Gente vestita per lo più di nero anima
questa mattina via Brigata nel quartiere corvo. Ragazzi e ragazze
indaffarati a scaricare dai furgoni carrelli, cavi, treppiedi,
macchine da ripresa e altra roba chiaramente utilizzata nelle
lavorazioni di film.
Chiedo: che fate? Giriamo un film! Un
film? Sì! E su cosa è ambientato? Sul sogno di un ragazzo di
diventare un calciatore!
Tutto qui?! E che cazzo! Possibile che
si mobilita tanto interesse e denaro per raccontare il sogno di un
ragazzo che vuole sfondare nel calcio? E perché non raccontare di un
ragazzo che vuole studiare? Che so un ragazzo o una ragazza che sogna
di fare l'infermiere, l'assistente sociale, il ricercatore e magari
si ritrova a fare tutta un'altra attività oppure dopo avere studiato
tantissimo è costretto a emigrare?
Mi allontano obbiettivamente
contrariato da quello che da lì a poco sarà trasformato in un set
cinematografico e m'imbatto in un ragazzo, pure lui vestito di nero,
con gli occhi chiari e i capelli riccioluti. Dall'accento intuisco
che dovrebbe essere un membro del cast. Gli chiedo delucidazioni e
lui con garbo me li da.
Chiedo a bruciapelo come mai un
film ambientato negli anni '90, anno dei mondiali e come mai il tema
trito e ritrito del ragazzo che sogna di sfondare e trovare la gloria
nel pallone.
Non v'è dubbio: il tema è trainante e
coinvolge tantissimi ragazzi e genitori che sognano il riscatto sociale. D'altronde nelle
periferie degradate lo sport rimane forse l'unico mezzo (dopo la schedina e i biglietti della lotteria) per rifarsi una vita.
Ma a guardare la vita dei campioni al microscopio viene a galla la fatica fisica e l'innata genialità dei fantasisti che macinano soldi e diventano un brand a loro volta. Passione e sudore. Fattori, questi, che sono alla base di qualsiasi attività se si vuole sfondare e elevarsi dalla quotidianità in tutti i settori della realtà fatta per lo più di stenti e rinunce; di vere passioni che toccano ambiti diversi.
L'ascensore sociale è precluso a
quanti non possono studiare ed essere seguiti da docenti di alto
livello senza sborsare tesoretti risparmiati faticosamente dalle famiglie. E si sa
nelle periferie e anche in centro città non tutti possono
permettersi di mandare i figli a studiare in America o a Londra.
Quindi ecco che sognare ad occhi aperti di sfondare tirando calci al
pallone diventa facile. È un sogno che tutti possono fare. Non costa
nulla sognare!
Faccio una ricerca veloce su internet.
C'è tutto. Le intenzioni di chi ha scritto e prodotto il film. le aspettative politiche e il rimbalzo sociale dell'operazione.
Chi vuole saperne di più può fare la stessa cosa.
E se da una parte il
film ha lo scopo di narrare una storia di un ragazzo ambientata negli
anni novanta magnificando anche il territorio catanzarese rimane
comunque il fatto che avrebbero potuto pensare a qualcosa di più
alto. Qualcosa del tipo come valorizzare quanti impiegano il tempo in attività
definite “intellettuali” e pilotare il merito degli sforzi, che sono tanti,
di giovani costretti a prestare la loro opera in realtà non
adeguatamente remunerate e, anche per questo misero aspetto,
gratificanti. Appunto, un'altra via che sfocia nella quotidianità, fatta di impegno e lavoro in relazione con la ben nota frase dell'Alfieri "volli sempre volli..." che, purtroppo, non esalta le professionalità e i meriti della vita reale, non onirica.
L'altra via! E' simile alla chimera virtuale. Una realtà confinata nel mondo delle favole che comunemente facciamo in età adolescenziale, quando disconosciamo il valore e il vero senso della vita.
Personalmente
avrei preferito un'altra via per pubblicizzare, narrare, sviluppare,
mettere in campo i sogni. Anche quelli di chi ama il calcio e lo
sport. Perché, non necessariamente, per realizzarsi, il sogno individuale, si deve essere
!primi”.