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lunedì 11 febbraio 2013

bufale e pubblicità attorno alle grandi firme dell'arte


E' il 1866 quando Gustave Courbet realizza un espressivo quanto realistico primo piano della parte clou del corpo femminile, (opera conosciuta col titolo “L'origine del mondo”)  giacché tre anni prima  scandalizza la Francia dipingendo dei curati mezzi ubriachi, perciò distrutta, questa volta, per evitare problemi di censura per la modella e a lui stesso, omette il volto e la firma.

Si dice che “l'origine del mondo” sia stato dipinto probabilmente su commissione del diplomatico ottomano e grand viveur Khalil-Bey ad ornamento della sua sala da bagno. 
Nel 1868, Khalil-Bey rientra a Istanbul e il dipinto attribuito a Courbet sembra rimasto per lungo tempo custodito nella galleria di Alexandre Bernheim sotto chiave e nascosto dietro un altro quadro del maestro del realismo francese.
Nel 1913 il barone ebreo ungherese François de Hatvany lo porta a Budapest, ma le disavventure non finiscono perché è trafugato dall’Armata rossa e Hatvany lo ricompra da un funzionario corrotto per poi rivenderlo, nel 1954, a Jacques Lacan, ultimo proprietario privato. Dal 1995 «L’origine del mondo» è esposto al museo d’Orsay

lunedì 13 febbraio 2012

Caravaggio, Courbert e il nulla contemporaneo

DA CARAVAGGIO PASSANDO PER COURBERT FINO A ELISABETH CIBOT


Ne è passato di tempo, da quando Caravaggio prendeva per modella la sua compagna, una popolana scalza per dare fattezza al sacro. Non solo le madonne ma tutta l'opera caravaggesca ha un dato straordinario importante: la realtà! La stessa coltivata da Courbert molto tempo dopo come tema del suo lavoro, la pittura non asservita all'ideale umano ma alla realtà, al tempo e al luogo. Per entrambi, se una mela della composizione è bacata nella realtà lo è anche sulla tela.
Per il Maestro della luce e delle ombre, Caravaggio, uomo dal carattere forte, la piaggeria strumentale del vissuto quotidiano non deve riflettere una visione asservita al gusto comune, nonostante la cultura del tempo improntata sulla tradizione orale e visiva delle tematiche indottrinanti lo imponesse, ma, in pittura, deve rappresentare la realtà in tutta la sua crudezza.
oggi, nell'arte contemporanea, ormai è divenuta prassi non la maestria pittorica e neanche l'ingegno creativo ma lo choc mediatico che una qualsiasi operazione inserita nell'area culturale (arti visive, musica, spettacolo, pubblicità) provoca nella massa.

Infatti , in Francia scatta la polemica per una statua che dovrebbe ricordare le fatiche delle lavoratrici italiane in una fabbrica di piume di struzza. La polemica scatta non per il tema ma per la modella che dovrebbe rappresentare idealmente il lavoro delle donne nelle fabbriche: la premiere dame Carla Bruni, moglie del presidente Nicolas Sarkozy e da pochi mesi mamma della piccola Julia, che come tutti sanno è italiana e per questo, secondo chi ha orchestrato l'operazione potrebbe condensare il tutto.

L'ex modella e cantante per il momento ha risposto di sì alla proposta che dovrebbe vederla prestare le fattezze a una statua di bronzo alta circa 2 metri e mezzo nell’insolita veste di operaia italiana, in omaggio, appunto, alle plumassiere, le operaie, molte delle quali italiane, che lavoravano le piume a Nogent-sur-Marne; anche se ancora non è sicura la realizzazione del progetto (frutto di un’idea di Jacques JP Martin, membro dell’Ump (il partito del presidente Sarkozy e sindaco di Nogent-sur-Marne, un comune francese dell’Ile-de-France) perché l’iniziativa, com'era prevedibile ha scatenato molte polemiche visto che il costo di 80mila euro dovrebbe essere finanziato per metà dai contribuenti locali.
Per ora, la premiere dame avrebbe accettato di posare per la scultrice, Elisabeth Cibot, di cui apprezza le opere, ma «soltanto come modella», non come first lady, torna cioè «al suo vecchio lavoro. Le viene chiesto spesso di posare e lei spesso accetta». Quindi, per l’entourage della premier dame, «si sta sfruttando politicamente qualcosa che non ha nulla a che fare con la politica».

Sarà, ma, non è per irriverenza nei confronti della grande Arte di sempre e dei Maestri del passato ai quali va tutta la mia incondizionata stima per la cultura e la storia che hanno saputo tramandarci con sacrifici e fatica, superando la bagarre politica e mediatica della vicenda, chiedo: è possibile che nel 2012 ancora si debba ricorrere alla nobile arte statuaria figurativa per celebrare eventi contemporanei chiosanti tematiche serie utilizzando cloni di personalità note? È questo che intendiamo per arte?
Eppure, se rivisitiamo l'Arte del passato, i Maestri per significare la devozione religiosa nelle azioni consuete della quotidianità rappresentavano la fine di una giornata lavorativa e trasformavano il lavoro stesso in preghiera nell'ora del tramonto, al rintocco del Vespro con semplice ma estrema densità linguistica, segno di una pittura totalizzante dell'animo umano che fondeva le sue radici nel lavoro e nella socialità del tempo.

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