|
mar jonio, golfo di Squillace, copanello |
Sarà l'aria di vacanza, i pochi
centimetri di stoffa che ricoprono appena le parti intime, l'assenza
di regole, appunto, come vestire in giacca e cravatta o tailleur per
andare a lavorare che trasformano alcuni luoghi in salottini intimi
adatti alle confidenze e la spiaggia è uno di questi.
Si parla, sotto il sole, per ammazzare
la noia o la fatica accumulate insieme al freddo. In estate è come
se adattassimo un antidoto, una terapia di gruppo per esorcizzare
quanto di cupo ci ha vestito fin ora. Sotto l'ombrellone, non devi
guardarti le spalle, al massimo può arrivare qualche schizzo
provocato dai ragazzi che giocano sulla riva o un pugno di sabbia
alzato dal vento o da qualche bagnante maldestro. Ma per il resto non
ci sono grandi problemi o strategie da controbattere.
Sarà l'abbassamento o l'annullamento
completo delle conflittualità giornaliere che ci rendono permeabili
e propensi al dialogo anche con gli sconosciuti. È facile conoscere
e confidare piccoli segreti che in città non diresti mai. Magari
inventando storie e sognando ad occhi aperti... ed è proprio questo
che spesso accade nelle confidenze sotto l'ombrellone.
Come spiegare altrimenti la conoscenza
dei fatti privati di un'intera famiglia che abita, che so, a Roma e
la si incontra solo nei mesi estivi da parte di una donna pugliese o
napoletana?
Oh sia ben chiaro non ho niente contro
le pugliesi o le napoletane, anzi sono donne simpaticissime, ma
l'altro giorno, proprio una di loro raccontava sulla spiaggia come
mai l'ombrellone numero 11 era abitato da altri. Pare, - raccontò la
napoletana incalzata dalla pugliese- che la moglie abbia sorpreso lui
con un'altra e l'ha lasciato. Si sono separati! Sì, perché non è
la prima volta che lui inzuppa il pesce nelle teiere estranee. Anche
i figli grandi, ricordate?, li ha avuti con un'altra!
… e quella, vedete quella (quella
sarei io che faccio finta di sonnecchiare) quella...
(forse ve lo racconterò la prossima
volta)