E se Scopelliti avesse ragione?
Ieri sera, su rai news, Enzo Ciconte, conoscitore dei
fenomeni malavitosi che infestano la Calabria e autore di numerosi libri sulla ‘ndrangheta,
ha ricordato le radici storiche della malavita organizzata e le strategie che
da sempre mette in atto per penetrare nelle amministrazioni locali. In sintesi,
la ‘ndrangheta a Reggio Calabria e nella maggior parte di comuni province
regioni e persino nello Stato, è presente, in varie forme, da sempre!
Santo Versace, imprenditore reggino, fratello dello stilista
Gianni, scomparso qualche decennio addietro, si è detto rammaricato per l’onta
che i reggini e la Calabria
onesta sono costretti a subire. Versace auspica, motivandolo, l’intervento dell’esercito
a fianco delle forze dell’ordine tradizionali. Insomma una militarizzazione del
territorio.
Santo Versace, da ex ufficiale di cavalleria crede nella
forza fisica, nella soppressione o sottomissione coatta dei cattivi pensieri,
non nella cultura della legalità quale forma mentale acquisita volontariamente in
ottemperanza ai sani principi del vivere civile.
Giuseppe Scopelliti, intervenendo energicamente all’assemblea
del consiglio regionale di ieri sera, forse perché appresa la notizia in
anteprima rispetto ai cittadini, ha invitato ad alzare la schiena. Dalle pochissime
immagini televisive si è intuito che l’invito/rimprovero era rivolto ai
presenti. Infatti, dopo, davanti ai giornalisti ha parlato di agguato politico.
Ora, se analizziamo quanto detto da Enzo Ciconte e da altri illustri
e attenti osservatori, Scopelliti potrebbe avere ragione!
La ‘ndrangheta, ma parlerei molto più semplicemente di
organizzazioni lobbistiche parassitarie che abitano in pianta stabile i palazzi
delle decisioni importanti inerenti gli affari degli appalti dello Stato, è sempre
contigua laddove si maneggiano soldi.
Nel Pirellone lombardo, nella giunta regionale della regione Lazio, in Puglia, Calabria, Veneto. Da nord a sud e viceversa, pur vestendo panni e ambiti differenti, affaristi privi di scrupoli si sono tuffati nei forzieri pubblici e li hanno prosciugati.
Nel Pirellone lombardo, nella giunta regionale della regione Lazio, in Puglia, Calabria, Veneto. Da nord a sud e viceversa, pur vestendo panni e ambiti differenti, affaristi privi di scrupoli si sono tuffati nei forzieri pubblici e li hanno prosciugati.
Perché scandalizzarsi se gli stessi effetti li troviamo a
Reggio Calabria?
Contiguità mafiosa! Questa la formula adottata da Annamaria
Cancellieri per motivarne lo scioglimento dell’amministrazione comunale. Contiguità
riscontrabile nel 99% dei comuni sparsi in lungo e in largo nello Stivale.
L’interrogativo che dovremmo porci, piuttosto, è un altro! E
cioè: gli amministratori politici sono stati all’altezza della situazione,
hanno saputo governare e tutelare il bene comune? Sono stati attenti osservatori
delle leggi repubblicane?, oppure hanno instituito una repubblica a statuto
speciale affine agli interessi delle lobby che li hanno supportati durante le
elezioni?
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