Gli hanno rubato l’infanzia.
A sette anni, Kieron Williamson, di Holt (Gran Bretagna) è stato definito un piccolo genio dell'arte. Il ragazzino, figlio di un commerciante d'arte, ha venduto sedici dei suoi dipinti ad olio, acquarelli e pastelli per 17.000 sterline in un tempo record: 14 minuti. Gli acquirenti, come rivela il Daily Mail, arrivano da paesi lontani come Canda e Giappone. I dipinti del bambino prodigio sono stati venduti al prezzo di circa 1.000 sterline ciascuno. Precedentemente, Kieron aveva venduto diciannove opere per 14.000 sterline. "L'ultimo artista bambino in questo campo - ha detto Adrian Hill, della galleria d'arte in cui è avvenuta l'esposizione dei dipinti di Kieron - è stato Picasso".
Oggi è apparsa questa notizia sul web e il primo canale della rai tv ha gridato al miracolo. Come al solito, la notizia verte principalmente sull’affare, il business come dicono gli americani. È sconcertante! Ma a qualcuno è venuto il dubbio che possa trattarsi di un grande bluff? Un enorme giro d’affari che ruota intorno al gioco prediletto di un ignaro bambino che guarda caso ha i genitori che lavorano a vario titolo nel mercato dell’arte.
Non ho avuto modo di vedere da vicino i dipinti, per lo più acquarelli stando alle riproduzioni divulgate in internet; però, senz’altro a un occhio esperto non sfuggirà la precisione del disegno, i particolari del paesaggio e la pennellata, tutte cose che si acquisiscono con anni e anni di esercizio. Mentre, di solito il bambino tende a personalizzare ciò che vede; dà una chiave di lettura diversa dall’adulto al segno e al colore, perciò ogni cosa che riproduce denota spontaneità e assenza di tecniche o esperienza, insomma, ha una metrica infantile, poetica, non contaminata. Invece qui siamo davanti a impostazioni sceniche mature, eccessivamente mature per un bambino di 7 anni.
Volendo trarre una conclusione, si può dire che questo bambino è nato col pennello in mano e i genitori, da buoni mercanti, ne hanno curato la predisposizione con suggerimenti teorici e impostazioni pratiche, oppure che lavora a quattro mani su disegni eseguiti da altri o con la supervisione di qualcuno. Cosa c’è di strabiliante in tutto ciò? Può essere definito artista un bambino virtuoso che ancora non capisce qual è il ruolo di chi fa arte nella società? È giusto esporlo al mercato in simili circostanze? Forse stiamo davvero vivendo un periodo di oscurantismo assurdo che passerà alla storia come l’era del grande buco mentale. Non ci sono idee sane, ogni cosa gira intorno al potere economico, ci siamo bevuti davvero il bene dell’intelletto, e qualche sciocco superficiale dirà: Bèh, quando c’è la richiesta di mercato e il soldo tira il resto non conta!