Il tempo fugge.
Me ne accorgo solo quando mi guardo
allo specchio: qualche ruga, qualche capello bianco, la palpebra
lievemente calata. Ecco, i primi sintomi del tempo che è passato.
Però dentro non lo avverto.
Mentalmente sono attivo e guardo al
mondo con occhi da eterno ragazzo. Mi entusiasmo davanti a un bel
tramonto e al sole rosso che si alza lentamente all'orizzonte e
riflette sul mare flussi rossastri sulle acque calme.
Che le forze fisiche non siano più
quelle di un tempo lo avverto quando m'impegno in lavori inconsueti.
Fare giardinaggio o cimentarmi in lavori di piccola manutenzione
diventano attività terapeutiche da un lato ma allarmanti dall'altro.
Il perché è facilmente deducibile.
E poi il confronto generazionale non ha
pari.
La mia generazione e giù di lì al
confronto coi nativi digitali è una pippa. Già a pochi anni d'età
i bambini smanettano e interagiscono coi nuovi media in maniera
impressionante. Da paura! Mentre noi vecchietti anche per inviare un
whatsapp combiniamo un macello.
Me ne sono reso conto da un po' ma
nell'occasione della santa Pasqua ne ho avuto pienamente conferma.
Dopo avere scritto un messaggio
augurale volevo inviarlo a tutti gli amici presenti nella mia agenda e per inviarlo in tempi e
modalità breve ho fatto un gran casino.
Chi è avvezzo alla messaggistica
whatsappiana sa bene che non si possono più inviare messaggi di
gruppo, per farlo ne devi creare uno. Ebbene io l'ho scoperto solo
ieri. Ho creato inconsapevolmente un gruppo, che, data l'inutilità,
ho rimosso nell'immediatezza. E, gioco forza, ho inviato
singolarmente, a ognuno dei miei contatti, il messaggio. (ho
impiegato più tempo a creare e eliminare il gruppo che inviare i
messaggi singolarmente, a proposito del tempo e della sua
relatività).
E sì, il tempo fugge. Impegniamolo
creativamente. Godiamoci lo stop inatteso e imposto dalla quarantena
per pensare positivo.