110 e lode

 Con bacio sulle guanciotte e applauso

 

Quando mia nonna racconta della sua infanzia sembra di vivere in una favola...
 Coi racconti di mia nonna è come vivere in una favola. Ogni sua parola è poesia d'altri tempi, una favola intinta di nostalgia per il tempo passato che la sua saggezza trasforma positivamente per vivere al meglio il presente.

Nonna parla di una materia che studiava a scuola: economia domestica.
patate e peperoni in pastasfoglia

L'economia domestica, in sintesi, spiegava l'arte e le tecniche per utilizzare al meglio i beni di prima necessità, dagli indumenti agli alimenti. Niente poteva essere sprecato e men che meno il pane raffermo, le code delle cipolle, i rizomi degli ortaggi e quant'altro. I vestiti e le scarpe passavano dai fratelli grandi ai piccoli. Gli arredi erano beni da conservare e valorizzare insieme alla casa.
 Ma parliamo dell'alimentazione, dei prodotti che servivano e servono per mantenere in buona forma il corpo.

Le motivazioni si possono intuire. All'epoca non c'erano molti fornai che impastavano e vendevano pane e briosce o taralli e pizzelline come avviene oggi.
A quei tempi il pane si faceva in casa. Quasi tutte le case erano dotate di forno a legna e chi non possedeva questa comodità chiedeva soccorso alla parente o alla comare.


Fare il pane richiedeva esperienza e fatica. Ci si doveva alzare prestissimo. Impastare la farina impiegando molto olio di gomito. Accendere il forno con la legna tagliata e trasportata dai boschi sul dorso degli asini. E, infine, aspettare che l'impasto lievitasse nella madia per dividerlo in panetti da infornare appena la pietra del forno diventava rossa.
Solitamente ogni infornata bastava al fabbisogno mensile di una famiglia media. Il pane era il principe della tavola. Non mancava mai; con esso si accompagnava la carne, i legumi e si faceva la scarpetta. Era un peccato lasciare il sugo rosso e succulento nel piatto. Tuffare un pezzo di mollica e raccogliere il sugo, era, si, da maleducati, ma tutti lo facevano...


Fatica a parte, il pane era ritenuto un alimento sacro e quando cadeva a terra e si sporcava si baciava e lo si dava agli animali. Per nessun motivo poteva essere sprecato!

Perché racconto queste cose? Perché oggi mi sono tornate alla mente! L'applauso è scaturito spontaneo. Sentito!, come il centodieci e lode col bacio affettuosamente accademico che abbiamo dato alla mia mamma. Sì, perché lei ha portato in tavola una pietanza squisita, d'altri tempi che ha deliziato gli occhi e il palato: “patate e peperoni fritti” in letto di pasta sfoglia al forno! Cotta ala punto giusto.

Come dite? La ricetta? Quella della nonna?

Semplice: peperoni e patate, fritti contemporaneamente in olio d'oliva.
Ingredienti giusti per farcire un pane tondo casareccio da portare in una scampagnata (come facevano un tempo le nostre nonne, ma anche le mamme e i papà).


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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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