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venerdì 24 gennaio 2014

Lettera aperta a Letta

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Cari Letta, Saccomanni e Giovannini facciamo due conti:


la chiusura e l'apertura d'anno è iniziata male per me che sono disoccupato e ho la sfortuna di essermi comprato casa quando avevo un lavoro.
È iniziata male per le troppe tasse che sono costretto a pagare pur non avendo nessuna entrata. Non percepisco la pensione perché ho sessanta anni, quindi troppo giovane per l'INPS e troppo vecchio per il mercato del lavoro.

Oggi mi è pervenuta in busta prioritaria il saldo della Tares (€99,00) della casetta al mare, una casetta di appena 50 metri quadrati compresi i muri. Che sommati al saldo di 66,00€ fanno 165,00€.

se a questi aggiungiamo l'IMU o la TUC o IUC come preferite chiamarla, l'ACQUA, l'ENERGIA ELETTRICA e le relative voci addizionali; il condominio; il gas; e i lavori di manutenzione anche il più distratto degli uomini si accorge che possedere una SERCONDA CASA è un lusso!
Stessa solfa per la prima casa (una casa di residenza costruita in cooperativa sempre quando avevo un lavoro e nonostante ciò mi sono iscritto col patema d'animo perché non sapevo se potevo pagare le quote) senza dimenticare la mini IMU di 44,00€.

poi aggiungiamo l'assicurazione delle auto (2, una per me e l'altra per mia moglie delle quali non si può fare a meno visto il decentramento e l'esiguità dei mezzi pubblici in Calabria); il bollo, il carburante e la manutenzione.
Non tengo in considerazione gli imprevisti e neanche le necessità quotidiane come il cibo. I vestiti non li considero dato che non devo fare vita di società.

Non tiro la somma per evitare di deprimermi! Ma voi, quando fate i vostri conti, parlate di tagli, stipendi e pensioni dorate, ricordate che c'è gente allo stremo.

Come facciamo a pagare le tasse  e a sopravvivere? Con lo stipendio di mia moglie!

lunedì 18 novembre 2013

Politici Fuori dalle regole e dalla realtà

Enrico Letta dice che siamo in ripresa e che il 2014 è un anno importante per la ripresa.

Unimpresa rielabora i dati Istat e dice che ci sono (siamo) più di “9 milioni, 286mila in più (il 3,2%) rispetto al 2012 rientrano nel bacino delle persone economicamente "deboli"”.

Le cifre quantificano disoccupati e le ampie fasce di lavoratori in condizioni precarie, anche loro in crisi.
Poi, sempre secondo lo studio di Unimpresa ai 3,07 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (643mila persone) e quelli a orario pieno (1,63 milioni).

Vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (832mila), i collaboratori (430mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,56 milioni). Questo gruppo di persone occupate - ma con prospettive incerte circa la stabilità dell'impiego o con retribuzioni contenute - ammonta a 6,1 milioni di unità. Il totale del'area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi Unimpresa, comprende 9,17 milioni di persone nel secondo trimestre 2013.

Perché un'associazione di imprese analizza il fenomeno dell'occupazione meglio del governo come se fosse dalla parte del lavoratore?

Non è un'anomalia! L'impresa fa il suo mestiere e sa bene che se non ci sono soldi nelle tasche degli italiani non ce ne sono neanche nelle loro perché chi non ha soldi non spende!

E gl'inciuciati del secolo che dicono? Dicono che tutto va bene! Mah, forse per loro. Specie per quanti assediano il Parlamento, non vanno mai a discutere e interessarsi dei problemi del Paese perché impegnati a curare i propri interessi o perché ignoranti.

Chi è fuori dalle regole e dalla conoscenza è fuori dalla realtà dei cittadini e del Paese.

giovedì 19 settembre 2013

Salario minimo serve a poco e non salva la dignità dei cittadini

Leggo che Giovannini, ministro del welfare, ha organizzato una squadra di tecnici per preparare una bozza, un piano, contro l'indigenza. In parole povere dovrebbero trovare un sistema per garantire un salario sociale ai più poveri compresi gli stranieri che stanno almeno da un paio di anni in Italia.

E fin qui niente da eccepire!

Lascia un po' pensare lo stato d'abbandono dei tantissimi esodati o senza pensione che si trovano fuori dal mercato del lavoro ma che, secondo i farraginosi conteggi degli esperti che basano la ricchezza o la povertà dei cittadini e delle famiglie sui certificati ISEE. rimangono senza soldi in tasca.

E, anche se per questo nuovo termometro sociale ci si basa sull'ISEE, il reddito reale dei singoli cittadini non è individuato davvero.

Ancora una volta si confonde la dignità, il diritto alla vita e si tenta di cancellare la macelleria sociale fatta fin qui dai governi con un assegno per gli indigenti. Quelli, per intenderci che non hanno neanche gli occhi per piangere. Quei disperati che rovistano nei rifiuti e nei cassonetti dei mercati. I senzatetto.

No, caro e stimato Ministro, premesso che gli assegni contro l'indigenza esistono da sempre nei comuni d'Italia, Lei dovrebbe interessarsi dei 50enni a salire occupati e disoccupati elargendo loro un equo compenso per vivere da nonni. Accompagnarli dignitosamente nell'età della quiescenza e fare largo ai giovani.

venerdì 6 maggio 2011

il governo Berlusconi è un bluff, un'insulto alla democrazia

Grazie a Berlusconi l’Italia è diventato il paese dei numeri falsi. Falsi come la barzelletta sulla statistica dei polli dove c’è una persona che s’ingozza mangiandone due e un’altra persona che muore di fame ma che per le leggi statistiche, invece, ne hanno mangiato uno ciascuno.

Ma come si può continuare a sorridere sornioni davanti ai problemi enormi denunciati da allevatori, operai e commercianti sardi e sostenere che l’Italia sta meno peggio degli altri paesi europei? Come si può parlare di pil o di percentuali davanti a chi è senza lavoro perché il governo è il primo organo che licenzia e affama e non è in grado di risolvere i problemi occupazionali e di welfare che affliggono il paese? Sì, quello di Berlusconi è un governo che affama! E nonostante il popolo è sovrano, sulla Carta, è licenziato dal suo servo parlamentare. Quel servo non tanto sciocco che si vede e cura i fatti propri, pronto al mercato delle vacche.

Come può un uomo che dice di essere cristiano e perciò ossequioso della dottrina di Gesù lasciare il proprio fratello, anzi peggio, condannarlo a morte certa, morale e fisica, perché vittima delle logiche mercantili imposte dalle lobby?

Ieri sera, nel vedere ad Annozero la rabbia dei sardi, scaturita dalle vessazioni e dall’insipienza dei poteri politici e economici che hanno gestito il dissesto economico e morale della Sardegna e dell’Italia, chi non si è sentito offeso? E chi non si è indignato del sorriso sornione di Formigoni che davanti a drammi umani sciorinava numeri e affermava che tutto va bene? Anzi, che l’Italia è nella media europea; la stessa dei polli di poc’anzi!
Forse lui sorrideva perché la sua gente, quella che l’ha votato, fa parte della schiera che mangia i polli.

martedì 11 gennaio 2011

ecco cosa nasconde il referendum di Marchionne

Dietro il referendum fiat recessione etica, più che economica.
Le falsità di Marchionne e dei dirigenti in generale, la cecità dei sindacati e delle associazioni che vestono i panni di paladini dei poveri. (segue sommaria analisi dei fatti)

È davvero riduttivo pensare che per la fiat sia una semplice questione di voti e promesse.
E per capirlo è sufficiente guardare alla povertà e alla mancata crescita economica e produttiva mondiale. Le fabbriche di qualsiasi natura sono in crisi e i lavoratori sono licenziati o in cassa integrazione. I prezzi dei consumi sono alle stelle. I pochi risparmi si assottigliano sempre di più.
alla luce di queste semplici osservazioni viene da dire: ma le eventuali macchine chi e quanti dovrebbero e potrebbero comprarle? Se poi aggiungiamo alla devastante crisi economica che fa lievitare i prezzi di pane, pasta, zucchero, ortaggi, anche quelli concernenti il petrolio, la benzina verde è arrivata a 1euro e 50centesimi, senza contare la spesa per l’assicurazione che mediamente tocca quota 1000 euro. Quante delle migliaia di macchine che vorrebbe produrre fiat, non Marchionne che fa finta di volere schiavizzare gli operai riportando la contrattazione a prima dello statuto dei lavoratori, troverebbero acquirenti con soldi disponibili anche a rate?
Per uscire dall’empasse morale, etica più che economica, visto che la ricchezza mondiale si sta distribuendo tra pochissimi eletti, si dovrebbe, noi tutti, avere il coraggio e l’onestà mentale di dare al prossimo dignità e fiducia nel futuro attraverso politiche sociali indirizzate ai più deboli, ai poveri, ai bisognosi che per dignità non chiedono, bussano e fanno file dietro le porte di chi gestisce la politica locale e nazionale.

sabato 16 ottobre 2010

nuove povertà e vecchi bisogni

Dopo anni di gozzoviglie e di benessere generalizzato le ristrettezze economiche governano una larghissima fascia sociale. Le nuove povertà raccolgono occupati senza stipendi adeguati, licenziati, co.co.co., lavoratori in nero, sottopagati e sfruttati, tutta gente depredata della dignità di esseri umani.

Le nuove strategie globalizzanti hanno implementato i forzieri dei vecchi imperi economici e amplificato i bisogni della gente comune creandone di nuovi.

Ho visto, ma è cosa di tutti i momenti e in qualsiasi area geografica, figli più vecchi de padri. Figli senza speranze. Giovani depredati dei sogni. Ragazzi saccheggiati!, senza futuro!

Ecco un punto su cui riflettere coralmente lasciando da parte gli egoismi e le beghe sociali, politiche e economiche. Si sta aprendo una voragine enorme e se non sarà colmata al più presto, altro che diluvio universale! Dio o chi per lui non può stare alla finestra a guardare…

sabato 26 dicembre 2009

ricchezza e povertà



I sogni degli uomini non sono uguali. Variano da luogo a luogo in armonia coi tempi storici. In Italia o nei paesi tecnologicamente avanzati, i ragazzini, chiedono ai genitori la play station, il computer, l’i pad. Giovani e adulti vogliono possedere oggetti informatici: giochi o attrezzi che li aiutino a trascorrere il tempo piacevolmente e facilitino l’impegno lavorativo.

Nelle società evolute, quanti hanno la fortuna di avere un lavoro, pensano di realizzare altri tipi di sogni:
Mi piacerebbe possedere una casa enorme con un’enorme tavernetta…
Vorrei avere una ferrari, anche di seconda mano…
Mentre, diventa un sogno comune “Magari potessi vincere alla lotteria”.
E intanto c’è chi, secondo le stime rai, guadagna circa 2.100.000 euro l’anno per intrattenere gli spettatori “porta a porta”.
E chi per campare deve cercare tra i rifiuti; firmare cambiali; prostituirsi…

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