Dietro il referendum fiat recessione etica, più che economica.
Le falsità di Marchionne e dei dirigenti in generale, la cecità dei sindacati e delle associazioni che vestono i panni di paladini dei poveri. (segue sommaria analisi dei fatti)
È davvero riduttivo pensare che per la fiat sia una semplice questione di voti e promesse.
E per capirlo è sufficiente guardare alla povertà e alla mancata crescita economica e produttiva mondiale. Le fabbriche di qualsiasi natura sono in crisi e i lavoratori sono licenziati o in cassa integrazione. I prezzi dei consumi sono alle stelle. I pochi risparmi si assottigliano sempre di più.
alla luce di queste semplici osservazioni viene da dire: ma le eventuali macchine chi e quanti dovrebbero e potrebbero comprarle? Se poi aggiungiamo alla devastante crisi economica che fa lievitare i prezzi di pane, pasta, zucchero, ortaggi, anche quelli concernenti il petrolio, la benzina verde è arrivata a 1euro e 50centesimi, senza contare la spesa per l’assicurazione che mediamente tocca quota 1000 euro. Quante delle migliaia di macchine che vorrebbe produrre fiat, non Marchionne che fa finta di volere schiavizzare gli operai riportando la contrattazione a prima dello statuto dei lavoratori, troverebbero acquirenti con soldi disponibili anche a rate?
Per uscire dall’empasse morale, etica più che economica, visto che la ricchezza mondiale si sta distribuendo tra pochissimi eletti, si dovrebbe, noi tutti, avere il coraggio e l’onestà mentale di dare al prossimo dignità e fiducia nel futuro attraverso politiche sociali indirizzate ai più deboli, ai poveri, ai bisognosi che per dignità non chiedono, bussano e fanno file dietro le porte di chi gestisce la politica locale e nazionale.
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