Tutti noi recitiamo una parte nella
commedia umana.
Il comico recita e fa ridere ponendo
accenti satirici sulle azioni dei personaggi noti. Il politico
governa e il suo lavoro determina i destini delle genti. Il saggio
medita sulle azioni degli uomini.
L'azione e il pensiero, però, a volte
sono agli antipodi e questo provoca disparità sociali ed
emarginazioni culturali.
Tra i mali maggiori, che purtroppo
sembrano essere irrimediabili fin tanto che dura la paura fuorviante
del tempo presente, voglio soffermarmi sull'assenza del pensiero
positivo predicato dal Santo Padre Franceso.
Il malessere derivante dalle incertezze
lo viviamo sulla nostra pelle quotidianamente ed è causato da una
serie di fattori, un tempo, sconosciuti: Globalizzazione e
decentramenti. Analisi dei mercati. Agenzie di rating e valutazioni
delle stesse. Solidità e solvibilità delle società che emettono
titoli sul mercato finanziario. In sintesi siamo schiavi del dio
denaro che piega tutto. Politica. Pensiero. Azioni.
Lo sterco del diavolo sporca il mondo e
contamina persino i puri. Difficile resistere alla fisicità del
potere temporale.
Quanti intendono fare politica per servizio?
L'11 giugno si vota. Nelle città
interessate c'è grande fermento. I candidati a sindaco e le liste a
loro collegate battono incessantemente i tamburi. Ripetono slogan e
frasi vecchie nella totale incuranza.
Le giunte uscenti lanciano proclami ed
enfatizzano le cose fatte. Gli sfidanti puntano il dito accusatore su
quanto non è stato fatto.
Catanzaro è tra queste. La Catanzaro
morta dal centro storico depauperato.
Non intendo minimamente ergermi a
difensore dei commercianti, anche loro hanno scheletri negli armadi
che è meglio tenere nascosti, ma secondo le ovvietà correnti,
secondo alcuni, la desertificazione del centro storico è da imputare
all'esodo del commercio e all'esplosione dei centri commerciali e dal
decentramento degli uffici di cui si andava fieri. E in parte, se
vogliamo minimizzare, potrebbe essere così. Ma la domanda principale
è: chi e cosa hanno determinato le scelte. Perché c'è stata la
corsa all'esterno senza prima avere studiato e messo in atto un
percorso culturale idoneo ad evitare le povertà cui Catanzaro si è
sottoposta?
Avranno, i nuovi governanti, la cultura
e la determinazione di porvi rimedio?
Ovviamente, non si pensa alla
riapertura dei negozi e delle attività perdute.
Si pensa alla riqualificazione del
tessuto sociale urbano attraverso forme partecipate tra
amministarzione comunale e mondo della cultura che è altro rispetto
alle sagre del morzello (che servono comunque se contestualizzate in
progetti più ampi).
I cittadini dovrebbero riappropriarsi
degli spazi culturali aggregativi ridotti a nicchie di mercato e ad
interessi privati.
Se c'è la volontà spassionata a
tutela del bene comune e la forza culturale che pone le menti al di
sopra degli schemi precostituiti, tutto è possibile. Sì! Si può
fare.
Abramo, Ciconte, Fiorita! Vinca chi ha
le suddette volontà e le può attuare, (io un'idea me la sono
fatta). Se la storia si ripete, ricordiamoci che, la storia siamo
noi.