Ci sono persone che riescono a
raccontare i problemi di ognuno di noi in maniera creativa. Persone
che, in modo scanzonato o serio, mettono sul piatto della vita la
quotidianità politica, sociale, personale e parlano di sentimenti
che, chi li vive in prima persona in quel determinato momento ritiene
unici ma, grazie alla musica, la pittura, la letteratura, all'arte in
generale, una volta trattati nelle diverse chiavi linguistiche
diventano collanti universali. Le atmosfere narranti s'insinuano tra
gli affetti, tessono un'unica trama dalle molteplici sfumature che
ognuno interpreta e vive secondo parametri personali, riconoscendosi.
Spesso alcuni particolari sfuggono
nell'attimo in cui si sente o vede per la prima volta una canzone, un
film o un'opera d'arte. Serve una seconda, terza, quarta attenzione
nei confronti del lavoro creativo in questione. E se per un pezzo
musicale ascoltato in macchina o al super mercato scocca la
scintilla, altri linguaggi necessitano di riflessione e conoscenze
specifiche perché la pancia non sempre ascolta attentamente e nel
verso giusto.
Rino Gaetano è stato un menestrello
jolly. Uno di quei giullari di corte che si potevano permettere di
cantare con sarcasmo le iniquità dei potenti ai potenti stessi senza
per questo essere punito com'era d'uso. Le sue ballate possedevano
l'allegria scanzonata dei canti popolari tipici della sua terra
d'origine: la Calabria.
Ironico e solare, Rino, portava nel
cuore il calore e la cultura stratificata della Magna Graecia e
della sua Crotone e la trasferiva nei testi intrisi di denuncia
politica e malcostume, purtroppo, ancora tristemente attuali
nonostante non esistano più i personaggi che movimentavano la
politica e la società degli anni 70.
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