martedì 23 novembre 2010

troppe bugie e poche verità

Mentre qualcuno (Roberto Saviano) dice con parole semplici cosa sta accadendo in Italia e racconta della tresca tra politica, imprenditori, e criminalità organizzata, quindi giro di soldi per lo smaltimento dei rifiuti e, di conseguenza, interramenti che avvelenano la terra e provocano i tumori alle persone, che, stremati ma arrabbiati e determinati, si oppongono alle decisioni del governo e ai commissari per l’emergenza rifiuti, una certa quantità, indefinita perché non pubblicata, viene sversata in Calabria; Scopelliti, presidente della regione Calabria, corre in aiuto a Berlusconi, forse perché ligio al giuramento fatto sul palco in campagna elettorale, e apre un varco verso la discarica di Pianopoli con il benestare del sindaco. Unica voce contraria, quella del sindaco di Lamezia terme, Gianni Speranza, che firma un’ordinanza per vietare il transito nel territorio comunale dei camion provenienti dalla Campania, non per egoismo campanilista ma per avere più notizie in merito all’accordo Scopelliti-governo centrale e tutelare al meglio la salute pubblica.

Pochissimi giornalisti e media, ma anche politici della giunta precedente, hanno chiesto chiarimenti o posto l’accento sulla questione rifiuti. Anzi, Speranza è rimasto quasi isolato. Mentre il sindaco di Pianopoli, in un secondo momento ha emesso un’ordinanza analoga a quella di Speranza.
Tutto ciò è allarmante! Non si può giocare con la salute dei cittadini! Quando è necessario si deve avere il coraggio di scindere giuramenti di fedeltà e lavorare per il bene e la tutela dei cittadini che hanno votato gli amministratori. Un plauso va al sindaco Gianni Speranza per la correttezza usata nei confronti dei lametini e della Calabria. A Scopelliti chiediamo chiarimenti, anche perché non tutti possono comprare l’acqua minerale. E perché l’unica ricchezza dei calabresi è la Calabria!

per Bocchino e Berlusconi, i problemi (gli ultimi) si condensano nella proprietà del simbolo del PDL e di chi lo può usare.

lunedì 22 novembre 2010

gioco creativo e mercificazione dell'arte

©mario iannino
mario iannino, creatività, 1987

Gioco creativo e mercificazione dell’arte.

Essere creativi significa modificare l’esistente; creare varianti, dialogare con la materia; proporre più opportunità di comunicazione visiva e gestuale seguendo personali itinerari mentali e sfociare con procedimenti, non necessariamente innovativi per quanto concerne la semantica della figurazione, aggiungendo, però, nuove opportunità linguistiche al lessico esistente.

La visione assimila concezioni linguistiche naturali comprensibili a chiunque in conformità ai canoni universali esistenti al nord come al sud e nei differenti punti cardinali della finzione visiva.
La realtà è davanti agli occhi e chi non ha il dono della vista, la natura lo dota di sensibilità tattile: la sua pelle “ascolta e vede” oggetti e persone circostanti, ne percepisce l’odore!

Creatività è proporre stratificazioni di saperi e culture differenti nell’attuale sistema espressivo, che sembra avere già detto tutto, con coraggiosi interventi dialettici e l’ausilio di: fotografia, cinema, video, installazioni, impacchettamenti, assemblaggi, graffiti e commistioni degli stessi.
Quello che dispiace in tutto ciò è la volgarità tesaurizzante degli eventi culturalmente poveri, spacciati, col supporto dei mass media, per operazioni culturali eccezionali.

Conseguenzialmente, la mercificazione selvaggia del prodotto, sia esso artigianato o artistico, anziché fare crescere la collettività apportando ricchezza di saperi negli intelletti, mortifica le povertà materiali dei singoli, infervora gli animi poco evoluti attratti dalla cifra esorbitante enfatizzata dal mercato e depista l'attenzione sul valore economico piuttosto che sull’analisi culturale proposta dell’artista.

domenica 21 novembre 2010

giornata mondiale dei diritti del bambino

Ieri è stata la Giornata mondiale dei diritti dei bambini. E mentre Google e Face book lo ricordano in rete, il primo, con una sorta di spot condensato nel logo in cui si vede un bimbo impegnato ad alzarsi, lavarsi, fare colazione e andare a scuola, face book invita gli iscritti a cambiare la foto con un cartone animato che ricordi l’infanzia dell’utente.
Nel frattempo ad Haiti si continua a morire di fame e di malattie, in Afghanistan e nelle regioni in guerra per gli stessi motivi con l’aggiunta dell’impiego delle armi da fuoco o per l’embargo che impongono gl’invasori. Nei paesi poveri del terzo mondo per malattie banalissime in aggiunta alla fame e nei paesi cosiddetti civilizzati per l’incuria dei grandi e la violenza dei malati di mente con devianze sessuali.
Insomma, nel marasma totale, le azioni strepitose sono seguite dai navigatori solitari del web ma che rappresentano, appunto, la virtualità della rete, che, purtroppo, lascia invariate le difficoltà reali dei bambini sofferenti sparsi per il mondo.

Niente cambia nella vita dei bambini costretti nelle realtà sociali degradate da politiche affamate di guadagni e espansioni territoriali.

Almeno in queste ore avremmo voluto vedere la classe politica impegnata seriamente in una campagna sociale degna, ma, impegnati, i politici, anzi, impegnatissimi, a tutelare la loro tenuta elettorale, almeno in Italia, si sono lasciati scappare quest’altra opportunità per dimostrare che non sono lì per tutelare interessi personali ma per governare e risolvere i problemi collettivi.
Peccato per loro, governanti improvvidi, e per i bambini derubati dei sogni e del futuro costretti in un mondo di ladri.

poetica della visione e contemporaneità culturale

©mario iannino
mario iannino, 1999, omaggio a mattia preti

Poetica della visione e nuovi media.


Se per gli storici dell’arte ha valore studiare e soffermarsi su pittori e tendenze delle epoche passate, per i pittori, nostri contemporanei, la storia dell’arte serve da stimolo per operare al meglio e sviluppare nuovi percorsi mentali nel campo della cultura e dei linguaggi visivi.
D'altronde, il progresso tecnologico ha sopperito egregiamente al lavoro meticoloso dei pittori ritrattisti e paesaggisti dei tempi passati.
I nuovi media esplicitano l’artigianalità pittorica con un notevole risparmio di tempi e mezzi il lavoro dei creativi che amano cimentarsi e proporre temi cari alla figurazione.
È naturale chiedersi, alla luce di quanto accennato, a cosa serve, oggi, lisciare minuziosamente una tela e scimmiottare i pittori del passato con tele, pennelli e colori? Indubbiamente un bel ritratto rivisitato dalla maestria di un valente pittore è qualitativamente più accattivante di una foto digitalizzata o serigrafata. Abbiamo visto come Andy Warhol ha rivisitato la foto di Marilyn Monroe, la stessa Marilyn che ha stuzzicato la creatività di Mimmo Rotella. Entrambi gli artisti hanno trattato la figura con metodi espressivi differenti e ognuno ha conferito un’anima poetica alle immagini rielaborate con tecniche non tradizionali. Warhol attraverso la fotografia serigrafata e Mimmo Rotella con il decollage.
Eppure la disinformazione o la carenza culturale di quanti guardano alla pittura contemporanea con lo sguardo rivolto al passato non accettano l’evoluzione poetica dei linguaggi visivi confondendo gioco creativo, messaggio culturale e mestiere pittorico.

venerdì 19 novembre 2010

come eravamo e come siamo messi

Com’eravamo.
Se non ricordo male è anche il titolo di un film. Un film ambientato nell’Italia meridionale, con l’esattezza in Calabria, quando si combatteva per l’unità. Un’unità nazionale fatta con la forza. Quindi subita dalle popolazioni.

Un’unità nazionale progettata in Piemonte ma imposta in tutta la penisola, che ha coinvolto appieno la massoneria e Garibaldi, venerato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nonché braccio armato del complotto unificante e quindi eroe del risorgimento italiano.

Semplificando, di per sé, l’unione, non è una iattura perché presuppone solidarietà, aiuti reciproci tra regioni, gestione politica comune dei problemi che colpiscono la nazione, se non fosse per l’inadeguatezza culturale dei governi che si sono succeduti da 150 anni a questa parte.

Infatti, le arretratezze culturali, infrastrutturali e logistiche dei territori, spesso imputate alla natura inclemente per quanto riguarda disastri ambientali, cataclismi alluvionali e terremoti, sono invece a totale carico di quanti non hanno saputo o voluto governare e pianificare studi umanitari e scientifici a tutela dei cittadini e della nazione.

Tra liti e strategie di governo, si sta avvicinando la festa che commemora i 150 dell’unità d’Italia. Nel frattempo poche cose sono mutate. A parte il naturale cammino tecnologico e scientifico, la scuola dell’obbligo e altre piccole regole sociali di vita in comune, la lotta tra ricchezza e povertà surrogata da campanilismi rimane al primo posto nelle diatribe quotidiane.
Esponente primario della disinformazione culturale politica e sociale del deleterio principio egoistico, oggi in atto in Italia, è la lega nord.
Lega nord che brucia la bandiera italiana e pecca di blasfemia nei confronti della Repubblica con ripetuti attacchi alla Costituzione, al vilipendio della centralità dello Stato sintetizzato nello slogan politico “Roma ladrona”.
Roma che accoglie il Parlamento e il Senato della Repubblica Italiana e tra gli scranni siedono rappresentanti dei partiti democratici che operano proseliti in Italia, tra questi, oggi, siedono Ministri e Senatori della lega nord che tentano di tirare l’ormai striminzita coperta del welfare dalla loro parte. Ministri spesso volgari che non hanno dato un buon esempio dell’Italia nel mondo. Ministri che dovrebbero stare altrove.

giovedì 18 novembre 2010

se proprio devo morire

Sembra impossibile trovare una soluzione che metta d’accordo tutti. Eppure sarebbe così semplice! Basterebbe pensare che si deve morire e qualsiasi velleità si sgonfia.
O forse no? Forse è proprio per questo che alcuni pensano: “se proprio devo morire voglio godermela questa vita, perché nessuno è tornato dall’aldilà a dirmi che esista o che io abbia altre possibilità di vite future, di rinascite dopo la morte. Si va bèh qualcuno lo afferma con convinzione ma se non dovesse essere vero? Perché rischiare?”

Così pensano gli agnostici. Che, a differenza dei malavitosi, quindi, ‘ndranghetisti, mafiosi, camorristi e gente comune che fa del male al prossimo senza pensarci su due volte pur di trarre benefici personali, dopo aver commesso crimini si segnano con simboli religiosi. Innalzano statue a Padre Pio, glorificano S. Michele Arcangelo che abbatte il diavolo con la sua spada invincibile. Insomma, un misto di fede e folklore terra terra. Una fede alimentata anche da quanti si rivolgono alle statue per vedere esaudite preghiere e miracoli, nonostante le sacre scritture esortassero il popolo d’Israele a non innalzare statue e di amare l’Unico Dio in quanto Entità Spirituale. Ma l’uomo è debole. Ha bisogno di cose concrete, immagini, figure non retoriche che lo incitino e lo guidino verso mete paradisiache. Ed è per questo che falsi miti, piccoli uomini col tacco circondati da adulatori e servi sciocchi, governano la natura e l’uomo. ... se proprio devo morire... voglio vivere con dignità e poter guardare diritto negli occhi i miei amici, i familiari, i conoscenti e chiunque altro, animali e natura compresi.

mercoledì 17 novembre 2010

Italia da rottamare?

Basta fare melina.

Tra letture d’intenti, puerili elenchi, accuse e indignazioni continua lo spettacolo deleterio che accompagna l’agonia dell’Italia verso calvari interminabili e proprio quando la meta della liberazione sembra vicina, ecco un’altra sorpresa, il colpo di scena escogitato dagli astuti registi della politica. Ma forse è meglio lasciare da parte la dignità che lega la parola stessa alla politica. Qua non si tratta di politica ma d’affari! Affari gestiti da un gruppo di potere per una piccolissima fetta di persone che risiedono nel territorio italiano contravvenendo ai principi dei governi degni di tale nome, perché governare significa fare gli interessi di tutti i cittadini e non solo dell’elettorato che ha votato i rappresentanti del governo.

Come si è potuto assistere anche a “ballarò”, gli ospiti di Floris, fine giornalista e perspicace conduttore, hanno fatto melina; hanno ripetuto i compitini imparati a memoria, tutti a rivendicare priorità e programmi inesistenti mentre il Paese è alla fame.

Persino la satira irrita. Irrita chi la fa e chi la subisce perché oberati da problemi indotti dall’ingordigia e dai giochi di potere.
Non se ne può più! E sarebbe ora che Fini, Berlusconi, Gasparri, Maroni, Bossi, Schifani, Bocchino, Lupi, lavorassero seriamente per risolvere i problemi degli italiani, ITALIANI! Non elettori PDL o PD! Altrimenti andassero a casa.

martedì 16 novembre 2010

l'albergo delle fate, di A. Oliveti

aore12
Nel mese d’aprile di quest’anno Angiolina Oliveti pubblica per i tipi di Helicon la sua ultima creazione letteraria. È una narrazione ambientata in Calabria, tra la Sila piccola, Catanzaro e la Locride. Tratta, con un linguaggio scorrevole, una vicenda di malaffare che vede implicate persone della ‘ndrangheta, intente in loschi traffici e incolpevoli testimoni oculari, vittime di spietati codici malavitosi. Teatro principale dell’opera è “l’albergo delle fate”, una struttura reale situata tra la suggestiva vegetazione silana catanzarese, nel comune di Taverna, paese che diede i natali al Cavalier Mattia Preti e, ancor prima, al fratello Gregorio, entrambi pittori del barocco secentesco italiano operanti in Roma e Malta.

Angiolina percorre lieve la civiltà Calabrese. Ricorda la Magna Graecia, i reperti archeologici locresi, il centro storico di Catanzaro e li condisce con frasi note in vernacolo. Detti e motti catapultano il lettore nella quotidianità dei luoghi visitati.
Pagine scorrevoli che si leggono d’un fiato, tanto è avvincente il racconto da sembrare reale, come i nomi dei protagonisti e i luoghi geografici, come già detto, presi in prestito dalla realtà.

E che non tragga in inganno l'immagine della copertina! giacché non ci sono morti ammazzati con armi da fuoco. Anzi, d’acchito potrebbero sembrare morti accidentali…

Vieni via con me il giorno dopo



Bersani è visibilmente impacciato da Fazio e Saviano a “vieniviaconme”. Non ha la stoffa dell’anchorman avvezzo alla telecamera. Fini è più istrionico, calca la scena da attore consumato, enfatizza concetti ripetuti fino alla noia negli ultimi tempi e non dimentica la “missione di pace italiana” all’estero ma dimentica quel passo della costituzione che vieta assedi di territori stranieri anche a scopo cautelativo o preventivo, come hanno voluto chiamare l’azione bellica imposta da Usa e Inghilterra in primis. Ricorda anche i precari e i fondi per la scuola pubblica ma tralascia che lui, facente parte dello schieramento governante, ha approvato l’attuale politica restrittiva, producendo disoccupazione e angoscia nella scuola e nel precariato in generale, ha dimenticato anche di dire che i precari non hanno diritto alla pensione se non cambiano alcuni meccanismi sociali e che hanno concesso fondi alla scuola privata mentre nella pubblica si devono cercare sponsor per ottemperare alla didattica.

Vieni via con me è uno spettacolo ben fatto ma che lascia il tempo che trova. Sinistra e destra non dipendono da liste d’intenti. Le ideologie non hanno maggior valore quando declamate o piluccate in programmi televisivi.
Le ideologie diventano disvalori quando sono usate malamente dalla politica. E la politica non ha dato buoni esempi a destra quanto a sinistra, al centro e ai lati obliqui e longitudinali.
I cittadini si sono allontanati da questa classe politica e non dalla politica o dalle ideologie. E chi sente dentro di sé i valori della sinistra vorrebbe assistere a spettacoli sociali differenti in armonia con gli intenti scritti analizzati e divulgati.

lunedì 15 novembre 2010

velocità e comunicazione

Vieni via con me, il giorno dopo.

Bersani è visibilmente impacciato da Fazio e Saviano a “vieniviaconme”. Non ha la stoffa dell’anchorman avvezzo alla telecamera. Fini è più istrionico, calca la scena da attore consumato, enfatizza concetti ripetuti fino alla noia negli ultimi tempi e non dimentica la “missione di pace italiana” all’estero ma dimentica quel passo della costituzione che vieta assedi di territori stranieri anche a scopo cautelativo o preventivo, come hanno voluto chiamare l’azione bellica imposta da Usa e Inghilterra in primis. Ricorda anche i precari e i fondi per la scuola pubblica ma tralascia che lui, facente parte dello schieramento governante, ha approvato l’attuale politica restrittiva, producendo disoccupazione e angoscia nella scuola e nel precariato in generale, ha dimenticato anche di dire che i precari non hanno diritto alla pensione se non cambiano alcuni meccanismi sociali e che hanno concesso fondi alla scuola privata mentre nella pubblica si devono cercare sponsor per ottemperare alla didattica.

Vieni via con me è uno spettacolo ben fatto ma che lascia il tempo che trova. Sinistra e destra non dipendono da liste d’intenti. Le ideologie non hanno maggior valore quando declamate o piluccate in programmi televisivi.
Le ideologie diventano disvalori quando sono usate malamente dalla politica. E la politica non ha dato buoni esempi a destra quanto a sinistra, al centro e ai lati obliqui e longitudinali.

I cittadini si sono allontanati da questa classe politica e non dalla politica o dalle ideologie. E chi sente dentro di sé i valori della sinistra vorrebbe assistere a spettacoli sociali differenti in armonia con gli intenti scritti analizzati e divulgati.ne.

domenica 14 novembre 2010

chi governa non rispetta la volontà dei cittadini

È strano! La Costituzione recita che il popolo è sovrano e che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro; che la libertà è sacra e che i governi devono attenersi alle leggi dello Stato. E ancora, che tutti siamo uguali di fronte alla legge, ma fino ad ora la realtà ha dimostrato il contrario.
Nel Bel Paese ognuno si fa le leggi che vuole, che ritiene opportune alla propria tutela e agli interessi personali fregandosene del Popolo, che, ricordiamolo, dovrebbe essere Sovrano.
Perché dico queste cose? Perché nonostante l’ennesima magra figura del Premier piuttosto che rimettere il mandato al Presidente Napolitano, il primo ministro, tira fuori l’asso dalla manica e rilancia: sciogliamo solo la camera perché non mi dà più la fiducia e manteniamo il senato.
Ma quando mai s’è sentita una proposta simile? Se non và non và! Non ci si può arroccare dietro le barricate e tenere il Popolo in ostaggio per arrivare a qualsiasi costo agli obbiettivi prefissati. Obbiettivi che non apportano migliorie per la società e il popolo ma discrepanze abissali. Ed è inutile che il pdl si trinceri dietro “il popolo ci ha votato”! a parte che una piccola porzione di cittadini ha consentito questo governo ma anche ammesso che fosse stato tutto il popolo italiano, c’è da chiedersi, è questo il modello di democrazia e libertà dei personaggi eletti? E se poi, lasciando passare l’ipotesi assurda dello scioglimento della camera sola, alle elezioni vincesse la sinistra con un largo margine? Il popolo dovrebbe assistere a guerriglie e strategie corporative piuttosto che essere guidato e vedere risolti i problemi impellenti di sanità, lavoro, giustizia, diritto alla vita e cittadinanza?
Siamo veramente in mano a gente priva di scrupoli.

Calabria: autoritratto






È risaputo: l’uomo non si scrolla facilmente dalla mente quanto accade attorno a lui; perciò, ognuno, in armonia col proprio essere rivisita il tutto. Pensieri, esperienze, lavoro, luoghi e oggetti.
 L’artista ha dalla sua parte l'azione, il gesto, che, privo di coercizioni mentali o lessicali, sfocia nel gioco disincantato creativo e riconsegna il già visto, già vissuto con vesti differenti; vale a dire,  ridetermina e ricolloca le "forme pensiero" in spazi altri.
La creazione è un gioco. Un gioco privo di regole spaziotemporali dove tutto è reso possibile dalla libertà e dalla fantasia individuale. Nel parco giochi creativo l’età non conta e non conta neanche la cultura o l’estrazione sociale, i titoli accademici e i premi. Conta la sensibilità!







ecco perché, nessuno, meglio dell’autore, può iniziare una qualsiasi analisi e esplicitare al meglio il proprio operato. Ed è con questo presupposto che mi accingo ad accennare, con l’intento di aprire spazi a interazioni, ai momenti propedeutici che spingono a scandagliare e proporre attraverso i lavori creativi, riflessioni e spaccati di vita personali.
©mario iannino
M.Iannino 1995, t.m.,opere animate, 
dedicate alla Calabria
©mario iannino©mario iannino

sabato 13 novembre 2010

la cultura come antidoto

La cultura come antidoto ai mali del mondo.


©mario iannino
m.iannino, 2010, t.m., tra spirito e materia
Se Maestri della storia dell’arte come Raffaello, Leonardo, Caravaggio e altri, non avessero goduto dei favori dei potenti del tempo e non fossero stati accolti nelle loro corti e avessero lavorato per loro, oggi sarebbero noti al grande pubblico?
La loro maestria pittorica tesa a trattare soggetti e tematiche commissionate dai coevi, oggi, avrebbe avuto lo stesso riscontro artistico e commerciale?
Si potrebbe liquidare il discorso, giacché se n’è dibattuto lungamente nel corso dei secoli, che a fare la parte del leone è stato il mecenate, il signorotto del tempo che, oltre a fregiarsi di cotanti personaggi illustri reclutati nella corte, ha commissionato affreschi e pitture per autocelebrarsi, lasciare testimonianza del suo passaggio e magnificarne le azioni.
Bravi artigiani, virtuosi del pennello e o dello scalpello, riuscivano a campare e far progredire la bottega e quindi i garzoni e le maestranze tutte a condizione che la loro bravura fosse apprezzata da chi deteneva ricchezza e potere.
Anche oggi è così! nonostante la rivoluzione culturale e l’indipendenza economica dei cittadini che curano gli aspetti alti dei linguaggi artistici.
Oggi l’artista, o il cultore, lo studioso, l’amante, il ricercatore linguistico, indipendentemente da chi comanda o governa, ha la possibilità e il dovere morale, emancipato dal ricatto economico e forte della libertà di pensiero, in atto negli Stati democratici, di esprimere i propri concetti in ossequio alla visione soggettiva dei fatti, all’analisi personale estrinsecata mediante tecniche e strumenti nuovi, evoluti, in armonia dei linguaggi e dei costumi. Perché le analisi prive di partigianerie apportano ricchezze nei cuori dei popoli e suggeriscono percorsi differenti alle menti aperte di chi guida i destini degli uomini. Ovviamente, la proposta culturale, l'opera artistica deve essere supportata dai mezzi di comunicazione di massa e dagli estimatori, perché senza la divulgazione, qualunque proposta è ininfluente.

venerdì 12 novembre 2010

RAI: quando a decidere sono i nominati

Bersani e Fini, invitati da Fazio a leggere alcuni elenchi di priorità per la destra e la sinistra in Italia, come hanno fatto Abbado e Niki Vendola nella prima puntata, secondo i vertici rai non possono partecipare alla trasmissione perché esponenti politici.

Le vicende RAI non possono lasciare in silenzio i cittadini perché si evidenzia, giorno dopo giorno e episodio dopo episodio, la volontà di giocare al massacro. Un massacro della democrazia e della pluralità. Non che il programma di Fazio e Saviano “vieni via con me” abbia rivoluzionato i crismi della comunicazione o abbia apportato chissà quali novità editoriali, né tantomeno può ritenersi sovversivo o rivoluzionario, cionondimeno la scaletta ha provocato reazioni inspiegabili nella dirigenza aziendale rai. Ha portato, ancora una volta, allo scoperto la volontà persecutoria dei nominati di turno.
Infatti, non si capisce la reazione censoria del direttore Masi e del suo vice Antonio Marano nei confronti della partecipazione di Fini e Bersani alla trasmissione. E neppure si comprende lo stillicidio che la dirigenza rai sta attuando nei confronti de certi conduttori. È risaputo che le nomine rai sono decise dalla classe politica e che i nominati, volenti o nolenti, sono tenuti a rispondere a certe interrogazioni, e ciò è in netto disaccordo con i criteri delle democrazie avanzate quale l’Italia si pregia di essere, la lottizzazione, di fatto, pone l’ente pubblico a totale servizio di chi comanda e non degli abbonati; viene da sé pensare che non si tratta di una gestione liberale, bensì, dispotica, del mezzo di comunicazione di massa.
la risposta degli autori non si è fatta attendere. E Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre responsabile di Vieni via con me, ha risposto così alla lettera del vicedirettore Marano:

Fini e Bersani ci saranno!
''Il 15 novembre porteremo il presidente Fini e il segretario Bersani in trasmissione, perché il nostro è un programma di approfondimento culturale e non un varietà, esattamente come Che tempo che fa. Dunque non andiamo assolutamente contro i regolamenti aziendali né contro quelli definiti dalla commissione di Vigilanza''.
Mazzetti ha sottolineato che la presenza dei politici all'interno del programma era stata segnalata all'azienda: ''Esiste una lettera richiesta dai vertici aziendali e firmata da Ruffini in cui si specifica che sarebbero stati ospiti della trasmissione rappresentanti della cultura, dello spettacolo e della politica. Dunque non abbiamo bluffato in nessun modo''. ''In più - ha proseguito Mazzetti - Bersani e Fini non vengono a fare propaganda politica, ma a parlare dei valori della destra e della sinistra. Dunque siamo convinti di fare esattamente il nostro dovere. E siamo certi che l'Osservatorio di Pavia rileverà un perfetto equilibrio in termini di par condicio. Se poi qualcuno non considera più Fini un rappresentante del centrodestra o del governo, è un problema suo''.

la solitudine del web

La solitudine degli internauti.

Voglia di esserci, stare nella piazza del web per avere la certezza di non essere soli, per scherzare con gli amici dopo l’impegno scolastico, confrontare i compiti, fare ricerche e approfondire lo studio o rilassarsi dopo una giornata stressante, oppure guardare dal buco della serratura cosa accade tra conoscenti e amici? Interrogativi legittimi visto il crescente numero di utenti connessi a internet.

Il web è visto dagli utenti come un giocattolo duttile. Un luogo senza tempo, un paese popolato da personaggi della vita reale che stanno lì, nella casella con la fotina, a rispondere o comunicare qualcosa d’interessante per loro. Alcuni, con un pizzico di piaggeria, gongolano se citati o affiancati a personaggi pubblici noti, siano essi politici, artisti o gente comune. Ognuno dice la sua versione in merito a qualche notizia o fatto riportato dai media, cerca spazi, tenta opinioni ma spesso è ignorato dai cosiddetti “amici”. Altri si affannano a rispondere a ogni cazzata scritta dal leader e magari ignorano pensieri profondi accennati da “semplici” amici privi d’importanza sociale.
Ciononostante si chiama social network… anche qui l’apparire conta! O no?

giovedì 11 novembre 2010

scrittori sacri: Matteo

Dalla Sacra Bibbia, insegnamenti e parole terribili per gli empi.


Chiamati a sé i dodici discepoli, Gesù diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.

dopo averli istruiti, Gesù li inviò per il mondo e raccomandò loro:
"Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;
rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,
né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi.
Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.
In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.
Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Belzebù il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare
il figlio dal padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:
e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Con questi insegnamenti, Gesù mando per il mondo:
Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo,
Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.

(Matteo, 10)

faine e vecchie volpi in parlamento

barlumi di verità nell'Italia martoriata dai veleni


L’aspetto mostrato dalla politica attuale e deprimente, il quadro che la politica fa di sé attraverso le azioni di uomini e rappresentanti dello Stato Italia. Uomini che hanno giurato sulla costituzione di rispettarne i dettami e che invece hanno agito con arrogante cinismo per tutelari interessi di pochi. Noi cittadini assistiamo allo sberleffo finale, al tira e molla dei poteri istituzionali, alla bugia fattasi verità; a manovre di palazzo che non tutelano il Popolo ma gli avventurieri.
Ho dovuto riflettere a lungo, aspettare che la rabbia sbollisse e nel frattempo mi chiedevo, stando alle notizie trapelate ma non ancora confermate dalle persone chiavi, possibile che si possa stravolgere così la dignità di un paese? Possibile che un ministro della Repubblica possa avere una simile faccia tosta? Sì! È possibile! E a confermare i fatti, finalmente una persona onesta, si fa avanti e dice: non ci sto!

''Maroni è andato in Parlamento a calpestare la verità e questo non lo posso permettere''. Lo ha detto all'ANSA Annamaria Fiorillo.

Il pm dei minori di Milano di turno la notte in cui Ruby venne accompagnata in questura e che ora sulla vicenda, viste le discrepanze tra la sua versione e le dichiarazioni del ministro Maroni e del procuratore Bruti Liberati, che si è rivolta al Csm ha anche affermato: ''Hanno aggirato le mie disposizioni''.

Viene spontaneo chiedersi: se hanno fatto così per una semplice, come possiamo definirla, quale eufemismo adottare per non gettare ancora fango sugli italiani costretti a governi simili, festa goliardica tra giovincelli liceali? (chiedo scusa ai liceali, perché con certezza sono più seri e corretti verso le Istituzioni), possiamo fidarci di questa masnada di avventurieri e lasciare che continuino a guidare l’Italia e gli italiani?

T.Lucchetti: no a pubblicità che lede la dignità della donna

A Catanzaro è vitata la pubblicità che lede la dignità della donna.

La notizia ansa di oggi, pone qualche interrogativo in quanti non si soffermano ai proclami, ma vanno al di là degli stessi.

E vediamo nei dettagli cosa comunica l’agenzia giornalistica mentre i quartieri periferici della città di Catanzaro sono periferici anche nelle attenzioni degli amministratori comunali, ma di questo parleremo in seguito.

“ Vietata, nel territorio comunale di Catanzaro, l'affissione di cartelloni pubblicitari offensivi della dignità della donna.
Lo ha stabilito, con un'apposita delibera, la Giunta comunale su proposta dell'assessore alle Pari Opportunità, Tommasina Lucchetti. Il tutto per ''salvaguardare l'immagine e la dignità delle donne, negando il permesso di affiggere nel proprio territorio - si afferma nel provvedimento - immagini pubblicitarie lesive della dignità femminile''. (ANSA).”

Non c’è che dire, ottima trovata pubblicitaria per l’assessore alle pari opportunità! Se si considera la messa in onda di trasmissioni davvero lesivi per la formazione culturale di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, insomma dei futuri cittadini che dovrebbero ripulire il mondo dalla spazzatura mediatica che comprende concetti pilotati e assimilati quotidianamente da chiunque.

Credo che la consigliera abbia toccato un tasto infido. D'altronde la storia della comunicazione per immagini l’ha evidenziato abbondantemente. E poi, quale sarà il parametro tra comunicazione creativa e pubblicità offensiva? Chi sarà preposto a vigilare?
I quesiti da porre e sviluppare sarebbero molti, perciò inutile dilungarsi. Gradirei piuttosto assistere alla divulgazione e alla realizzazione di progetti culturali seri che facciano uscire dall’empasse, giovani e meno giovani costretti all’ignavia. E che ben venga una corroborante “espressione visiva” a scuotere le coscienze intorpidite dalla cultura manichea contingente.

p.s: non è che forse, presi dall’entusiasmo ci si dimentica della cosiddetta “libertà d’espressione?” e che i giudizi, il concetto del bello, l’arte stessa sono concetti soggettivi, collegati alla cultura individuale e collettiva?

mercoledì 10 novembre 2010

vanità orgoglio e tatticismi inibiscono la crescita degli italiani

Vanità, orgoglio e tatticismi politici; elementi condizionanti che inibiscono la crescita culturale e economica dell'Italia.

Le esposizioni mediatiche alimentano l’ego; orgoglio e vanità non cedono mai il passo al fare concreto, al pragmatismo costruttivo.
I mass media non prediligono le notizie cattive, perciò non divulgano con la stessa enfasi del gossip i casi di colera a Haiti, i problemi reali dei paesi indebitati, la realtà delle zone alluvionate o interessate da cataclismi che ne hanno modificato geografia ed economia locali.
La tivù, strumento primario mediatico, pilota le notizie e narcotizza gli animi manda in onda programmazioni leggere che facciano evadere dai problemi contingenti le persone prive di retroterra culturali ben definiti. Insomma chi non ha grossi problemi di sostentamento preferisce sorridere e magari ignorare i problemi altrui.

I vizi privati dei personaggi pubblici sono enfatizzati o contrabbandati dai mass media per libertà personale, privacy e naturale rampantismo, tradotti, sempre dai media amici, in impegno e altruismo, quando qualcuno, preso da magnanimità pietosa, regala soldi a povere donne costrette a prostituirsi.

Nessuno sembra fare il proprio mestiere correttamente e, nel frattempo, si evadono tasse, il governo non fa nulla per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’opposizione, prigioniera di antichi sortilegi aspetta qualcuno che interrompa il maleficio per interloquire coi diseredati. E nel frattempo a chi spetta il compito di tamponare il dilagante malcostume?

La politica, ormai è risaputo, è inesistente!
Le aziende sono soffocate dalla globalizzazione, nel senso che gl’imprenditori spostano le baracche laddove i burattini costano poco e loro possono guadagnare di più.
Che rimane? La risposta sembra scontata:
Al povero cristo non rimane altro che la rivolta, intesa come impegno culturale e democratico per sovvertire malcostume e prese in giro dei politici, oppure la preghiera.
Su quest’ultima, anche se praticata da molti perché intimoriti o imboniti dal clero che predica bene nelle omelie ma razzola male nella quotidianità, c’è qualche perplessità fondamentale per le ricchezze accumulate e i privilegi vaticani in antitesi a quanto predicato da Gesù e per i quali è morto in croce.

poverini questi politici!

Poverini questi politici. Che pena che fanno.

Nessuno li capisce. La gente comune, è troppo felice, vive una vita tranquilla per capire i drammi, gli sforzi sovrumani e le fatiche poco comuni che questi poveri politicanti devono affrontare e sopportare. Senza parlare poi dei giornalisti!, che raccontano bugie sul comportamento degli amministratori pubblici eletti dal popolo o nominati dal sovrano, che non è il popolo come recita la Costituzione, ma l’unto dal Signore, il cavalier servente delle ancelle non più morigerate.

Ma cosa ne può sapere il popolo delle ingiustizie subite da chi ha accumulato ricchezze per opera e virtù di qualche benefattore.
Che cosa possono sapere gli abruzzesi, gli aquilani, gli alluvionati, i senza lavoro, i precari, di come un povero ricco deve difendersi dalle cattiverie e dall’invidia dei derubati.
E, poi, cos’è opportuno: ripristinare i siti archeologici, Pompei, la casa delle armi dei gladiatori o destinare i fondi ai padani per la loro tenuta elettorale?

No, indubbiamente il popolo non è a conoscenza dei drammi interiori, delle lacrime, delle strategie e di come deve essere fatta una scelta per assegnare i ministeri. Certamente chi possiede gusto estetico è facilitato nella scelta, capisce immediatamente che è meglio una bella donna oppure un servo sciocco a un gay intelligente. Ma non tutti hanno simili facoltà o pensieri profondi, ecco perché c’è da comprendere, magari compatire, ma mai accusare o demonizzare la classe politica italiana: è tutta gente che lavora per consolidare poteri parentali e cortigiani! che male c'è se sono (poco) altruisti?

martedì 9 novembre 2010

Saviano, i blogger dicono cazzate?

Il blogger può interagire con Roberto Saviano? O essendo figlio di un dio minore deve genuflettersi e chiedere permesso prima di avanzare chiarimenti e dubbi?

C’è un fatto curioso che ricorre sempre nel costume degli italiani. Invochiamo sempre la Carta Costituzionale e ne elogiamo, oltre che difendere i principi costituenti, però siamo sempre lì lì per disattenderli quando qualcuno esterna un concetto difforme al nostro. Specie se si parla di libertà!
Qualcuno disse che sarebbe morto pur di difendere il pensiero altrui anche se non condiviso e oggi, nell’era internet, chiunque lo voglia può interrogare e interrogarsi; chiedere chiarimenti anche ad alte personalità della cultura, spesso definiti tali da lobby affaristiche salvo sporadici casi, uomini politici ecc. ecc. insomma si potrebbe asserire di avere raggiunto un grado d’interlocuzione abbastanza democratico, anche se poi alle domande fatte nei blog non seguono risposte, anzi sono bacchettate come “ora tutti parlano, si sentono in diritto di dire la loro pur non conoscendo i fatti!”. Ma è proprio questo il punto! Un individuo qualsiasi può esporre una titubanza o fare domande a Roberto Saviano senza sentirsi tacciato di “ignorante, di parte, malavitoso o colluso?”. Perché, se non erro questo mi pare di avere colto ieri nel programma di rai 3 con Fazio. Un programma, a mio avviso, "crudo" a parte i nomi noti e la bagarre apripista, ma questo è da vedere “trovare le prove non so mi auguro di no aspettiamo l’esito delle indagini dei magistrati” come direbbe il grande travolgente Benigni e buttarla sulla satira, ma in questo caso aspettiamo le analisi dei critici della comunicazione. Sempre secondo il mio modestissimo parere la trasmissione non ha prodotto nulla di nuovo: liste di ossimori, contraddizioni ben chiare anche in chi non ha scritto Gomorra e che dice la sua con post su internet.
I cittadini onesti, quelli cresciuti, per loro fortuna, e qui è necessaria la citazione di Gratteri, in ambienti familiari eticamente sani e che non hanno avuto la necessità di affiliarsi a nessuna cosca per campare, s’indignano davanti al malgoverno, al malcostume, alla violenza fisica e verbale.
I cittadini ottemperano a leggi morali che antepongono ai profitti leciti inspiegabilmente eccessivi e illeciti, la dignità e la tutela della persona. I cittadini sono certi che il diritto alla vita è sacro e nessuno può arrogarsi il diritto di toglierla, annichilire sensibilità e privare gli uomini del sostentamento necessario al mantenimento della specie.

lunedì 8 novembre 2010

l'amore salva la vita

L’amore salva il mondo


Da quando nasciamo e per il resto della nostra esistenza pensiamo a come fare per vivere al meglio i giorni che il destino o il buon Dio ci ha concesso di vivere. Ci attacchiamo al lavoro, ricerchiamo il successo, intessiamo rapporti per rinsaldare e consolidare gli sforzi che ci hanno fatto raggiungere i vari traguardi. Quindi la bella casa, la macchina, il conto in banca e per i romantici l’amore la famiglia e i figli.
In poche parole facciamo tutto tranne che soffermarci a riflettere sul vero motivo della nostra nascita. Chissà, forse la riteniamo un caso, oppure la conseguenza di un atto d’amore o sessuale… ma mai, e questo è il concetto della maggioranza, pensiamo che possa essere una ricerca, più o meno eroica, dell’essenza vitale che è l’amore. Non l’amore egoistico che ci unisce a una persona sola o al massimo a un gruppo di persone. Ma l’amore che si fa comunione. Comunione d’intenti per migliorare il cammino degli uomini a prescindere dal colore della pelle e dei vari credo religiosi o politici. E ciò comporta davvero dell’eroismo! Un eroismo carico d’amore per il prossimo che allontana e debella definitivamente le guerre e le carestie, gli accumuli inutili di ricchezze. Pare, stando a quanto dicono le persone con carismi come fratel Cosimo Fragomeni e Natuzza Evolo, entrambi nati in miseria e povertà, secondo i parametri umani, ma ricchissimi nello spirito del sacrificio e del donarsi agli altri, che la parte più intensa della preghiera consista nel vivere amando e considerando l’altro, chi soffre e chi vive nel recinto del proprio mondo materialistico.
L’unico dato certo, grazie a Dio incontrovertibile, è la morte! E nessuno di noi sa come e quando avviene. Allora? Perché indirizzare tutti gli sforzi per coltivare la vanità? Costruire agglomerati che inesorabilmente inducono discordia e sviluppano famelici appetiti? Anche nel buono può nascondersi il cattivo, e viceversa! Quante fondazioni umanitarie nascono per sollevare sofferenze fisiche e poi per ottenere i fondi smarriscono la fede e la missione prefissate? Gli imperi non fanno parte dei progetti divini, la carità sì! E oggi, così com’è impostato il sistema, fare carità nelle grandi strutture sanitarie è impossibile. S’incorre di solito nell’avidità di qualcuno che opera o somministra assistenze mediche inutili perché il sistema lo impone e per condurre una vita più agiata. Persino l’assistenza agli anziani o ai diseredati non può esserci se mancano i soldi per il loro sostentamento, il personale sanitario e le strutture d’accoglienza. Allora? Allora, sembrerà senz’altro riduttivo e utopistico, si deve rivedere tutto il sistema sociale e basare le azioni individuali e quelle che interferiscono nelle grandi opere su una morale comune a tutela della totalità degli uomini e non del capitale come concepito nelle economie avanzate. Ridare dignità alla persona, al lavoratore, ai bambini e agli anziani, ai disabili! Non servono grandi strutture per ricoverare ammalati terminali o vecchi. Serve una politica seria che rispetti e metta al centro dei progetti i deboli. Dare, cioè, ad anziani, disabili e svantaggiati la possibilità di vivere una vita degna di essere definita tale negli stessi ambienti dove sono vissuti insieme ai loro affetti più cari: familiari e amici; aiutando, dove necessario la famiglia d'origine a curare e seguire nei bisogni quotidiani la persona svantaggiata o ammalata.

domenica 7 novembre 2010

Catanzaro terrorismo e inciviltà

A Catanzaro, nei giorni scorsi, ragazzotti che si definiscono di estrema destra assaltano il centro sociale “Riscossa” e accoltellano un ragazzo ventenne e poi, non contenti, vanno pure ad attendere davanti al pronto soccorso e ne accoltellano un altro che era andato a trovarlo.

Insomma, agguati stile terra di nessuno, o meglio, territorio selvaggio da occupare e gestire con arroganza e violenza. Va beh che Catanzaro vanta una storia degna della destra violenta e tracotante italiana, basta ricordare il delitto “Malacaria” avvenuto il 4 febbraio del ’71 in pieno centro storico.

Giuseppe Malacaria era un muratore trentenne uscito di casa dopo una faticosa giornata di lavoro per assistere a un comizio del pci e invece incappa in un ordigno gettato tra la folla da due losche figure.
Vediamo un attimo i fatti:

4 febbraio 1971, Catanzaro. Attorno alle 17 Piazza Grimaldi inizia a riempirsi di persone: dirigenti di partito, militanti e simpatizzanti, rappresentanti delle istituzioni, gente comune accorsa chi per sdegno chi per curiosità ad assistere alla manifestazione indetta dal Pci cittadino.

Dal palco, montato per l'occasione, Franco Politano, all'epoca segretario della federazione provinciale comunista, annuncia che è stata negata l'autorizzazione per la manifestazione, la motivazione ufficiale è il mancato rispetto del termine dei tre giorni previsto per la richiesta. Si decide, così, unanimemente di rinviare la manifestazione a data da destinarsi e di tenere comunque in serata un’assemblea pubblica nei saloni della Provincia.

La folla prende atto della solerzia burocratica ma il muovere dei passi verso Corso Mazzini è interrotto dal rumore di un altro microfono e dal riecheggiare di altre parole. Dalla sede del Movimento Sociale Italiano, collocata a una cinquantina di metri, iniziano ad arrivare frammenti di discorsi e slogan ritmati. C'è chi si allontana e chi si muove verso la parte bassa del corso, chi invita a non raccogliere le provocazioni e chi inveisce.

Dalla sede del Movimento sociale italiano s’incominciava a sentire un discorso. L'oratore ad alta voce attribuiva la colpa di quanto stava accadendo in Calabria, per la questione del capoluogo, al governo e alla democrazia cristiana, accusati di aver rinviato troppo a lungo la decisione sul problema più importante, cioè la scelta del capoluogo della regione. Dalle finestre della sede del MSI, alcuni giovani con elmetto in testa e visiera lanciavano pietre verso il basso, il grosso della folla si disperdeva e altri rilanciavano verso l'alto le pietre che avevano raccolto per la strada.
Alcuni funzionari della Polizia irrompono nella sede del MSI. Mentre in strada le urla e il fragore sono interrotti dalle esplosioni. Grida, sangue, gente che fugge e il suono delle sirene delle ambulanze.

A terra resta Giuseppe Malacaria insieme a un numero consistente di feriti molti dei quali ignari passanti; tra questi R.C., uscita dalla chiesa dell'Immacolata e diretta verso casa, dichiara: "Mentre dalla sede missina erano lanciate in strada pietre da giovani che avevano il capo coperto da caschi, il prospiciente vicoletto nel quale sfocia il laghetto Vinci Duomo è stato rischiarato da una scia luminosa. Subito dopo ho notato nel vicoletto alcuni giovani, due per l'esattezza, che hanno lanciato qualcosa in direzione della folla che stazionava sotto la sede del MSI. Un attimo dopo ho avvertito due esplosioni e contemporaneamente sono caduta a terra ferita. Il lancio della bomba è avvenuto a una distanza da me di circa sei metri". Anche S.M., passava di lì per caso, aveva appena terminato il suo turno di lavoro alle Poste e stava rincasando quando, inaspettatamente, si è ritrovato nel bel mezzo della sassaiola: "Ho cercato di riparami nel vicoletto ma sono stato colpito da un oggetto che è esploso dopo essere piombato dall'alto".

A parte l’inutile perdita di vite umane, cosa altro ha portato o porta la violenza ideologizzata? Potere per qualcuno rimasto nell’ombra? Benessere sociale? …
Mentre i ragazzi muoiono e le persone ignare diventano vittime sacrificali qualcuno dietro le quinte, ordisce piani malsani; si strofina le mani e progetta altri attentati per alimentare psicosi sociali che possano giustificare operazioni restrittive.

La strategia della tensione, terroristica o di Stato, non fa nessuna differenza, entrambe mirano a creare un sistema di paura e non portano certo cultura e libertà, democrazia e lavoro, benessere e solidarietà! Ma questi pensieri sono ritenuti di sinistra. Gli uomini e le donne della destra parlano di successo commisurato ai guadagni, ai soldi! Al potere d’acquisto. E più puoi permetterti di spendere e più vali, sei importante, specie se puoi comprare persone e affetti per riempire il vuoto esistenziale cresciuto insieme alle ricchezze materiali. Sì, proprio così, perché per arricchirti, hai dovuto per forza rinunciare a qualcosa, sempreché non hai avuto una botta di culo e hai vinto al superenalotto.

venerdì 5 novembre 2010

Italiani assediati

L’Italia è sotto assedio. Tenuta in ostaggio da una masnada di faccendieri immobili e sordi ai bisogni degli italiani ma attentissimi a grattarsi i pruriti intimi alla faccia degli elettori buggerati dalla propaganda politica che riescono a mettere in campo.
Si è toccato il fondo! E le elezioni, strumento democratico per eccellenza si trasforma, nelle teste dei faccendieri, in arma di ricatto: o con me oppure si torna alle urne!

Ma in tutto questo casino il popolo c’entra qualcosa? La massa che non ha santi in paradiso e si sente intimamente mortificata da questo stato di cose e non vuole più essere rappresentata in questi termini che deve fare per togliere di mezzo sta gentaglia bugiarda e nemica della sovranità popolare che con le sue malefatte sta sputtanando gli italiani persino nelle galassie extraterrestri?
Insomma se siamo davvero in uno stato democratico qualcuno deve chiudere definitivamente il sipario, fare cessare l’ignobile tragicomica commedia e voltare pagina. I meccanismi democratici lo consentono!
gridare al lupo! al lupo! non serve!! si cambi 'sto porcellum di legge elettorale fatta da Calderoli, si trasformi in uno strumento democratico privo di blindature per devoti servi sciocchi e si torni a votare!!!

giovedì 4 novembre 2010

come parlare ai figli

Suggerimenti di mamma Natuzza ai genitori nel rapporto coi figli:


Con i figli non bisogna essere come i generali nazisti, implacabili, metterli sempre sull’attenti e impartire ordini. Sono sempre di un’altra generazione e non possono comprendere l’atteggiamento dei genitori né tantomeno comportarsi nell’identico modo di quando erano i genitori a essere figli. Poi se quando fanno uno sbaglio, i figli, vedono una reazione spropositata piena di eccessivo dolore o eccessiva collera, s’intimoriscono e non parlano più. Non si confidano con i genitori e non ammettono, anzi, nascondono i loro errori proprio per paura delle reazioni. Perciò, quando si deve rimproverare un figlio, bisogna pesare le parole, altrimenti si ottiene l’effetto contrario; o comunque si spingono al silenzio. Da qui la solitudine e la tristezza dei ragazzi.

mercoledì 3 novembre 2010

futurismo e fascismo

©mario iannino
archivio, olio su tela 70x50, 1978
Contro ogni logica, oggi come nei primi del ‘900, al tempo dei futuristi.

Il 20 febbraio del 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblica su “Le Figaro” il suo manifesto del Futurismo. In sostanza è l’esaltazione della volontà del potere, la sottoscrizione di una mente energica e decisa che vuole dominare gli eventi, esaltare la forza fisica piuttosto che intellettuale della classe dominante.

Marinetti, evince la volontà di annullare, attraverso il possesso, la donna al pari di un oggetto, possederla come una macchina roboante, e nell'esaltare le macchine, la modernità esorta a  cancellare culture e modi ritenuti, da lui, vecchi. In sostanza, al di là delle innovazioni lessicali e visive, a volte visionari, il movimento futurista non esprime il tanto agognato e pubblicizzato movimento di liberazione intellettuale del vecchio ma l’esaltazione del potere totalitario e fascista del tempo.

Un tempo antico ritrovato nelle estemporaneità contemporanee dei ministri che inneggiano alla guerra, ai respingimenti e alla donna oggetto costruita dalla devianza maschilista.
Concetti ben lontani dalle pacate riflessioni dei pacifisti che auspicano un mondo migliore e propendono alla pace universale.

Per comprendere bene quanto accennato per economicità di tempo e sviluppare future analisi ecco di seguito riportato integralmente il manifesto dei futuristi concepito da F.T.M.:

1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli! Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

teoria dei bisogni e casi umani sciorinati al sole

La teoria dei bisogni secondo alcuni

Se davvero per un attimo si mettessero da parte le masturbazioni mentali che alcuni definiscono concetti filosofici basilari per la nascita di ideologie politiche, religiose o atee e si pensasse alla realtà quotidiana fatta di piccole gioie ma anche di contrarietà contingenti, forse si potrebbe davvero trovare una soluzione degna di essere chiamata “operazione politica” mitrata a debellare i mali e le storture prodotti dall’egoismo umano, specie di quanti sono chiamati a governare gli eventi nazionali.

Non servono proclami, promozioni, supereroi con superpoteri. Serve un pochino di buona volontà e onestà intellettuale per debellare faziosità servili e dare agli altri la possibilità di vivere una vita degna di questo nome.

Molti, troppi soffrono per la perdita del lavoro, della dignità connessa all’appartenenza produttiva, per non essere più un’entità concreta di forza lavoro e le menti eccelse italiane a che pensano? Pensano a cose futili come difendere l’indifendibile e chiamare “bisogno” le esigenze individuali antistress di chi non conosce la parola solidarietà se non associata al proprio ego.

Persino l’eminente Sgarbi giustifica certe uscite folkloristiche del premier dicendo che "è come affermare che uno preferisce andare a pesca piuttosto che a caccia". Vero! Se solo si trattasse di una semplice scelta per passare il tempo nel pieno rispetto degli altri, per giunta cittadini rappresentati dal governo in carica. Se poi vogliamo buttarla in cazzate allora possiamo associarci a Sgarbi quando paragona Berlusconi alla grotta azzurra e andare tutti a fargli visita per esprimergli i nostri di bisogni, semprechè qualcuno abbia in agenda il suo numero di telefono.

martedì 2 novembre 2010

preferisco i gay

Preferisco i gay alla stupidità dei seni rifatti e dei nasini all'insù.


Non sono gay e per fare l’amore preferisco le donne intelligenti e belle ma quest’ultima peculiarità può essere tranquillamente elusa specie se diventa merce di scambio o è posta sul piatto della bilancia per valorizzare ochette rifatte a discapito di menti eccelse.
Per me l’eros è una questione mentale. La donna deve suscitare qualcosa d’indefinito e inatteso e quel qualcosa prescinde dall’estetica corporea. Anzi, può essere proprio una piccola imperfezione, il timbro della voce o la meridionalità dei lineamenti a innescare la libido piuttosto che un corpo scolpito e imbottito di silicone o trattato al botulino.
Ovviamente non tutti la pensano come me, tant’è vero che la fabbrica dell’apparire è attivissima e la pratica della chirurgia plastica per seni rifatti, nasini all’insù, labbra gonfie e avvolgenti, zigomi scolpiti e parti intime rivedute e corrette secondo un immaginario boccaccesco, fa affari d’oro.

Problemi, questi, che non centrano con l’agenda politica e quando un alto esponente politico cade in tentazione o è sessuofobo non è più degno di rappresentare una nazione perché la nazione è composta di tantissime anime con innumerevoli storie; e la storia recente, la cronaca, ha documentato come le incompatibilità oggettive debbano essere rimosse dal sistema sociale in maniera democratica in un batter d’occhio. Se poi alle incongruenze di tipo morale si associano esternazioni estranee ai protocolli istituzionali, come le gestioni allegre delle finanze pubbliche, le morti in carcere, la perdita occupazionale di intere generazioni, per intenderci: nessun popolo che goda una discreta salute mentale lascia alla guida di una ferrari lo sfasciacarrozze ubriaco che ammazza i gay, gli operai i pensionati e quanti gli attraversano la strada e interrompono la folle corsa.

Insomma, chi determina le sorti dei popoli non può permettersi certe licenze.
E, per dirla tutta preferisco l’amicizia di un omosessuale alla stupidità, all’arroganza, all’egoismo e alla pochezza di pensiero che uniforma e appiattisce uomini e donne e li riduce a cloni. ma poi, cosa avranno mai di tanto irritante o irriverente gli omosessuali? è forse peccato amare? perché di questo si tratta: di amore verso un'altra persona! e alle guerre intestine preferisco l'amore senza se e senza ma.

il potere logora chi non ce l'ha

È tutto un merdaio! Non voglio più sentire né vedere certa gente. Gente sprezzante che si presenta in tivù con la faccia più tosta del granito dicendo tutto e il contrario di tutto. Gente avvezza alle bugie e che ha portato una nazione intera alla rovina. Gente che ruba il presente e l’avvenire.

Gentaglia! Gentaglia che non vale neanche la pena nominare o ricordare le malefatte che ha combinato e continua a combinare e che si presenta, non so con quale coraggio, in tivù per accusare gli altri.
Lestofanti imbroglioni puttane… e pensare che qualcuno si lamentava di Cicciolina in parlamento. Almeno di lei si sapeva che il suo lavoro era la pornostar che voleva al potere il partito dell’amore e che le piaceva fare sesso.

Auguro a questa gente tutto il male del mondo, anzi no! Mi basta sapere che soffrano per la perdita di quello che hanno di più caro. Tanto ormai siamo col culo per terra e quando la nave affonda le scialuppe di salvataggio non bastano mai per tutti specie dopo avere portato tanta disperazione.

... e se fosse un malinteso? se tutti noi non avessimo capito come vanno le cose?
difronte alla fame e alle necessità c'è poco da capire. anzi ti fa incazzare sapere che qualcuno sguazza nell'oro, continua a fare affari e festini mentre tu muori di stenti e di rabbia impotente.

lunedì 1 novembre 2010

Alda Merini e Natuzza Evolo, donne che hanno insegnato tanto

A qualcuno potrà sembrare blasfemo quanto sto per dire, sarebbe quasi come paragonare il diavolo e l’acqua santa, ma non è così:
Ritengo sia giusto ricordare due donne importanti per la crescita culturale e religiosa di quanti amano il vero senso della vita e ne vogliono penetrare i misteri e le sensibilità intrinseche.
Mi riferisco alla vita e all’opera di due grandi donne che hanno sofferto le angherie inflitte dal potere degli ignoranti: Natuzza Evolo e Alda Merini. Mistica la prima e poetessa la seconda. Morte entrambe lo stesso giorno, l’uno novembre del 2009, giorno di tutti i santi, dopo avere vissuto patimenti e gioie su percorsi paralleli.
Natuzza aveva il dono di parlare col “Mistero”, con l’aldilà, Gesù e Maria.
Alda Merini parlava al cuore della gente con la penna trascrivendo tutta la sensibilità del suo cuore.

Donne che hanno saputo aiutare, con metodiche differenti, quanti si sono avvicinati a loro.
Donne che hanno sofferto le incomprensioni del mondo e che sono state segregate, giovanissime, nei manicomi a causa della “diversità”.
Diversità dettate da sensibilità non comuni e che per questo facevano paura, o quantomeno, destavano allarmismi perché prive di risposte certe, tangibili, secondo quanto lo scibile umano imponeva. E, lo scibile umano, la scienza che tutto vuole spiegare le ha usate come cavie da laboratorio per cedere, infine, le armi a tanta misteriosa energia dettata dall’amore.

Gli insegnamenti del Divino attraverso Mamma Natuzza

È trascorso un anno da quando Natuzza ha cessato di vivere la sua vita terrena e in questo giorno molte sono le iniziative: è ricordata dai media e nelle confraternite, nei gruppi di preghiera sorte attorno alla sua opera. L'esortazione ricorrente di Mamma Natuzza era: Gesù e la Madonna vogliono cenacoli di preghiere. Pregate sempre e guardate ai giovani con benevolenza... Pregate per i preti che sbagliano affinché si ravvedano e compiano le funzioni sacerdotali secondo la volontà di Dio.

sabato 30 ottobre 2010

Italiani: sudditi furbi o cittadini attenti?



C’indigniamo perché Berlusconi racconta barzellette in situazioni poco consone e perché non rappresenta degnamente gli italiani.
Ci scandalizziamo perché va con le donne e magari in cuor nostro, lo invidiamo perché lui sì e noi no!
Rimaniamo esterrefatti quando attacca certa magistratura schierata. E spiazzati davanti ai continui ripensamenti.
Ci lascia indifferenti l’esonero dell’ICI sulla prima casa per noi cittadini comuni e ci annichilisce l'esonero generale per gl’immobili del vaticano disseminati sul territorio nazionale, quindi chiese, fondazioni ecc. Ci avvilisce il continuo snervante appello all’elemosina, all’offerta durante le funzioni e al fiume di denaro pubblico dirottato per ristrutturare chiese piuttosto che destinarlo a progetti sociali seri mirati a superare gli ostacoli della miseria, perché conosciamo gli “affari legati alle ONLUS vicine al vaticano e no”; in barba a una grandissima fetta di persone che vive sotto la soglia di povertà e che non chiede aiuto o elemosine per vergogna, per dignità! Tra l’altro, anche se lo facessero non vedrebbero un centesimo perché la legge non lo prevede.

Succubi, assistiamo genuflessi ad abusi di potere clericale e laico.
Preti politicanti e politici 'mpretati non per vocazione o bontà ma per affari.
Zitti per paura, imbavagliati dalla viltà! Salvo poi scaricare le frustrazioni accumulate all’ombra di qualche scaltro capopopolo camuffato da officiante del bene, ci scagliamo gli uni contro gli altri in nome di una verità che nasconde il male.
La nostra viltà si manifesta nei mugugni soppressi, nelle frasi rancorose sbiascicate lontano dai padroni.
Davanti a loro elargiamo sorrisi a 54denti, stringiamo le loro mani e pendiamo dalle loro labbra, pronti a calpestarli nell’attimo della loro inevitabile decadenza e maledicendoli da buoni cristiani.

Tutto ciò può essere definita autoconservazione? O buon viso a cattivo gioco per non morire di fame?
No! È semplice sciacallaggio. Azione amorale priva di scrupoli alla stregua di quella imputata ai cosiddetti nemici del popolo.

E nel frattempo, mentre facciamo analisi e c’interroghiamo, i bisogni aumentano…
Viva l’Italia unita nei bisogni e fondata sulle falsità ideologiche.

venerdì 29 ottobre 2010

Massimiliano secondo Troisi

aore12
massimo troisi
Non si può pronunciare il nome di Massimiliano e non pensare alla gag di Massimo Troisi in “ricomincio da tre”.
Peccato che Massimo abbia scritto e sceneggiato il film “Ricomincio da tre” negli anni ’80 e abbiamo potuto apprezzare ancor meglio la sua arte che lo accomuna con il teatro partenopeo e ai centri culturali in voga negli anni 70 italiani.
Certamente, per me, Massimiliano non sarebbe stato tramutato in Ugo e neanche in Ciro; io propendo a dare spazio ai ragazzi, lasciarli esprimere, acquisire esperienze in prima persona ma, Troisi è troppo forte quando tenta di dare una giustificazione e un’impronta didattica al ragazzo e al nome che lo accompagnerà nella vita.
Troisi rappresenta se stesso in teatro e nell’esperienza con i compagni di viaggio del trio la “Smorfia”: Lello Arena ed Enzo Decaro. Il loro cabaret era lo spaccato scenico delle vicende vissute nel napoletano. Scene di antieroi che vivevano la realtà e la continuano a vivere ancora adesso giorno per giorno a Scampia come a San Giorgio a Cremano.

Peccato che è scomparso giovane, altrimenti chissà quanti altri suggerimenti avrebbe potuto elargire Massimo Troisi, con la sua aria scanzonata da eterno ragazzo timido a spasso per il mondo reale e artistico nella cinematografia italiana e napoletana, da uomo del sud, etichetta che gli stava stretta e che ha voluto rilevarne i dati “razzisti” attribuiti dalle persone ignoranti che non conoscono il cuore e la filosofia dei napoletani e dei meridionali.

Mi è venuto in mente lui perché oggi sul calendario ricorre S. Massimiliano e perché mio figlio si chiama così. Auguri a tutti, anche a te Massimo! Se pur con un nome tronco le cui radici lo accomunano con Massimiliano, ed io aggiungo, Kolbe, per la bontà d’animo tua e di quanti portano il nome Massimiliano.

giovedì 28 ottobre 2010

i misteri d'Italia e il lavoro che manca

La vita degli uomini è costellata di misteri. La storia stessa, è fitta di misteri; le azioni dei governi, ma ancor prima dei politici, che, ineluttabilmente, nascondono qualcosa ai cittadini sigillandola col segreto di Stato sono misteri.
Noi italiani abbiamo assistito al crollo della prima Repubblica; abbiamo costatato come i partiti si autofinanziavano, come gestivano le aziende pubbliche e private. Tutti noi eravamo a conoscenza del fenomeno “lottizzazione” in Rai e negli ospedali, nella scuola e nei comuni. E chi aveva un santo in paradiso, dopo avere dimostrato fede e peso elettorale, stava tranquillo lui e i suoi familiari, perché un posto di lavoro non gli sarebbe mancato.
Anche allora c’era chi issava il vessillo dei puri, nonostante gli scheletri nascosti. D’altronde erano atei per definizione, quindi non si ponevano il problema di scagliare la prima pietra sul peccatore. Tant’è che hanno scaricato tutto il peso dell’infamia su Craxi anche i cristiani.

Chissà, forse ce l’abbiamo nel dna, il raggiro, noi italiani.
Rovistando nella storia ci accorgiamo che l’unità d’Italia non è andata proprio come ce la raccontano i libri scolastici. Apprendiamo, per esempio che i Savoia, che governavano “la padania” e giù di lì, avevano le casse vuote e che si sono risollevati attingendo ai forzieri dei vinti Borboni, perché all’epoca il regno delle due Sicilie era ricco e aveva industrie e mezzi di comunicazione che giù al nord se li sognavano, se solo avessero avuto fantasia per farlo.

Ma la rovina maggiore dell’Italia sono i furbi, quelli che hanno intascato i soldi pubblici e si sono arricchiti senza sudare. I furbi imprenditori che hanno portato i soldi all’estero nei paradisi fiscali, che non hanno pagato le tasse e hanno lasciato gli italiani in braghe di tela.

E mentre i rifiuti della Campania trovano spazi da riempire in Calabria, Brunetta ci dà l’ennesima bella notizia su quanti posti di lavoro si perderanno entro il 2013: 300mila posti in meno nella pubblica amministrazione!
Vedremo mai la luce?
Se i signori a 15/17000 euro al mese, della seconda repubblica, la smettessero di litigare e si mettessero attorno a un tavolo per dialogare serenamente e varare un piano per risollevare l’economia con la creazione di posti lavoro reali, la risposta è Sì!

Renzi, i giovani del PD e la rottamazione

Renzi, i giovani del PD e la rottamazione.

Rottamare qualcosa significa mandare al macero una macchina o un utensile inservibile, qualcosa d’irreparabile, quindi, sostituire l’oggetto irrimediabilmente rotto se si vuole continuare ad avere l’utilità per la quale è stata realizzata la cosa in questione.

Il modello di vita attuale, basato su teorie consumistiche immediate e veloci, ha sovvertito alcuni aspetti del tempo lento, vale a dire, di quando il lavoro era ritenuto sacro e a compendio dell’uomo. Oggi i meccanici, o comunque gli addetti alla manutenzione generica, non riparano il pezzo rotto perché costa tempo e impegno, conoscenza profonda del mestiere e, fatti due conti, preferiscono sostituirlo con uno nuovo. Usa e getta non è più un’etichetta specifica ma un modello di filosofia di vita esportabile in qualsiasi campo d’azione. Per ultimo, usa e getta o rottamazione, come dir si voglia, ha sdoganato i rapporti con la politica di quanti non si sentono più rappresentati dai vecchi dirigenti di partito.
Ripeto: il modello “usa e getta” ha sovvertito valori inalienabili, specie se rapportati alle esperienze di vita e ai contatti umani come gli affetti, che, immancabilmente, s’instaurano persino con gli oggetti, le macchine perché associate a un periodo storico della nostra esistenza, figuriamoci con le persone che nel bene e nel male hanno guidato l’Italia o una parte dei suoi cittadini.
Chi non ricorda con nostalgia e affetto la prima macchina: l’utilitaria, la piccola due cilindri testimone dei primi incontri amorosi; l’odore di nuovo degli interni in pelle, del motore, dei primi rifornimenti a benzina super o metà normale quando in tasca c'erano pochi soldi.
Non è una questione di romanticismo e neanche d’ineluttabilità, indubbiamente il nuovo avanza ed è giusto costruirlo insieme, accettarlo, condividerlo! E per condividerlo non si può gettare l’acqua sporca con il bambino dentro. Si può, anzi, si deve andare incontro al nuovo insieme ai padri, anche se questi hanno commesso degli errori. Errori, forse inevitabili, ma comunque errori, data la situazione congetturale.

Vi sono concetti base del vivere comune che non possono essere alterati da posizioni oltranziste o da esternazioni roboanti coniugate da vocaboli perentori, altrimenti si scade in quelle forme pensiero esternate e attuate in alcune frange estremiste che rasentano la dittatura e danno vita alle biasimate epurazioni o defenestrazioni programmate. La cordata dei nuovi, i giovani, che vogliono prendere in mano le redini del PD, devono stare attenti. Se vogliono veramente migliorare la politica devono semplicemente guardare con occhi disincantati ma puri alle ideologie che esaltano la solidarietà e la fratellanza tra i popoli non ancora attuate e spendersi per questi valori.

mercoledì 27 ottobre 2010

giornalista o romanziere?

Chi non ha motivo di documentarsi o è impossibilitato a farlo non perde nulla, tanto le notizie si ripetono fino al parossismo. I giornalisti, per fortuna solo alcuni, ma bastano ugualmente a esasperare gli animi, indugiano sulla notizia morbosa, di cronaca o politica futile, mai su temi seri che interessano davvero la collettività. Se poi ci sono interessi particolari, la notizia è servita in tutte le salse a qualsiasi ora: la casa di Montecarlo, l’omicidio sceneggiato corredato di plastico, narrato e descritto in ogni piccolo particolare con attori vestiti con gli stessi panni dello zio indegno, le intemperanze dei leghisti, le zuffe puerili dei parlamentari, mentre la maggior parte degli italiani affonda nella miseria economica e, peggio, mentale.

Il marasma mediatico ipnotizza la gente. La disinformazione annichilisce. E le continue beghe non lasciano spazi alle analisi di fatti importanti. Lavori parlamentari che decidono il varo di leggi importanti per la democrazia, il lavoro, le finanze e il futuro dei giovani. Queste notizie non “interessano” al teatrino chiassoso dei media perciò, chi c’è c’è, una volta e via. Ma d’altro canto sono proprio queste notizie a mancare, appunto perché non ci sono! Ci vorrebbe la bacchetta magica con l’attuale dirigenza politica.

Per l’opposizione sembra che il problema prioritario, al momento, sia fermare il lodo Alfano, perché, dice qualcuno, tutela il Presidente del Consiglio, che tra l’altro pare voglia continuare a fare politica fino a diventare Presidente della Repubblica. Di contro, il governo ripropone ininterrottamente questo benedetto scudo giudiziario a tutela di Silvio Berlusconi. A proposito di scudo, prima c’è stato quello finanziario, che secondo alcuni non ha sortito l’effetto preventivato perché ha riportato nelle casse dello Stato poche finanze. Poi. C’è la riforma della scuola e la riforma elettorale, entrambe in fase di stallo per differenti motivi, la prima per sofferenza economica e la seconda riforma per opportunità politica. E si potrebbe continuare.

Insomma, superato un problema, eccone pronto un altro. E mentre la giostra mediatica calamita le fazioni popolane, le schiera da una parte o dall’altra sventolando falsi problemi, la casta è libera di gozzovigliare a piacimento incurante dei problemi di quanti hanno riposto in loro fiducia e speranze.

martedì 26 ottobre 2010

appunti Dada

©archivio M.Iannino
bozzetto "dada" 
Il coraggio di Duchamp e l’inerzia dei contemporanei.

La buon’anima di “R. Mutt” avrebbe detto: questo non è né un cesso e neanche una tazzina; infatti, nel 1917 presentò un orinatoio come se fosse una fontana artistica. Il gesto dissacratorio di Duchamp firmato con lo pseudonimo di Mutt diede uno scossone al mercato e ai concetti dell’arte in vigore nei primi del ‘900. Al grido di “dada”, che non ha nessun valore o significato, se non quello di rifarsi al suono che emette un neonato nel fare i primi vocalizzi, nato in Zurigo ed esportato in tutto il mondo, Marcel Duchamp, gettò una provocazione intellettuale forte che fece scalpore e non favorì assolutamente la mercificazione dell’arte e del suo concetto di arte nell’immediatezza. D’altronde come pensare di poter vendere un orinatoio per giunta usato? O tesaurizzare roba vecchia raccattata per strada o presa per pochissimi centesimi dal rigattiere?
aore12
Col tempo, i mercanti hanno saputo trarre benefici del ready made duchampiano; hanno sdoganato concetti e imbastito alte citazioni per i seguaci dell’oggetto ritrovato e riproposto sottoforma concettuale differente dagli artisti; confezionato con termini attinenti ai linguaggi visivi, il ready made trasforma in oro ciò che i re Mida della contestazione hanno esposto in tempi non sospetti per scuotere le coscienze, svegliare le menti intorpidite dalla decorazione fine a se stessa o didascalica.
Per Marcel Duchamp la pittura, ma anche la scultura, intese entrambe come linguaggio alto, non dovrebbe soddisfare un puro piacere visivo; devono piuttosto essere in stretta relazione con la materia grigia, con la mente e non esaudire la dittatura estetica dell’occhio educato quasi esclusivamente al bello classico senza alcuna interpretazione ausiliaria.

Secondo Duchamp “Gli ultimi cento anni sono stati retinici. Sono stati retinici perfino i cubisti. I surrealisti hanno tentato di liberarsi da questo e anche i dadaisti, da principio. E ancora: Io ero talmente conscio dell'aspetto retinico della pittura che, personalmente, volevo trovare un altro filone da esplorare.”

E ci è riuscito! A differenza di quanti hanno seguito le sue orme pigramente dopo essersi ritagliati uno spazio nel mercato dell’arte.

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