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lunedì 16 settembre 2024

Il corredo nuziale

 

Considerazioni di una casalinga.

Abbiamo queste asciugamani da una vita eppure sembrano nuove! Come comprate ieri. A dire il vero quelle che compriamo adesso sono un velo, uno straccetto che puoi usare poche volte.

Sì! Un tempo si riteneva che le cose di casa dovessero durare una vita; accompagnare i possessori del bene per un lungo tragitto. Dovevano essere di qualità oltre che belle!


lunedì 24 ottobre 2022

Piccolo mondo antico

In soffitta.

*'Nto chjankatu nc'era tuttu. Puma, castangni nsierti, hjcundiani, paniculu e puru i passuli. Na vota on c'era u frigoriferu e a provvista po nviernu era chissa.

L'anziana donna, pelle e ossa dai capelli sottili color neve, racconta e affida al vento gli anni della sua gioventù. Gesticola com'è d'uso. Fa gesti lenti e misurati come se avesse davanti qualcuno.

Seduta sull'uscio osserva i cambiamenti epocali.

Ti para ca è tuttu buoni? E no cara mia! O n'è tuttu buoni. Nc'è u buoni e u malu. E tu ammu u sai.

Nanna cu ccu parri?

Nenta figghja mia parrava sula. Duva vai?

Vinni u ti truovu cuomu a cappuccettu russu. Ahahahh. Però vinni senza u lupu ahahahah.

Cchi si beddha ti piacia u chjcchjiarijj sempa attia. Buonu buonu megghjiu eccussì.

Scene usuali queste, nei paesi dove ancora i rapporti sociali sono coltivati con empatia.

martedì 18 ottobre 2022

Sfumature piccanti in cucina

 


La cucina calabrese è sostanzialmente spartana. Rustica!

È la quintessenza della mediterraneità arricchita da millenni di storia

Gli ingredienti che compongono le pietanze dei cibi conservano le peculiarità organolettiche dei luoghi di produzione. Le colture, tramandate nel tempo, sono frutto della tradizione contadina autoctona. Ai cultori dal palato fine, comunque, non passerà inosservata qualche lieve contaminazione proveniente da oltremare. È storia! Anche i ciottoli testimoniano il passaggio di Greci, Spagnoli e Arabi.

Il piccantino è quasi sempre presente! Stuzzica il palato e invoglia a mandare giù un bicchiere di rosso. Da qualche anno Diamante è la capitale del peperoncino! Si organizzano solenni sagre e, ovviamente, il posto d'onore spetta a sua maestà il peperoncino, cotto o mangiato crudo, di anno in anno è l'attrattore principale del territorio.

Nella tradizione contadina, il peperone mantiene una sua importanza. Durante la stagione, sotto mani sapienti, è trasformato in un ottimo antipasto, contorno o secondo piatto!

Solitamente si predilige arrostito alla brace:

Pulito, sfilettato, condito con olio extravergine d'oliva, un pizzico di sale, qualche foglia di basilico e uno spicchio d'aglio.

E che dire dei peperoni ripieni?   O quelli conservati in salamoia?

venerdì 24 dicembre 2021

Natale nelle case dei calabresi

 

Nelle tradizioni culinarie delle feste natalizie il capretto è uno delle tante portate che imbandiscono le tavole calabresi.



Il caprettino di latte, cosi detto perché ancora non ha brucato l'erbetta, è definito anche “sbrigogna mugghijeri” per il caro prezzo e la misera resa in tavola.

Sbrigogna mugghjeri, letteralmente vuole significare la brutta figura cella padrona di casa che porta in tavola un piatto non abbondante da soddisfare le pance ma ottimo per i buongustai.

Cucinarlo è un'arte!

Non si butta quasi niente. Ma essendo tenerissimo, cucinato secondo un'antica ricetta che si tramanda da madre in figlia il risultato è da oscar e raggiunge sublimi traguardi per i palati esigenti.

La testa, “ a capureddha”, è guarnita con la mollichina di pane insaporita con pecorino grattugiato, prezzemolo e aglio e, messa nella teglia insieme al resto della carne del caprettino, si lascia rosolare prima sul fornello e poi messa in forno.

Mentre le parti molli quali il fegato, il cuore e i polmoni si cuociono a parte e con un procedimento alternativo che prende il nome di:

Morzello di coratella.

Si fa sbollentare il tutto e si tagliuzza a dadini. Si fa soffriggere uno spicchio d'aglio con basilico, prezzemolo. Si aggiunge la salsa di pomodoro; origano e una foglia di alloro. Chi ama il piccante aggiunge peperoncino.

Si serve nella pitta! Con un buon bicchiere di rosso secondo la tradizione calabrese.

lunedì 12 aprile 2021

San Giovanni Battista nella cultura popolare

Messaggi e indirizzi educativi nelle intenzioni dei maestri di vita. Tra dipinti e narrazioni verbali e scritture creative.


"S. Giovanni Battista. pr. AssIannino"

Nella formazione educativa vi sono alcuni aspetti rilevanti:  dai quali non si può prescindere.

Il ricordo è alimentato dal rispetto della tradizione. Non v'è memoria senza la cultura di base fatta di ricorrenze e gesti antichi che si rinnovano insieme alle generazioni. Le funzioni religiose, popolari o pagane tengono vive le singole storie e la storia collettiva dei popoli.

Le famiglie in seno ai centri abitativi, dai piccoli centri rurali alle grandi metropoli, svolgono un ruolo importante in seno alla comunità e, gli usi e i costumi tramandati, fortificati nella routine, quotidianamente arricchiscono e formano; insomma, ciò che sembra banale non lo è.

Tramandare forme di civiltà tribali è altrettanto interessante quanto segnare sul diario nazionale gli eventi e commemorarli. Non tanto per quel senso identitario estremo che spesso genera stupide incomprensioni e lotte intestine che si protraggono all'infinito. Bensì per migliorare insieme. Donandosi l'un l'altro senza remore.

Tra i maestri di vita, una figura cara alle tradizioni, a livello planetario, venerata e espressione di mutuo soccorso è quella del San Giovanni Battista. Nel suo nome si consacra il Battesimo rinnovatore di Vita e se ne intrecciano di nuove. Nel Battesimo, genitori e padrini si impegnano a fare crescere in grazia e in salute i battezzati. Se ne fanno carico insieme.

“U San Giuanni è Sacru!”, il San Giovanni, inteso come legame umano, è sacro! Si sente affermare nelle diverse comunità. Alcune confraternite hanno preso la figura del santo che battezzò con l'acqua Gesù a modello e fatto assurgere a stile di vita. 

L'iconografia religiosa narra le opere fatte proprie e divulgate con l'esempio concreto e l'insegnamento dei Maestri di vita.

Il compito degli artisti che si sono cimentati nella narrazione commissionata dalle autorità ecclesiali è consistito nel tramandare visivamente alle popolazioni non alfabetizzate i saperi dei sacerdoti, degli studiosi e sapienti delle varie epoche.

Ecco, tramandare attraverso il linguaggio della figurazione i valori universali delle comunità e renderle identitarie consacrandone lo stile di vita non è un mero esercizio tecnico documentale didattico religioso. È fede per l'amore che tutto lega e rende possibile e dà senso all'esistenza di ognuno.

il San Giovanni di Leonardo, dipinto secondo i canoni classici della figurazione, è didascalico, avvolto tra luce e ombre punta il dito verso la Croce e Indica l'Agnello immolatosi per l'intera umanità. Gesù non ha fatto distinzioni di razza, colore della pelle, credo politico o religioso. Le sacre Scritture narrano di un Uomo che si è lasciato mettere in Croce da una folla inferocita e inebriata dalle fazioni avverse.

Il Suo Sacrificio è totalizzante! Inclusivo!

San Giovanni il Battista indica la Croce serenamente nel dipinto leonardesco. E sorride. Non suggerisce vendette.

mercoledì 9 dicembre 2020

Prime feste senza la tua presenza

Nelle tradizioni popolari le varianti al tema, in cucina e nei detti, sono un'infinità e variano da una regione all'altra. I territori mantengono ancora alte molte tradizioni che si tramandano da genitori a figli.

Un piatto che ricorre sempre durante le feste dell'Immacolata, giorno in cui si tirano fuori dagli scatoloni gli addobbi natalizi, è il capretto al forno. La ricetta si perde nella notte dei tempi e le varianti sono poche:

si soffrigge la cipolla e si mette il capretto nel tegame. Si lascia cuocere lentamente sul fuoco e poi si inforna. Alcune aggiungono i piselli, altre i carciofi.

Il profumo inonda gli ambienti. I ricordi riaffiorano. E le frasi continuano a vibrare nell'aria: “u caprettu è sbrigogna muggheri” il capretto è un piatto prelibato che, legato alla tradizione popolare, rammenta il sacrificio dell'Innocente. Ma nel contempo, alla resa dei conti, in tavola sembra essere ben poca roba. Da ciò il detto che non fa fare una gran bella figura alla padrona di casa che lo porta in tavola. Insomma, non è una pietanza abbondante!



Questo è il primo anno senza Vasco. Lui ne era ghiotto! Tutti, a tavola, abbiamo rivolto il pensiero a lui. Ci manca!

E poi, nel cielo, come per incanto, un profilo prende forma. no. Non può essere una suggestione. È al nostro fianco... sempre. Come i nostri cari che, lasciato il fardello corporeo, seguono le nostre vicissitudini terrene e ci confortano nello spirito

sabato 21 gennaio 2017

110 e lode

 Con bacio sulle guanciotte e applauso

 

Quando mia nonna racconta della sua infanzia sembra di vivere in una favola...
 Coi racconti di mia nonna è come vivere in una favola. Ogni sua parola è poesia d'altri tempi, una favola intinta di nostalgia per il tempo passato che la sua saggezza trasforma positivamente per vivere al meglio il presente.

Nonna parla di una materia che studiava a scuola: economia domestica.
patate e peperoni in pastasfoglia

L'economia domestica, in sintesi, spiegava l'arte e le tecniche per utilizzare al meglio i beni di prima necessità, dagli indumenti agli alimenti. Niente poteva essere sprecato e men che meno il pane raffermo, le code delle cipolle, i rizomi degli ortaggi e quant'altro. I vestiti e le scarpe passavano dai fratelli grandi ai piccoli. Gli arredi erano beni da conservare e valorizzare insieme alla casa.
 Ma parliamo dell'alimentazione, dei prodotti che servivano e servono per mantenere in buona forma il corpo.

Le motivazioni si possono intuire. All'epoca non c'erano molti fornai che impastavano e vendevano pane e briosce o taralli e pizzelline come avviene oggi.
A quei tempi il pane si faceva in casa. Quasi tutte le case erano dotate di forno a legna e chi non possedeva questa comodità chiedeva soccorso alla parente o alla comare.

domenica 20 dicembre 2015

L'odore delle feste e le tradizioni in Calabria

Appartengo ad un'altra generazione.

"focolare"
Una generazione lontana ancora viva nei ricordi odorosi della frutta di stagione, degli agrumi e delle scorze d'arance gettate nel focolare per mitigare l'odore del fumo della legna scoppiettante o della carbonella rossa e incipriata dei bracieri con sopra i panni da asciugare.

A quel tempo tutte le ricorrenze odoravano di un profumo specifico legato alla quotidianità. Poi, crescendo, gli odori naturali, quelli ritenuti familiari iniziarono a mischiarsi con altri aromi più aspri: petrolio, gas, miscela per motorino, grasso meccanico per bici, trementina.

No, non sono alla ricerca del tempo perduto. Il capolavoro letterario è stato già partorito e divulgato da tempo.
È sulla scia dei ricordi provocati dal presepe e dalle sue luci, dall'odore del muschio adesso difficile da reperire, dall'odore delle zeppole fritte e dai mandarini, dai sottaceti affiancati ai fritti mentre si prepara il cenone della vigilia che torno immancabilmente al tempo della mia infanzia.

Non ci aspettavamo regali importanti, ih tech, android, computer e tablet, droni o altre diavolerie simili. I nostri genitori ci rendevano felici con delle ingenue favole, le caramelle, dei lecca lecca. Le costruzioni del meccano o i lego. Una bambola che chiudeva gli occhi se coricata.

venerdì 16 ottobre 2015

Un nativo con la fionda

Rumori di rami secchi spezzati e la voce di un bambino che parla al nonno: sì nonno questa è buona.
Dai spezza il ramo che viene una bella fionda. Ti aiuto io a farla. Andiamo in cantina e la facciamo… Sì Lorenzo mi aiuti tu a farla però devi fare molta attenzione alle schegge. Prima la devo levigare e poi agganciamo l’elastico.
fionda artigianale

giovedì 9 agosto 2012

i Vasco rock Show ospiti a Palermiti, Catanzaro

Agosto è il mese che gli emigranti hanno eletto a "tempo del ritorno".
Ritorno nella propria terra. Ritorno agli affetti. Ritorno alla socialità delle radici. Ritorno temporaneo nell'isola che c'è. L'isola che diede i natali, forgiò caratteri e trasmise tradizioni.
Palermiti è una di queste isole!, immersa nel verde dei castagni, a ridosso di dolci declivi, osserva vallate di ulivi. La terra rossiccia anticipa l'entrata alle porte del paese con le sue tre croci poste ai margini della strada per ricordare tre militi uccisi da una bomba nell'ultima guerra.
L'ingresso è sobrio; ali di case costruite con le fatiche emozionali e corporee insite nell'evento sociale dell'emigrazione accompagnano i visitatori fino nella piccola ma accogliente piazza che, per la sua forma, i palermitesi chiamano “cona”, ed è nella conca che da sempre s'impianta il palco per le rappresentazioni musicali dell'agosto palermitese.
Giusto, quindi che Agosto sia interamente dedicato all'emigrante e che a lui, a loro, in senso lato anche a chi è nato altrove ma che ha nel sangue il profumo della ginestra e dei castagni, si presti attenzione.
Il programma dell'agosto palermitese è nutrito e tende, com'è nella cultura contadina, a intervallare usanze territoriali sacri e profani. Processioni ai santuari della Madonna della Luce, concerti, giochi e mostre.
Oggi, 9 agosto, è la volta della band rock catanzarese:
 i VascoRockShow si esibiranno alle 22,00 in piazza Marconi proponendo le più belle canzoni del rocher di Zocca, Vasco Rossi. Gli appassionati conoscono già la band, gruppo composto da sei elementi dediti al rock di Vasco rossi e alla sua arte.


A questa sera, quindi, tutti in piazza “Cona” per stare insieme e divertirci con le più belle canzoni di Vasco eseguite impeccabilmente dalla voce di Massimilano Iannino (il Vasco del gruppo) e dai suoi inseparabili amici, maestri e padroni eccellenti dei singoli strumenti: Gianluca Rossiello, Raffaele Posca, Christian Muccari, Francesco Merante, Andrea Guastella.

giovedì 29 dicembre 2011

Ici Imu, tassano i poveri tutelano i ricchi

Il bene casa.


Alla luce dei fatti non so più se possedere una o peggio due case sia davvero un bene da lasciare ai figli oppure risulta essere un'eredità a cambiale continua.

Al sud, in alcune zone, è d'uso dare in dote ai figli la casa o la biancheria insieme al mobilio quando si sposano, ed è per onorare questa tradizione ancora in atto che i padri di famiglia impegnano risparmi, tredicesima, tfr (trattamento di fine rapporto lavorativo) se dipendenti, anche a costo di sacrificare ferie, viaggi e lussi vari.

La mentalità della gente del sud è ancora educata al mattone: risparmiare per investire nella casa. Chi non conosce questo modo di pensare rimane esterrefatto quando si trova al cospetto di periferie fatte di costruzioni a metà, senza l'intonaco esterno ma abitate ugualmente da gente umile e dignitosa.

Ecco, queste cose vorrei che si ricordasse il professor Mario Monti quando legifera in merito alla casa di proprietà, anche perché, spesso, dietro quelle pareti popolari vive qualcuno senza sussidi vari o lavoro. Analoga cosa per quanto riguarda l'aumento dei carburanti: 20€ equivalgono alle vecchie 40milalire con le quali si faceva il pieno, oggi, alla pompa di benzina si mettono appena 11,90 litri di gasolio.
Buon nuovo anno e che il cielo illumini chi guida la comunità.

giovedì 2 giugno 2011

i popcorn nella tradizione popolare

I baddhari. Che cosa sono?

Un tempo, quando si faceva riscaldare un cucchiaio d’olio d’oliva nella padella e si gettava dentro un pugno di grano turco, ad ogni scoppiettio, ai bambini ma anche agli adulti saliva l’acquolina in bocca. Il tonfo sordo del mais, che si gonfiava col calore del fuoco e andava a sbattere contro le pareti della padella, era musica per i golosi.
Ancora no si conosceva il nome in inglese e nelle case calabresi si chiamavano semplicemente baddhari. probabilmente, il nome deriva dalla forma onomatopeica che avvicina visivamente il prodotto dal rumore provocato dallo scoppiettio dei grani di mais a qualcosa di roboante e allegro. Oggi, le nuvolette bianche di mais, i bambini li conoscono col nome di popcorn.

Come si fanno:
riscaldare un po’ d’olio d’oliva in una padella;
versare un pugno di mais secco;
coprire la padella col coperchio:
agitare di tanto in tanto mantenendo il coperchio chiuso e quando finiscono di scoppiettare versare in un piatto capiente e salare a piacere.

martedì 28 dicembre 2010

moglie e buoi dei paesi tuoi

L’aria punge il volto rasato di fresco. Alzo il bavero del cappotto e continuo per la mia strada. Dal portone escono alcune persone cariche di pacchi. Dal rumore metallico proveniente dai voluminosi pacchetti s’intuisce il contenuto: vassoi e tegami, svuotati durante le feste.
“Ancora resiste l’usanza delle riunioni familiari”. Penso tra me. ma, non faccio in tempo ad ultimare il pensiero che l’espressione contrariata di uno del gruppo mi lascia di stucco:
“ ’ste femmine moderne so’ tutte le stesse: sfaticate e scostumate! Mò dico: che le costava alzarsi e collaborare, fare qualcosa per alleviare la fatica alla madre? E poi, che educazione è rivolgersi ai più grandi con quel piglio? No no si sono confusi i ruoli! I figli che vogliono insegnare ai padri come nascono i figli. I ragazzi che danno del tu indistintamente a chiunque e si prendono delle licenze che noi ai nostri tempi ce li saremmo sognati. Ma quali sognati: i vidivi i buffettuni ‘nto mussu! Altro chè! Ma siamo pazzi? non c'è più rispetto!!
Ma tu l’hai sentita a quella come si rivolgeva ai suoceri e come li trattava? Ma dov’è cresciuta? Forse pensa di essere emancipata? Oppure al suo paese si usa così?
Bòh! Io non lo so. Chiamatemi retrogrado, vecchio, misantropo ma queste cose non le concepisco e devo dare ragione a quelli che tengono fede a quel detto: moglie e buoi dei paesi tuoi.

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