Trovarsi nei luoghi dell'infanzia è
sempre e per chiunque, credo, un turbinio di ricordi legati ai posti
e alle persone che lì sono vissute. Le relazioni personali, spesso
sono saldate e rese forti da semplici avvenimenti: un litigio da
ragazzini per la squadra del cuore o per qualche bella ragazza
compagna di scuola, un giro con la bicicletta presa in affitto per
qualche ora dal calzolaio di “Madonna dei Coeli”, la colletta di
poche lire e poi tutti dal tabaccaio per comprare le sigarette sfuse,
gli immancabili tassativi giochi che anticipavano il Natale già da
ottobre. La sigaretta fumata di nascosto e le mentine di liquirizia
nello scatolino di latta rotondo per rinfrescare la bocca prima di
entrare in casa.
Ecco, trovarsi in centro e al nord
della città i ricordi riemergono con una certa facilità perché
sono i luoghi della mia infanzia e giovinezza.
Oggi piove. Per entrare dal cancello
devo chiudere l'ombrello prima di fare i pochi gradini che mi
separano dal portone. Il pulsante del citofono è instabile. Lo premo
con attenzione. Una finestra scorre lateralmente. E lui. Pino. Mi
saluta allegro come sempre.
Salgo le scale della palazzina fino al
primo piano. Niente è cambiato!
Pino Pingitore |
Pino Pingitore è impegnato al
computer: sta organizzando le immagini per il suo sito web. Come al
solito parliamo di arte. I tuffi nel nostro comune passato sono
frequenti.
Le partite a stoppa da cinquelire, le
risate e le immancabili incursioni della signora Ortensia che
chiedeva se servisse qualcosa con quel suo accento singolare, tipico
di Spezzano della Sila, e la reazione scherzosa di Pino che la imitava
simpaticamente creando un'atmosfera di ilare serenità.
Erano gli anni della scuola media.
Delle sigarette sfuse che ci facevano sentire maggiorenni e della
conta delle lire per investirle tutte nell'acquisto delle bionde,
cosicché nella bustina di carta biancastra coabitavano le
“nazionali, le esportazioni senza filtro, le alfa”.