per comprendere appieno l’uomo e l’artista, ripercorriamo alcuni momenti salienti della sua vita, in quanto, quella di Gesù Cristo è nota al mondo intero:
Christo Vladimirov Javacheff nasce nel 1935 a Gabrovo in Bulgaria; compie i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Sofia e nel 1958 si trasferisce a Parigi dove incontra Jeanne - Claude de Guillebon, sua coetanea. Si sposano e decidono di lavorare insieme. Nel ’61 allestiscono la loro prima “personale”. Nello stesso anno creano degli “impacchettamenti” sul porto di Cologne. L’anno seguente, protestano contro il muro di Berlino e in rue Visconti a Parigi organizzano un assemblaggio di grandissime dimensioni con barili d’olio e benzina impilati gli uni sugli altri. Iniziano così numerose proposte, realizzazioni di progetti di impacchettamenti poetici, giganteschi, attraverso i quali vogliono veicolare l’effimero come dimensione estetica e accompagnare l’osservatore distratto verso nuove visioni. Lo spazio antistante non si presenta agli occhi come nella consuetudine giornaliera: è occultato da enormi teli che, adagiati e legati su monumenti, costruzioni o distese incontaminate ne seguono forme e contorni.
La coppia si trasferisce a New York, dove vive e lavora tuttora, nel ’64, e prende la nazionalità americana.
Christo e Jeanne si appropriano degli spazi, drappeggiano, ritagliano, colorano monumenti e paesaggi, restituendo ai luoghi, urbani rurali o marini, una dimensione scultorea assolutamente nuova (Valley Curtain, Running Fence, Surrounded Islands, Biscayne Bay, Pont-Neuf a Parigi, il Reichstag a Berlino ecc…).
Christo e Jeanne-Claude, realizzano gl’interventi sul territorio con i propri mezzi; creano i disegni preparatori che sfociano in varie opere grafiche come litografie e serigrafie, collages, modellini e film la cui vendita serve a finanziare la realizzazione dell’opera vera e propria. “The Gates”, l’ultima loro realizzazione, è presentata a New York all’inizio del 2005. Si tratta di un percorso lungo circa 37 km attraverso Central Park, punteggiato di 7500 portici rivestiti di tende color arancio-zafferano. La loro performance, dal titolo “Sopra il fiume Arkansas”, li vede presenti nel Colorado per l’ennesimo intervento non distruttivo o asservito all’esigenza dell’uomo ma, empatico; vale a dire: azione equivalente al fenomeno di comunione con la natura.

Anche Mario Iannino cela evidenzia e lascia intravedere nuove poetiche. I suoi occultamenti sono, all’occorrenza blandi e inconsistenti, oppure spessi, densi di materia e colore; il velo che separa il “sotto” dal “sopra” dell’opera diventa filtro protettivo di fatti accaduti o che potrebbero accadere. Mentre, le lacerazioni, gli squarci, gl’impasti materici enfatizzano il percorso plastico; rendono lo spazio d’intervento discorsivo e accattivante sotto l’aspetto formale e analitico dei lavori.
Analisi, sviluppate secondo un personalissimo linguaggio visivo, frutto di un trentennio artistico trascorso in solitudine che l’ha portato a valutare in autonomia i percorsi artistici più consoni al proprio sentire. Le sue opere, caratterizzate dal bianco finale che diventa corazza catartica, sono il risultato serio di uno studioso che, in tutta umiltà, scandaglia i linguaggi dell’anima.

mercoledì 4 novembre 2009

Simbologie figurali nelle opere polimateriche di Iannino, artista Calabrese



Simbologie figurali nell’opera di Iannino




Il lavoro artistico di Mario Iannino, esponente della cultura calabrese contemporanea, pone l’osservatore nella condizione di chi cerca, insieme all’autore, suggerimenti e analisi giocose al disordine operato dall’uomo.
L’autore prima e il fruitore poi, scandagliano l’opera, penetrano gli squarci alla ricerca di tracce ataviche che sappiano tacitare angosce, mitigare paure o esorcizzarle.
Il fare artistico è un ri/vissuto atemporale comune, che prende spunto dalla materia usurata dal tempo e dall’uomo. È lo stimolo iniziale del fare artistico; una sorta di lavorio mutevole che si avvale della sensibilità poetica di chi osserva e trasforma con tecniche e attrezzi il dato visivo in linguaggio.
Linguaggio rinnovato dalla plasticità estetica, che riporta alla mente esperienze singolari: un déjà-vu lirico ma focoso, che getta in faccia l’originale problematicità sociale contemporanea.
Il linguaggio di Iannino, attinge nel quotidiano temi e mezzi espressivi in continua mutazione e si avvale della figurazione, del segno essenziale, della materia; che, personalizzati dall’esperienza pittorica e inseriti nel percorso alchemico della combinazione cromatica, materica e segnica, assurgono a puro linguaggio visivo.

amore passione morte nell'opera di M. Iannino



Evidenti simbologie nell’opera di Iannino

Il lavoro artistico di Mario Iannino pone l’osservatore nella condizione di chi cerca, scandaglia la materia di cui è composta l’opera, penetra gli squarci alla ricerca di tracce ataviche; un vissuto atemporale comune. Un ri/vissuto, nuovo dal punto di vista temporale, ma che riporta alla mente le esperienze dei singoli; il linguaggio di Iannino attinge nel quotidiano tema e mezzi espressivi; non disdegna la figurazione, il segno essenziale, la materia che, personalizzati dall’esperienza e inseriti durante il percorso alchemico della combinazione cromatica, materica e segnica, assume personalità e carattere artistico.


martedì 3 novembre 2009

la corte europea dei diritti umani contro il crocefisso nelle scuole




“Il crocifisso appeso nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni. Lo sostiene una sentenza emessa all’unanimità da sette giudici della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, presieduti dalla belga Francoise Tulkens, che hanno esaminato il ricorso di una cittadina italiana di origine finlandese.”

Si rimane di stucco a sentire certe notizie. Come se la presenza di un simbolo silenzioso facesse proselitismi incessanti e parlasse per tutto il tempo delle lezioni, inculcasse dogmi e fustigasse i ritrosi alla catechesi cristiana.
A parte le implicazioni umane racchiuse nella figura martoriata dalla crudeltà dei carnefici e dalle allegorie religiose inerenti l’amore per il prossimo, il perdono per le sofferenze e i peccati dell’uomo, chi non si riconosce nei simboli ha facoltà di dissentire; contestare ma non distruggere o eclissare con la forza il segno di riconoscimento di un popolo. È come voler distruggere la bandiera di una nazione perché ostile al modo d’intendere dell’ospite.
Di conseguenza, in ottemperanza alla sentenza, deve essere eliminato qualsiasi simbolo nei luoghi pubblici, religioso, politico, sociale, culturale perché a ben guardare lede sempre l’altrui coscienza poiché l’universo umano è variegato.
Si sta rasentando veramente l’assurdo! In nome di un’ipotetica parità si vuole imporre un cambiamento di rotta radicale della cultura e della società della Repubblica Italiana. Repubblica Sovrana e laica, con proprie leggi che tutela con il Concordato Stato/chiesa, le origini e la diffusione della religione cristiana attraverso l’insegnamento nelle scuole, ma dà, altresì, a quanti non vogliono seguire, l’esonero all’ora di religione in classe. È ovvio che, vivendo in uno Stato Democratico, anche se a maggioranza cristiana, non tutti i cittadini lo sono; esistono diverse confraternite, tant’è che persino con la dichiarazione dei redditi c’è la possibilità di donare l’8xmille a una miriade di chiese e associazioni no profit.
Senza tirarla per le lunghe: dove si riscontra la violazione di libertà dei genitori ad educare i figli secondo convinzioni personali e diversi dalla religione cattolica?
Chiedo:
Chi o quanti bambini sono rimasti turbati, shoccati, traumatizzati da perdere il sonno alla visione di un crocefisso? Quanti sono diventati serial killer? Stupratori, ladri, imbroglioni, mistificatori…
Bèh, se il risultato è così catastrofico per la delicata, sensibile psiche di certa gente, allora è bene che evitino musei, chiese e monumenti; stiano lontani dalle deleterie opere d’arte che hanno segnato i percorsi dell’umanità!

I linguaggi dell’uomo, breve esempio di semasiologia applicata.


I linguaggi dell’uomo, breve esempio di semasiologia applicata.


Il pensiero creativo, conosciuto con i termini “plastico, grafico, pittorico” utilizza una mediazione non verbale per registrare esperienze e divulgarle; se inserito in un contesto matematico, fisico, biologico o politico, il linguaggio grafico può aiutare nelle soluzioni dei relativi pensieri.

Il pensiero verbale, matematico, scientifico può essere rafforzato ed esposto al meglio attraverso esemplificazioni grafiche dei concetti.
Di seguito, uno dei tantissimi esempi della forza espressiva che assume il messaggio verbale scritto allorché corredato di immagini:

Catanzaro, Calabria

16°C
Attuale: Rovesci
Vento: O a 35 km/h (alle ore 17,00)
Umidità: 82%
mar



Stamane il vento ha soffiato ad una velocità di 50 km/h sulla città di Catanzaro. I vigili del fuoco sono accorsi per mettere in sicurezza alcuni tratti viari e proteggere i passanti da imprevisti pericolosi quali cadute di tegole, alberi e insegne. Secondo le previsioni divulgate da google il maltempo persisterà per tutta la settimana in corso.

Simboli grafici, matematici e metafore sono convenzioni accettate dalla comunità
mar



10° | 16°
mer

13° | 18°
gio

12° | 18° i segni convenzionali aiutano gli uomini a divulgare concetti;
elaborare linguaggi: esprimersi
ven

11° | 17°

nella scrittura, una parola può prestarsi a diversi significati:
la parola “porta”: può essere intesa come infisso, corredo del gioco calcio, un valico di montagna, o verbo se non inserita in un contesto esplicativo che ne indica la natura, le dimensioni, lo stile…
Mentre, per altre parole basta un accento: àncora (strumento della nave) ; ancòra ( per indicare la prosecuzione di una azione).

Nel linguaggio visivo, la figurazione esplicita nell'immediatezza il pensiero del fotografo, grafico o pittore che lo ha generato.

lunedì 2 novembre 2009

ultimo saluto a Natuzza Evolo, Mamma di tutti.


Solitamente, gli avvenimenti importanti, quelli che segnano i destini dell’uomo in generale e anche individuali non sono mai recepiti come tali nell’immediatezza. Al momento, l’evento è vissuto nella normalità più assoluta. Semmai, dopo qualche tempo s’inizia a meditare sull’accaduto e accorgersi del cambiamento epocale.
Nel caso della morte di Natuzza, la cognizione dell’enorme perdita è avvenuta nell’immediatezza, anche se, pur conoscendo le sue precarie condizioni di salute, nell’immaginario collettivo si credeva immune; erroneamente, molti hanno creduto che lei fosse tutelata dal rapporto privilegiato con l’Amore Infinito o volutamente, spinti dall’egoismo umano di cui siamo toccati, abbiamo voluto esorcizzare la sua dipartita. Le indicibili sofferenze non le hanno impedito di accogliere e consolare i suoi figli spirituali. E infine, il suo corpo, minato da lunghe malattie, non ha retto nonostante le amorevoli cure. Lei, mamma di tutti, non faceva distinzioni, accoglieva chiunque. Regalava sorrisi, parole dolci ma anche energiche strigliate quando era necessario. Ora, saranno in molti a sentirne la mancanza fisica, specie chi riversava su di lei angosce e paure terrene.
Il suo popolo è accorso a porgerle l’ultimo saluto nella casa di Paravati in Mileto a pochi chilometri da Vibo Valentia. Domani, martedì 3 novembre 2009, alle ore 15,00 sarà celebrata la Santa Funzione e, secondo le stime, l’onda d’Amore da Lei soffusa ai credenti ritorna a Lei centuplicata per accompagnarla commossa alla Casa dell’Amore Eterno.

domenica 1 novembre 2009

Natuzza Evolo non c'è più, rimane il suo esempio


Alcuni fenomeni sono impenetrabili dalla ragione umana. Tra questi, è totalmente insondabile il Mistero Natuzza Evolo: mamma moglie e mistica; persona semplice, che nella completa umiltà si dichiara verme di terra, peccatrice. Una peccatrice singolare che, alla stregua dei bambini in quanto a genuinità d’animo, dice di parlare con la Mamma Celeste e col suo figliolo Gesù.
I messaggi divulgati dopo la Quaresima e l’Assunta durante i quali soffriva e riviveva la Passione di Cristo, sono la testimonianza dei colloqui; ma la testimonianza, non si limitava al messaggio scritto, era suffragata da stimmate e ferite che comparivano sul suo corpo dolorante.
Sofferenza e preghiera, questo il suo modo di mondare i peccati degli uomini sulla terra.
E, non a caso, tutti i messaggi concludevano il dialogo con una riflessione rivolta ai giovani, al loro malessere, alla droga, alla strumentalizzazione della loro debolezza da parte dei potenti, all’accorata esortazione alla preghiera, ai cenacoli familiari, al dialogo coi giovani.
Oggi, domenica 1 novembre 2009, intorno alle cinque del mattino si è spenta dopo lunga sofferenza a paravati nella casa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, una casa di riposo onlus realizzata con i lasciti dei fedeli.
La Calabria perde il corpo martoriato di Mamma Natuzza ma non la Sua protezione che continua a vivere nelle preghiere, nelle opere e nelle testimonianze dei beneficiati e di quanti hanno avuto la grazia di conoscerla, parlarle e essere confortati da Lei.

Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre



Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre

Ieri sera, il tgr3 ha diffuso una sintetica notizia: Natuzza Evolo, la Mistica di Paravati è stata dimessa da una casa di cura privata perché le sue gravi condizioni di salute non consentivano ulteriori cure cliniche. Trasportata nella casa di riposo, fondata dalla Mistica, dove risiedeva abitualmente, Mamma Natuzza ha lasciato il corpo dolorante della materia per risorgere nello Spirito di Luce, quale sempre è stata.

A noi,che siamo stati testimoni della sua grande umiltà, non resta che perseguire i suoi insegnamenti trasformandoci in fiammelle sempre accese per essere degni agli occhi di Colui cui nulla è impossibile. Essere consapevoli che il nostro riferimento terreno non c’è più ci addolora molto ma la fede ci conduce lontano lì dove tutto è pace, dove non esiste la notte, il dolore, dove l’amore e la preghiera sono il cibo di tutte le anime, che finito il percorso terreno, vivono in comunione con il Padre Celeste.
Cara Mamma Natuzza, il nostro pensiero, in qualsiasi circostanza della nostra vita volerà sempre a te perché siamo sicuri che da lassù come un angelo ci starai vicino indicandoci la strada da percorrere.

osservandoti


Osservandoti

La telefonata, giunta inaspettata, riporta alla mente gli anni della passione giovanile: arte, politica, impegno sociale. … sì, quando si è giovani innamorati delle idee, il mondo assume una visione romantica: la società ha bisogno delle tue energie, ti butti a capofitto in discussioni e battaglie sociali. Vedi in bianco e nero, assumi atteggiamenti netti, disdegni compromessi e sotterfugi. Questo e altro ancora arriva alla mente.
Lentamente, il velo d’ombra che offuscava la passione giovanile si dissolve; lascia intravedere momenti, incontri, dibattiti che non hanno sortito a quanto auspicato. La realtà quotidiana, composta d’imprevisti, delatori, furbi e ambiguità associate al sistema hanno modificato, corrotto, vuoi per necessità o stanchezza, quel mondo ma non Te! Ti sei allontanato. Hai preferito isolarti; lavorare in silenzio. E ora, una voce alla quale non hai assegnato immediatamente un nome perché leggermente modificata, riporta a galla il passato.
Puntuale, alle 18,00 sei lì, presente. Munito di macchina fotografica, per immortalare gli amici e i compagni di tante discussioni. Invecchiati nel corpo e alcuni anche nello spirito, ognuno esprime o sottace momenti di vita personale; enfatizza successi e nasconde le azioni spregiudicate commesse per ottenerli.
È una farsa. Sorridi, scambi qualche parola; ti soffermi con le poche persone che, nonostante le inclemenze della vita, sono rimaste fedeli ai sani principi. E, senza fare neanche uno scatto con la macchina digitale, saluti e vai via.
Non parli; osservi le luci della notte; i fari delle macchine abbagliano il tuo viso. Impassibile, riponi la macchina fotografica nella borsa mentre ti sfugge un sospiro.
Che ceniamo? Ci facciamo una pizza vuoi?
Sì, la pizza va bene…

sabato 31 ottobre 2009

l'antipasto di Adriana: peperoncini piccanti ripieni



D’acchito sembrano enormi olive.
Carnosi, ripieni. Scrocchiano in bocca.
Il pizzicorino invita a un altro assaggio. Il bocconcino picca un po’ ma non eccessivamente e lascia in bocca una delicata rapsodia di aromi: lievi note di mare, campagna e, infine, il retrogusto gradevole di quel tanto di aceto piccante che purifica le papille. I peperoncini piccanti della signora Adriana sono squisiti. Sublimi! Le chiedo la ricetta e lei, con la bontà connaturata nei calabresi, risponde: è semplice! Non ci vuole molto per prepararli! Ecco, si procede così:

Antipasto calabrese di peperoncini piccanti ripieni
aore12

Ingredienti:

Peperoncini piccanti
Tonno
Capperi
Alici sottosale diliscate
Aceto
olio d’oliva

Preparazione:

1. Lavare i peperoncini
2. Togliere il gambo
3. Deporli in una teglia e coprirli con aceto di vino.
4. Lascarli immersi per 3-4 giorni
5. Sgocciolare
6. Scavare i semi dalla parte del gambo con un cucchiaino da caffè.
7. Farcire con tonno, un pezzettino di alice, un cappero.
8. Riporre i peperoncini ripieni in boccacci di vetro.
9. Coprire con olio e tappare.

venerdì 30 ottobre 2009

Aniceto Mamone, pittore naif?



I pittori che non hanno seguito corsi di studi regolari in licei artistici o accademie, nel gergo
©archivio M.Iannino
comune, erroneamente, sono etichettati come naif (parola francese che, tradotta letteralmente, in italiano significa “ingenuo”).

È senz'altro un ossimoro, una contraddizione in termini!

Non tutti sono a conoscenza che per realizzare un bel dipinto non è necessario seguire corsi di studi istituzionali che imbottiscono le menti di nozioni ma, piuttosto, apprendere le tecniche e abbandonarle nel momento della creazione come hanno asserito i maggiori artisti che hanno fatto la storia dell’arte.

In quanto, nell'attimo della creazione, per esternare onestamente poetiche personali, e chi fa della pittura ricerca e fonte comportamentale quotidiano ne è testimone e  lo mette in pratica, ovvero, abbandona la razionalità, inibisce insieme alle tecniche i saperi teorici, altrimenti i gusti estetici correnti, avvalorati dalle teorie di mercato, possono condizionere l’esito finale dell’opera.

L’artista è un ricercatore e come tale scandaglia materia e strumenti; personalizza i linguaggi espressivi conosciuti fino a trovare il proprio; non importa se figurativo, astratto, nuovi media ecc. Importa, invece e gioca un ruolo importante la passione e Aniceto Mamone, di passione ne aveva tantissima. Nei suoi lavori aleggia la magia dei puri che illumina scorci di paesaggi familiari; case strette l’un l’altra in intimi abbracci; ripide scale trasformate in scivoli giocosi.

In pittura, spesso erroneamente, chi dipinge figure e oggetti non attinenti alle regole costruttive dettate dalla prospettiva, adopera tavolozze elementari e personalizza lo spazio fuori dai canoni accademici è considerato naif.
Anche l'autodidatta è ritenuto tale, ma non è il caso di Mamone. Lui conosceva bene il mestiere e le tecniche tant'è che "quando era davanti uno scorcio, non si atteneva a ciò che vedeva con gli occhi fisici: lui dosava gli elementi, cercava l’equilibrio e considerava persino dove porre la firma, perché, diceva: "è parte integrante della costruzione del quadro".

mario iannino

gli spazi della comunicazione democratica, usi e abusi



Spazi sociali e sindrome della casta


Chi conosce un metodo efficace che faccia comprendere ai furbetti che è finito il tempo della retorica violenta e mistificatrice?
Anche i talk show storicamente accreditati si sono lasciati andare; prestano il fianco a schermaglie verbali forti che non lasciano capire nulla ai telespettatori.
Forse la redazione ha dimenticato di mandare agli ospiti un promemoria comportamentale insieme al tema da sviluppare in studio? Oppure i professionisti presenti a vario titolo credono di parlare a una platea di scemi?
Ogni appiglio è buono per sviare domande chiare. Ribaltare i concetti. Fare la parte della vittima. Assumere i panni e la corazza del paladino dei giusti.
I furbetti trasformano in farsa persino i drammi sociali; e non sarebbe un espediente negativo se seguisse un epilogo correttore dei problemi noti ma sottaciuti.
Invece perseverano. Forti della posizione di comando delegatagli dalle urne democratiche, i dirigenti, sembrano recitare un copione studiato a tavolino e quando qualcosa sfugge dai confini prestabiliti, iniziano ad azzuffarsi. Senza tralasciare i “poltronisti” fissi, che trovi dappertutto, onnipresenti peggio delle pandemie; e stanno lì, impassibili a ripetere la tiritera imparata a memoria come bravi scolaretti. Gente che cambia idee e casacche non in seguito ad analisi politiche serie ma in virtù del proprio tornaconto.
È una tattica che lascia annichiliti quanti credono nel rispetto della persona; nell’emancipazione dei meno abbienti e nella solidarietà.

ps. Un tempo il giullare, o sacro matto, diceva anche in maniera irriguardosa al sovrano quanto non andava nelle leggi promulgate e nei comportamenti regali; a volte la sua critica rimetteva in gioco concetti non esaminati. Oggi in un clima democratico (?) sembra non ci sia spazio per burloni, critici, analisti, artisti e giullari. Gli spazi democratici dell’analisi sociale e culturale sono occupati dalla casta…

nevicata, Aniceto Mamone, pittore calabrese


©archivio M.Iannino


Le strade che portano nell’entroterra calabrese sono conformate tutte allo stesso modo: curve, tornanti, brevi rettilinei contenuti in una stretta lingua d’asfalto. La viabilità è contenuta; pochi gli automobilisti che percorrono le vecchie strade provinciali. L’esistenza quieta delle cose fatte
dall’uomo e dalla natura è poesia. Poesia visiva che il pittore trasfonde sulla tela con sapienza e maestria. Aniceto Mamone è stato un pittore genuino; non amava né rincorreva le velleità. La sua natura buona si rispecchia nei dipinti rurali: le nevicate di un candore disarmante; i vecchi casolari di campagna; le marine. In ogni dipinto c’è impresso il carattere del luogo contaminato dall’umana sofferenza e dalla gioia. La semplicità pittorica con la quale Nino sviluppa le sue tele è disarmante: pochi i momenti di ripensamento e d’indugio. Lui lavora di getto; la sintesi espressiva racchiude insegnamenti impressionisti.

giovedì 29 ottobre 2009

le stagioni di Aniceto Mamone, pittore calabrese



Le stagioni di Aniceto Mamone, pittore Calabrese

La convenzione spinge a scandire il tempo e differenziarlo in stagioni.
©archivio M.Iannino

In natura, le stagioni si sono stancate di danzare per l’uomo e traghettarne le membra verso temperature differenti con dolcezza. Ora il girotondo è imprevedibile: caldo freddo caldo vento pioggia neve caldo freddo.
Primavera e autunno sono inesistenti nell’Italia meridionale.
In Calabria la bizzarria dell’escursione termica induce a dismettere gli abiti estivi intorno alla fine di ottobre/novembre per riprenderli immediatamente.
Giornate assolate in novembre, dicembre. Cielo plumbeo a marzo. Caldo estivo da maggio a ottobre.
I paesaggi innevati, le festività del Santo Natale caratterizzate dal freddo pungente sono un ricordo lontano. Ricordo che rivive nelle cartoline, nelle fotografie e nei dipinti di Aniceto Mamone.
Aniceto Mamone, con estrema sensibilità visualizza poetici particolari. I soggetti cari al suo animo sono le terre di Calabria. Dal mare ai monti; Aniceto, Nino per gli amici, segue il passaggio della natura. Ne traccia le caratteristiche peculiari. La sua tavolozza addolcisce, nasconde o evidenzia le asperità, le infiorescenze della natura nel rigoglio più alto.
Aniceto ama la Calabria. Il suo testamento poetico lo testimonia! Nino ha impresso poetiche indelebili su tele naif, a volte infantili; sinceramente infantili secondo la terminologia intimista che esprime, senza falsi pudori, quanto ha in animo un adulto. La sua tavolozza mostra poetiche genuine.
Nei tratti e nelle campiture cromatiche è vivo il sentimento d’amore per la natura, la terra; gli abitanti. Tutto ciò rivive nei suoi dipinti.
Lui, Aniceto Mamone ha concluso l’ultima stagione della sua vita ormai da qualche anno ma è ancora presente in famiglia per l’esempio educativo cha ha saputo infondere e nei ricordi degli amici, per il lavoro e l’onestà intellettuale delle sue azioni condensate nei lavori artistici, nei quali vive ancore.

provviste calabresi, u salatura



aore12Quando in Calabria non c’erano i mega centri commerciali e neanche i supermercati, le famiglie provvedevano a rifornire le dispense conservando i prodotti agricoli di stagione attraverso procedimenti tradizionali, tramandati dalla sapienza contadina. Le provviste casarecce variavano in base alle colture della zona. In molte case, era comune trovare “u salatura”, coccio cilindrico in terracotta, ripieno di ortaggi sottosale. La salamoia era composta di pomodori verdi, peperoni, melanzane, coste di sedano, olive, cetrioli, zucchine. Il tutto, lavato, tagliato, salato e depositato strato su strato nel contenitore di coccio e tenuto pressato da un coperchio di legno con sopra una pietra pesante. Tutte le mattine, la massaia controllava se la pressione del peso era sufficiente a schiacciare gli ortaggi, toglieva l’acqua in eccesso rilasciata per effetto della salatura lasciandone quanto bastava per tenerli coperti.
Invece, la giara, contenitore panciuto, modellato dai ceramisti di Squillace, conservava le provviste all’aceto di vino. Le giare erano riempite con cipolle, cetrioli, fagiolini, peperoni affogati nell’aceto.
Le provviste dovevano sopperire alle carenze stagionali dei prodotti conservati che, messe nei piatti, imbandivano le tavole.

Preparazione del “salatura” calabrese:

Tagliare gli ortaggi (peperoni, pomodori verdi, melanzane.)
Salare, mescolare
Deporli nel contenitore e tenerli pressati con un oggetto pesante;
Eliminare l’acqua in eccesso.

Oltre che consumati crudi come contorno o antipasto, possono essere gustati fritti.

rotolo di mozzarella ripieno


Uno stuzzichino veloce e gustoso


Rotolo di zio Mario

Ingredienti:

sfoglia di pasta di mozzarella;
5/6 fette di prosciutto cotto;
maionese;
lattuga;
tonno;
melanzane grigliate e un pizzico di peperoncino piccante
e pomodoro.

Preparazione:

1) si adagiano sulla sfoglia di mozzarella le fette di prosciutto cotto;
2) si farcisce con abbondante maionese,
3) una scatoletta di tonno in olio di oliva
4) 4/5 fette di melanzane grigliate,
5) Un peperoncino piccante,
6) Lattuga e pomodoro.
Dosati gli ingredienti secondo i propri gusti, si arrotola, si copre con le foglie di lattuga e si ripone in frigo per qualche ora.

martedì 27 ottobre 2009

italiani: coraggiosi moralisti


Italiani brava gente.


Mi ero ripromesso di non interessarmi più della questione Marrazzo perché ritengo necessario far decantare le notizie e lasciare che le cose si aggiustino principalmente per le persone care coinvolte inconsapevolmente; ma poiché, c’è molto gossip che asseconda le fantasie del popolino e monta la polemica, corre l’obbligo di esternare alcune considerazioni:

1. Perché il Presidente della Regione Lazio era pedinato dai carabinieri.
2. Chi ha ordinato la sua sorveglianza e perché.
3. Su quali basi era stato attenzionato dalle forze dell’ordine.

E ancora: come mai gli italiani, anziché indignarsi per il comportamento assurdo dei loschi figuri che hanno indossato indegnamente la divisa dello Stato Italiano, sono così solerti a giudicare, elargire dappertutto frasi indignate, gridare allo scandalo all’indirizzo del malcapitato?

Non ragioniamo con la nostra testa, seguiamo il branco e ci avventiamo sul malcapitato di turno fino ad annientarlo.
La nostra veemenza è un modo per mondare la meschinità che abbiamo dentro gettandola addosso all’uomo cattivo messo alla gogna da un sistema sociale che ha perso il raziocinio e si lascia condizionare da un sistema mediatico contorto.
Certamente il comportamento di Piero Marrazzo non è stato adatto a un leader. L’uomo che avrebbe dovuto dare esempio di correttezza e moralità ha adottato una condotta discutibile, poco edificante! Però, consentitemi un’ultima considerazione: può bastare un errore, se pur torbido, per mettere alla gogna un Uomo, sua Moglie i Figli e tutto quanto ha fatto di buono nella sua vita?

Indubbiamente le domande sono molte e anche le risposte sono molteplici. Sembra che l’esperienza di “mi manda rai3” non gli sia servita a nulla: colpa della tensione emotiva provocata dall’irruenza dei ricattatori? Probabilmente se avesse denunciato subito ora, ci sarebbe stato un altro capitolo da scrivere ma sarebbe comunque rimasta ferma l’indignazione dei bigotti.

mecenatismo o morte dell'arte?



L’assenza del mecenate è sinonimo di libertà intellettuale?
O siamo tutti, indistintamente, asserviti al potere dei soldi?


Il concetto filosofico astratto che dà spazio a mere disquisizioni intellettuali non raccoglie larghi consensi nella massa se non è ritenuto immediatamente produttivo.
Teorie e pensieri, destano attenzione nei ceti sociali se ritenuti utili e realizzabili per migliorare la quotidianità dei popoli in termini di prodotti che servano al sostentamento fisico o mentale. Ciò spiega in parte l’assenza dei grandi mecenati dell’arte e della fabbrica produttiva in voga fino a qualche decennio addietro. Oggi l’artista è qualcosa di diverso: una via di mezzo tra il filosofo, l’artigiano, il sociologo, il webmaster che vive e osserva, analizza e propone.
Un tempo gli artisti erano sostenuti e indirizzati nella realizzazione delle grandi opere dalla classe dominante. Non a caso, i maggiori tesori artistici appartengono al clero, ai nobili e alla borghesia.
Le rappresentazioni prettamente figurali indirizzano gli osservatori a seguire visivamente quanto divulgato verbalmente per avvalorare il proselitismo della classe dirigente.
Oggi la funzione d’immagine è ottemperata dalla pubblicità, dalla visibilità che la classe dirigente si ritaglia nei mezzi di comunicazione di massa e non dalla maestria pittorica di un Raffaello, Leonardo, Delacroix, Tiepolo… Anche perché sarebbe da sciocchi spendere energie artigiane che richiedono tempi lunghi e fondi, spesso consistenti, per immagini meglio eseguite dai nuovi media.
L’arte, quindi, come linguaggio libero di un essere contemporaneo affrancato dalla dipendenza del mecenate. Ma quanti tra gli operatori della comunicazione visiva artistica sono affrancati dal mercato?
Sembra che un nutrito numero segua le tendenze della massa e la incoraggi ubbidendo alla richiesta dell’immagine shock, originale e dissacratoria a qualsiasi costo.
Il pubblico cerca in un quadro o in un’immagine divulgata dai mass media il tonfo emotivo, qualcosa che lo acchiappi alla gola o frulli nella testa anche per poco tempo, vista la durata della comunicazione mediatica contemporanea. Il messaggio, qualora ce ne fosse uno, deve essere un contenitore polivalente di ossimori, meglio se dissacranti, ambigui, fobici: purché produca ricchezza! raccolga proseliti e dia visibilità al narciso.

lunedì 26 ottobre 2009

polpettone alla calabrese, in bianco e al sugo per condire la pasta


Come preparare il polpettone alla calabrese.

Ingredienti:
Fettine di vitello preferibilmente taglio dietro coscia
Preparare un impasto con:
Carne tritata,
Uova fresche,
Pane, lasciato in ammollo nell’acqua,
Formaggio pecorino grattugiato,
Aglio,
Provola di latte
Salame calabrese stagionato
Sale.
Preparazione e riempimento:
Stendere le fettine sul tavolo, mettere al centro a mo’ di polpetta un po’ d’impasto; aggiungere ¼ di uovo sodo tagliuzzato; dadini di provola e qualche fettina di salame stagionato.
Avvolgere la fettina di carne imbottita facendo attenzione a racchiudere bene il ripieno.
Legare con lo spago per alimenti.
Soffriggere in una teglia uno spicchio d’aglio, inserire i polpettoni e una volta rosolati sfumare con vino bianco.

Variante al sugo di pomodoro per condire penne, rigatoni, spaghetti:
Rosolati insieme a pezzettoni di pancetta e costata di maiale, si versa la passata di pomodori e si lascia consumare a fuoco basso.

domenica 25 ottobre 2009

olive alla monacale calabresi



Olive alla monacale, da un’antica ricetta calabrese
provviste casarecce calabresi

Quando le olive assumono il caratteristico colore vellutato, opportunamente trattate, divengono un ottimo stuzzichino da tavola; come antipasto o per accompagnare un drink, le olive alla monacale sono sempre gradite.

Preparazione:
Intaccare le olive col coltello fino a sentire il nocciolo.
Lasciarle in abbondante acqua per tre/quattro giorni;
Cambiare l’acqua due volte al giorno, così da renderli dolci;
Infine gocciolare e condire con:
Peperoncino piccante; aglio e sale grosso q.b.
Mescolare e lasciare a riposo.
Per gustarli al meglio, servire dopo dodici ore.
Per conservazione a lunga scadenza si consiglia il sistema del sottovuoto oppure disporli in vasetti di vetro e ricoprirli d’olio di semi di girasole.

caos


Le privazioni alimentano le fobie.


Se dall’inizio, Dio non avesse vietato ad Adamo e Eva di assaggiare il frutto proibito e se loro si fossero accontentati di cibarsi con i frutti consentiti, tranne che di “quello” (la mela!), noi come discendenti a quest’ora non saremmo qui a dannarci la mente dietro le scappatelle amorose, gli imbrogli, le vessazioni di questo o di quel signore.

courtesy ©Mario Iannino
caos; opera del maestro Mario Iannino
Staremmo a bearci nel paradiso terrestre; perennemente allegri, felici, soddisfatti. E invece no!

Noi, colpevoli del peccato dei nostri avi, siamo condannati a guadagnarci il pane col sudore della fronte (anche se con la penuria di lavoro che c’è, puoi affannarti quanto vuoi perché solo il sudore e il profumino ti rimane da portare a casa) e le donne a partorire nel dolore (anche per loro, se non hanno i soldi per andare a fare i corsi premaman, essere seguite da personale esperto che somministra all’occorrenza gli antidolorifici, la vedo dura).

Però, a ben pensarci, non avremmo potuto seguire il grande fratello, l’isola dei famosi, le cazzate di certa giornaleria schierata, le ingiurie in diretta tv… insomma avremmo perso il sale della vita! Beh, questo mai. Meglio stare in questa valle di lacrime almeno la vita è movimentata, fantasiosa, creativa! Buon soggiorno a tutti!



solidarietà a Piero Marrazzo, Presidente Regione Lazio




Marrazzo si è autosospeso dalla carica di presidente della regione Lazio perché ricattato da quattro rappresentanti delle forze dell’ordine per un modo personale e privato di vivere la propria sessualità.

Tutto ciò è preoccupante!

C’è da chiedersi se è più inquietante il malcostume di alcuni soggetti che operano all’interno del glorioso Corpo dei Carabinieri e dello Stato Repubblicano o la condotta privata di un cittadino che pur ricoprendo un ruolo pubblico non utilizza il potere derivante dall’incarico istituzionale affidatogli per fini personali, ma vive la quotidianità in armonia col proprio modo di essere.

Tra l’atro, sembra che la guida politica e sociale di Marrazzo abbia prodotto buoni risultati per la regione Lazio. È chiaro, l’arma della delazione è efficace per demonizzare gli avversari, specie se sono esposti pubblicamente i “vizi privati”.

Siamo alla frutta!
Non si combatte più il rivale politico mettendo a confronto idee e progetti sociali ma scovando ipotetici scheletri nascosti. E se gli scheletri vestono carni che alterano le menti bigotte di certa gente, apriti cielo! Ogni cosa fatta è persa. Si cavalca la notizia e si annulla in nome di una moralità falsa quanto di buono è stato realizzato.
D’altro canto, i quattro carabinieri dichiarano, di essere stati vittime di complotti

La famiglia di Marrazzo è distrutta. Qualcuno parla di dignità e personalmente vorrei avere la possibilità di capire cosa s’intende per dignità.
Certo, per l’occidente bigotto, dignità è nascondere quanto in altre culture è ritenuto normale.

In uno Stato sociale evoluto è auspicabile una formazione di governo avulsa da discriminazioni razziali, religiose e di sesso; in cui, secondo l’ampio concetto di libertà e libero arbitrio, ognuno può vivere la sfera privata come desidera, purché il suo agire non limiti o danneggi altre persone.

In Italia si è toccato il fondo. Stante così le cose non rimane che assistere all’autodistruzione della politica.

oltre la parola: seminario sulle arti visive all'E.N.S. di Catanzaro



Ottobre del 2008, presso la sede dell’E.N.S. (ente nazionale sordi) di Catanzaro inizia il progetto “oltre la parola”.
©archivio M:Iannino

Durante gli incontri, ai soci ENS, sono state illustrate le metodiche basilari della pittura che, oltre a dotarli di uno strumento di comunicazione universale che, in certi momenti, sopperisce all’uso della parola, dà loro la possibilità di esternare poetiche altrimenti soffocate.

Questo, in sintesi il tema del progetto culturale.
Illustrato così è semplice ma, non conoscendo la LIS, lingua dei segni e pur vivendo nella stessa nazione tra persone che associano a pensieri fonemi conosciuti, per instaurare il dialogo è indispensabile l’intervento dell’interprete che di volta in volta trasforma il verbo in gesti.

La parola così traslata assume valori gestuali, scolpisce lo spazio e per un attimo lo occupa fisicamente: il vocabolo diviene scultura, fluttua e svanisce nell’aria.

È affascinante osservare persone sordomute mentre dialogano.

Eleganti movenze lasciano presagire un’imminente magia.
Magia che tarda a realizzarsi ma che attrae e pone nello stato d’attesa gli estranei.

Ecco! È proprio come dipingere. Il gesto pittorico rimane, resta lì impresso a testimoniare il passaggio di una sensibilità. Concretamente, davanti agli occhi, un bozzetto o un dipinto esplicativo supera l’handicap della parola e le implicazioni del linguaggio parlato.

Il gesto pittorico o grafico annulla il fonema dà forza ai pensieri, esplicita concetti comprensibili a chiunque, più della parola.

Novembre 2009. Il progetto prosegue e si arricchisce per volontà del presidente ENS regionale, certo dell’universalità linguistica dei segni pittorici esplicitati in teoria e pratica dal Maestro Mario Iannino.

venerdì 23 ottobre 2009

gossip come diversivo



Gossip, maldicenze, politica

Meglio parlare di gossip, cosette leggere, o affrontare tematiche attuali spinose che coinvolgono e condizionano la collettività nel vivere quotidiano?

Con la prima opzione di sicuro sorvoli le incazzature, aleggi leggero sull’effimero, lasci andare il cervello e accompagni episodi e personaggi pubblici nelle fantasticherie cucite dai giornalai che si guadagnano da vivere imbastendo storie morbose.

Nel gossip i personaggi pubblici non hanno una vita privata.
Star dello spettacolo, attori attrici e soubrette esistono fintantoché il paparazzo e lo scrivano tessono storie su di loro e le diffondono.

Alcuni leggono per rilassarsi pur sapendo che sono cazzate. Altri storcono il naso. Altri ancora presi da problemi impellenti non degnano della benché minima attenzione giornali o trasmissioni gossip. E come può pensare alla velina o alla velona, alle escort (in italiano meretrici, donne che si concedono per soldi) chi è oppresso da problemi enormi come: pagare il mutuo, la rata della macchina, i libri per i figli, le tasse scolastiche…

Si dice che il denaro sia lo sterco del diavolo e difatti lo è quando per egoismo si accumula sottraendolo alla comunità. O peggio, quando si erodono finanziamenti destinati alla realizzazione di opere pubbliche, alla creazione di posti di lavoro oppure quando si dirottano lasciti umanitari su conti bancari personali.
Ebbene, questi fetentoni esistono! Sono esseri ignobili che si camuffano da persone perbene per carpire la buona fede di quanti credono nei valori della solidarietà umana. E, pur sapendo d’infrangere la legge sorridono e irridono.

I dileggiati invocano leggi più severe e magari qualcuno cavalca il malcontento generale e si prodiga a stilare nuove leggi che puntualmente sono disattese.

Per arginare il malaffare e i cattivi costumi esistono leggi semplici dettate dall’etica e qualora assente, perché mortificata da continue ruberie suffragate da stratagemmi, resi leciti da leggi ambigue, gli organi preposti e i cittadini dovrebbero ricorrere ai principi sociali sui quali si regge la Repubblica Italiana, ma purtroppo non è così.

Il malcostume ha invaso anche gli ambienti della politica: non si discute pacatamente nelle assemblee e s’inscenano ad arte teatrini fuorvianti che distolgono dai problemi reali parlamentari e cittadini.

Ultimo atto. Scena prima: mentre l’Italia è alla deriva il più importante partito d’opposizione, il Pd, è impegnato nelle elezioni primarie e invoca i cittadini dai sedici anni in poi a eleggere il segretario…
Scena seconda: la coalizione di governo non sa che pesci prendere, chi accontentare e quali promesse produrre per vincere le imminenti elezioni regionali.
Che Dio ce la mandi buona!

l'Italia degli imprenditori predatori e del lavoro che non c'è



Emigrazione, immigrazione, sfruttamento ed emancipazione culturale del proletariato

Sono inebetito!
La classe operaia è invisibile. Non è più la forza lavoro trainante per l’economia Nazionale; capitale per le imprese ed entità fisica pensante. E per classe operaia s’intende non solo chi veste la storica tuta blu ma anche i colletti e i camici bianchi della ricerca. In sintesi: tutti gli attori produttivi di beni fisici e intellettivi.

Si deduce dai dibattiti politici e dagli orientamenti dei partiti. Si desume dai comportamenti parolai e dalle azioni perpetrate da quanti dicono di rappresentare i cittadini.

In Italia si è creata una situazione assurda: si tutelano i cosiddetti im-prenditori che prendono i soldi dallo stato e portano fabbriche e capitali all'estero  laddove guadagnano di più grazie a situazioni sociali che si credevano debellati con l’emancipazione proletaria e con le leggi dello statuto del lavoro in atto in Italia.

Forse proprio per questo vanno nei paesi sottosviluppati: la fame e la miseria sono gli inibitori principali delle rivendicazioni salariali e sociali e solo quando questi freni diventano insopportabilmente coercitivi che succede qualcosa.

Per il momento assistiamo a un film già visto.

Nei paesi affamati e arretrati culturalmente, i nostrani im-prenditori, rivivono gli anni belli dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Con un colpo di spugna la Repubblica dei parolai ha cancellato le speranze di quanti credono nella rivoluzione culturale pacifica. Ancora una volta si è scritta una brutta pagina di storia che lascia tutti nello sconforto, specialmente i giovani che, stante così le cose, non conosceranno mai l’esperienza diretta del lavoro corale quale dignitosa attività che inorgoglisce.

Per concludere: siamo in una situazione difficile? Allora, per rispetto a quanti hanno speso la propria esistenza al fine di migliorare quella collettiva, che il Governo e l’opposizione, dicessero chiaramente cosa fare per uscire insieme dalla crisi.

giovedì 22 ottobre 2009

face book, social forum, network: pensieri in rete


Face book, social forum, network: esternazioni in rete
aore12


A ore 12 significa “davanti a me”. E davanti ai miei occhi c’è una notizia che induce a riflettere e dire quando una cosa è di cattivo gusto oppure no. La notizia in questione si riferisce al blog contro il Presidente del Consiglio Berlusconi su facebook.  non si tratta di satira o contestazione ideologica: è semplice cattivissimo gusto! Chiarito ciò, tentiamo di riportare il linguaggio e i rapporti interpersonali entro i criteri della civile convivenza pur rimanendo su concetti di vita opposti.

E adesso cerchiamo di valutare serenamente lo stato dell'arte dei mezzi di comunicazione di massa democratici a disposizione degli utenti e loro strumentalizzazione attraverso una sommaria analisi dei fatti recenti.

Chi semina vento raccoglie tempesta!
Così recita un vecchio detto popolare e pare che nessuno ne sia esente. Neanche chi è unto dalla buona sorte e scende in campo per coltivare colture e interessi poco chiari agli occhi dei più. La massa, quella che non segue le faccende politiche e non sta a perdere tempo a disquisire sul sesso degli angeli, è immediata e spontanea nelle affermazioni. Sociologi e politici lo sanno bene!
Quindi, se una persona rompe determinati equilibri, non può aspettarsi rose e fiori. Non può scandalizzarsi e neanche gridare o tacciare d’ignominia il rivale. Specie dopo avere messo in pratica continue esternazioni d’intolleranza violenta nei confronti dell’altro ritenuto e trattato da “nemico”. Viene da sé che il rivale o i rivali contrari al pensiero esternato adottino contromosse dialettiche conformi alla propria cultura.
Le esternazioni popolari sanguigne, quelle adoperate quotidianamente sono delle sintesi asciutte che rendono appieno il concetto di simpatia, odio, amicizia, amore. Quante volte per strada sentiamo un enfatico “figlio di… se t’acchiappo t’ammazzo!” e un “ mavaffancu…” come risposta? A conti fatti non scorrono fiumi di sangue tra gli automobilisti. Parole, sì ma nient’altro. Solo parole dettate dal momento di tensione causata da un sorpasso esagerato o qualche altra futilità. In sintesi è una forma rozza di linguaggio e come tale è adoperata anche sui nuovi media senza volere essere un’istigazione a delinquere. Se invece, c’è chi approfitta di una diaspora in atto e soffia sul fuoco per esasperare gli animi e far girare il vento a proprio favore, questa si chiama malafede ed è da abiurare.
La violenza mediatica è diseducativa. Controproducente per sé e per chiunque. Meglio, quindi, arginare le battaglie faziose piuttosto che incoraggiare la creatività dei singoli a misurarsi nella ricerca di nuovi termini coloriti che puntano diritti al bersaglio senza mezzi termini e senza costrutto per la collettività.

storie fantastiche



Storie fantastiche del sottobosco.

Ho pensato a lungo se continuare a scrivere del popolo gallico oppure no!

E sono giunto alla seguente conclusione: no! Oggi mi va di scrivere. Voglio narrare delle ricchezze del sottobosco, dei suoi abitanti e degli esseri viventi che abitano l’aria.
Quindi:

Dicevamo, il popolo gallico vive in piena libertà; può imitare il capo ma non essere come Lui. Può essere tutelato ma non quanto Lui. Può … che può? Basta, così è già tanto!

D’altronde il popolo non ha gli impegni e i pensieri di un capo. Il capo deve lavorare sodo per garantire la sopravvivenza della specie; deve montare le femmine della comunità; deve assicurare la prosecuzione della dinastia, la completa e sicura potente intraprendente razza gallica pura nel corpo e nella mente. Ma lasciando per un attimo da parte la descrizione dell’ordinamento sociale che disciplina la comunità, cerchiamo di comprendere cosa pensa la base.

I sudditi sono ai piedi del castagno. Il suo tronco è maestoso; avrà, a occhio e croce un diametro di dieci/dodici metri e i ricci sono grandi quanto una noce di cocco. Gli aculei sono adoperati al posto dei chiodi e nei gusci vuoti dei ricci, opportunamente dotati di un meccanismo antirapina, i gallici allevano perle. Ne possono coltivare cento a nucleo familiare: ottanta vanno al capo che li utilizza… li utilizza! Questo può bastare! E venti servono per lo scambio. Lo scambio! Lo scambio de chè? Ghe pensa tutto Lui. Per cui, spontaneamente, i cittadini non sapendo che farsene delle biglie biancastre, dopo avere giocato un po’ e assaporato l’illusione che dà l’ebbrezza del potere contrattuale, li depositano nel caveau del capo.
Si è fatto tardi. Devo fare toilette, colazione e sbrigare alcune faccenduole. Quindi mi fermo e vi rimando alla prossima. Ciao!

mercoledì 21 ottobre 2009

prova di scrittura creativa: finzione e realtà



Per la serie “scrivere è un’esigenza, leggere no!”

Quanto sto per descrivere è uno scenario fantastico; niente è ispirato a fatti o episodi accaduti. Ciò non di meno, qualcosa potrebbe sembrare già vista, letta o commentata; ma fate attenzione! Poiché nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, qualche involontaria assonanza potrebbe fa nascere associazioni di idee scontate oppure risvegliare emozioni sopite. Pertanto si consiglia la lettura a persone forti che abbiano raggiunto l’età del discernimento e sappiano apprezzare creatività e humour. Buona lettura.

Antefatto:
La storia è ambientata nella lussureggiante, stavo per dire lussuriosa, campagna romana e precisamente sui colli galli.
All’ombra di un enorme albero di castagno vive una comunità particolare, senza tempo; la comunità galliana, che, come tutte le democrazie, ha un capo eletto dal popolo.
I requisiti del Primo Gallo sono comunque legittimati dalla natura benigna, nel senso che è provvisto di un bel piumaggio sgargiante, ha una bella voce, è coraggioso e, dulcis in fundo simpatico. In sintesi è unto dal fato cosicché solo Lui può essere il degno esponente della razza gallica.
Gli abitanti non vestono panni tagliati e cuciti: non ne hanno bisogno!, nascono già muniti di un piumaggio soffice che li protegge dal caldo e dal freddo.
Chiassosa e spensierata, la comunità, protetta da una barriera anti intrusi che, oltre a arginare eventuali invasori tiene sott’occhio i nativi e li governa, trasmette mediante un sistema sofisticato di telecamere ogni istante di vita alla residenza del segretario del Primo Gallo che, solerte, in caso di malumori o disordini, comunica al premier.
Il loro mondo è tutto lì sotto il castagno che li nutre con i frutti, li protegge dalle intemperie e dai pericoli nascosti. La maestosità della chioma, all’occorrenza lascia cadere frutti e foglie che diventano cibo e giaciglio: humus per il sottobosco che produce ulteriori ricchezze: funghi, tartufi, lumache, tuberi.
Per il momento, Fine… alla prossima, forse!

martedì 20 ottobre 2009

Ponte sullo stretto tra Villa S.Giovanni e Messina

Infrastrutture, le oculate priorità di Loiero


Dal sito ufficiale della regione Calabria
Dichiarazione del Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, in risposta alla lettera aperta inviatagli dal presidente del WWF Fulco Pratesi sulla questione del Ponte sullo Stretto

“Quello che è certo che la Calabria ha bisogno di ben altre infrastrutture e di mettere in sicurezza il proprio territorio, già piagato dalle piogge alluvionali dell’inverno passato, per evitare tragedie come quelle recenti in provincia di Messina.

Non so se il governo accetterà le richieste della Regione, ma sono certo che i lavori per il Ponte sullo Stretto, nonostante gli annunci con squilli di trombe, non partiranno e per diversi motivi. Primo perché non ci sono i soldi e i fondi Fas non possono essere utilizzati per opere di regime ma devono invece essere spesi per i bisogni dei territori interessati, poi perché non ci sono i progetti. L’unico cantiere che, questo ce lo auguriamo, sarà aperto è quello della cosiddetta variante di Cannitello della linea ferroviaria, perché solo per essa la Regione ha dato la sua approvazione condizionandola al fatto che tale opera non abbia nulla a che vedere con la realizzazione del Ponte sullo Stretto ma serva solo a migliorare la rete ferroviaria che in quel tratto è soggetta a frane e smottamenti. Anche noi riteniamo che, a ridosso delle elezioni regionali, rientri nella pura propaganda politica l’annuncio del governo dell’avvio dei lavori per il Ponte. Non ci sono le condizioni minime ed essenziali, infatti. E non è stata coinvolta in alcun modo la Regione che non vede nella faraonica struttura una priorità e che finirebbe per sottrarre risorse importanti da destinare ad altre opere di cui il territorio, anche nella viabilità, ha urgente bisogno. In sede Cipe la Regione Calabria si è sempre dissociata da qualsiasi iniziativa che in qualche modo evocasse i lavori del Ponte. Abbiamo detto sì alla variante di Cannitello perché riteniamo importante che Rfi migliori finalmente il tracciato in uno dei tratti ferroviari più delicati sul Tirreno. Diremo di sì ad altre opere similari. Per il resto la nostra posizione non è mutata. E’ necessario prima completare i lavori dell’autostrada A3 i cui tempi si sono allungati a dismisura, penalizzando sia la Calabria sia la Sicilia, e poi provvedere all’ammodernamento della strada statale 106 jonica per evitare altri lutti. Il resto si vedrà quando sarà il momento. E il momento del Ponte non è ancora arrivato”.

le esternazioni della brunetta, prove di scrittura creativa


Le esternazioni della brunetta.

La brunetta è una donnina di mezza età. Né troppo grande né troppo piccola di statura. Ha un corpo leggermente disuguale: gambe lunghe, bacino prominente, una leggera scoliosi che lascia immaginare un fondoschiena marmoreo all’attaccatura del tronco corto se rapportato alle misure canoniche delle modelle. Solitamente usa indossare dei decolleté generosi da dove si affacciano seni burrosi ma sodi non contaminati dalla chirurgia plastica. È una femmina attraente nonostante la disarmonia corporea; ma detto tra noi, dove sta scritto che una persona per suscitare interesse visivo debba per forza essere perfetta come una statua greca?
Ma tornando al suo essere donna, la brunetta è, se fosse un uomo, potremmo dire un maestro del pensiero critico invece essendo donna, una femminista convinta che fa le sue battaglie per emancipare la società in cui vive.
Nella sua lista delle priorità al primo posto c’è il diritto al lavoro (suo) e chi non lavora non fa l’amore, onde per cui non ha un compagno fisso. Lei concede mente e corpo a uomini duri che hanno costruito con le proprie mani imperi economici, ma anche solidi conti in banca, tutti gli altri, i fannulloni falliti, i senza lavoro e i precari possono solo bearsi delle sue grazie e arrangiarsi da soli. Tutto ciò ha detto dal parrucchiere la brunetta. E quando la signora trinitàdeimonti è intervenuta dicendo che ormai non c’è più la garanzia del posto fisso per cui le famiglie sono allo sbando e gli uomini hanno altro per la testa al posto del fottere lussurioso; la brunetta, da sotto il casco, fa spallucce e risponde: i tempi sono cambiati ora c’è la mobilità devono cambiare lavoro come le mutande, devono emanciparsi diventare intraprendenti come lo siamo noi quando puntiamo gli occhi su un uomo desiderabile!
Così ha concluso la brunetta mentre il parrucchiere le divideva la frangetta…

terrorismo armato e psicologico negli anni 69/70


Per ricordare e informare:
Il 12 dicembre del 1969, nella sede della banca nazionale dell’agricoltura di Milano in piazza Fontana, esplode un ordigno devastante che provoca un cratere nell’immobile e ammazza impiegati e clienti.

Inizia il periodo tremendo di una strategia politica assurda che gli storici chiamano “teoria della tensione”; divulgata dalla fine degli anni 60 in poi dai teorici del terrorismo di destra e sinistra.

Nello stesso giorno, dalle 16 e 30 alle 17 e 30 circa, tra Roma e Milano si susseguono cinque attentati terroristici che provocano morte e feriti tra le persone ignare di quanto stava accadendo.

Qualche anno dopo e precisamente tra il 7 e l’otto dicembre 1970, il principe Valerio Borghese, anticomunista e simpatizzante di estrema destra vicino a Ordine Nuovo tenta un colpo di stato.

Dalla sua parte c’erano alcuni uomini dei servizi segreti, delle forze dell’ordine e il corpo forestale dello stato; Fronte Nazionale e Avanguardia Nazionale come frangia politica di estrema destra.

Il golpe prevedeva l’assalto al Parlamento e l’arresto di tutti gli oppositori compreso il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. 
Attuato il piano avrebbe dovuto leggere negli studi RAI, naturalmente dopo averla occupata con la forza, il seguente proclama trovato nei suoi cassetti:

“Italiani, l’auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, ha portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, ha cessato di esistere. Nelle prossime ore con successivi bollettini, vi verranno indicati i provvedimenti più immediati ed idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione.
Le Forze Armate, le Forze dell’Ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della Nazione sono con noi; mentre dall’altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli, per intendersi, che volevano asservire la Patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Italiani, lo Stato che insieme creeremo, sarà un’Italia senza aggettivi né colori politici. Essa avrà una sola bandiera: il nostro glorioso Tricolore! Soldati di Terra, di Mare e dell’Aria, Forze dell’Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria ed il ristabilimento dell’ordine interno. Non saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali; vi chiediamo solo di far rispettare le leggi vigenti. Da questo momento, nessuno potrà impunemente deridervi, ferirvi nello spirito e nel corpo, uccidervi.
Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore: Italia! Italia! Viva l’Italia!”

lunedì 19 ottobre 2009

Viva l'Italia!


Quotidianamente, un cospicuo numero di Italiani è costretto a fare i conti con i pochi euro disponibili, essere attenti negli acquisti e pagare le utenze domestiche di luce, gas, acqua, telefono, canoni o abbonamenti televisivi con estrema parsimonia.
Il nuovo modello di vita si è imposto nella società deteriorando il vecchio con l’introduzione rigida della filosofia globalizzante dei mercati. Forza lavoro e prodotti di varia natura privati di normative per la salvaguardia dei ceti deboli non hanno retto alla ritorsione negativa della finanza creativa lasciata in mano a gente priva di scrupoli.

Alcune azioni colpevoli sono innegabilmente da attribuire alla cattiva gestione della politica, infatti, governi e aziende hanno ritenuto giusto premiare i manager che hanno saputo operare tagli come la riduzione della forza lavoro nelle aziende piuttosto che incoraggiare e gratificare quei dirigenti oculati che proponevano itinerari diversificati e riqualificati di prodotti e maestranze.

Con l’introduzione dell’euro come moneta unica europea, in Italia, la politica dei prezzi non ha salvaguardato il potere d’acquisto reale dei cittadini perché di fatto il vecchio milione di lire che consentiva al pensionato di vivere dignitosamente non è reale, si è dimezzato! in buona sostanza ciò che con la lira costava mille lire con la nuova divisa costa un euro ed è bene ricordare che l'euro vale il doppio cioè 1936,27lire.

Con cinquecento euro è estremamente difficile trascorrere in serenità gli ultimi anni della vita ma anche i primi e quelli intermedi. Se oltre ai pensionati, consideriamo i precari, i disoccupati, gli emarginati e a questi aggiungiamo il clima di tensione politica attuale che pone la società in uno stato di annichilimento psicologico pari al terrorismo dei cosiddetti anni di piombo e si lascia mano libera a quanti riportano a galla temi legati alla commistione di poteri occulti, difficili da comprendere, allora, si capisce bene il grado di disagio in cui versa l’Italia.

L’escalation sembra non finire mai. E mentre le guide si azzuffano invece di trovare antidoti salvifici per l'Italia, i cittadini, sconfortati dalla mancanza di bon ton e sbigottiti dalle lotte intestine tra le fazioni, in balìa degli eventi mediatici montati ad arte, si chiedono:
Ma insomma esiste lo stato di diritto? O siamo condannati a essere spettatori forzati di farse infinite!

...per dirla tutta con il cantautore Francesco De Gregori:
Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

oggi, 27 marzo 2012, qualcosa sembra essere cambiato in meglio! quantomeno l'Italia ha riacquistato serietà e ricevuto stima e elogi istituzionali. ...che siano finiti i tempi bui?


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