Chi sarà presente giovedì 13 luglio alle ore 20.00 in via Teano per partecipare alle proiezione del film di Mario Vitale “L’afide e la formica” programmato e poi disdetto per intimidazione nel quartiere Aranceto?
La rassegna di Schermi Cinema Multi-piazza è una iniziativa di per sé meritoria ché tende ad includere le periferie nel circuito culturale urbano connettendo centro e periferie nel circuito sentito e vissuto periodicamente in altri punti della città.
La levata di scudi dei rappresentanti delle istituzioni e di privati cittadini è stata immediata!
Esternazioni accorate, quelle del sindaco Fiorita e Bosco reagiscono con forza ad una inaccettabile barbara intimidazione.
Fiorita e Bosco, educati alle analisi dal basso, data l'estrazione politica che li accomuna, si lasciano prendere dall'emotività piuttosto che dal fare una analisi sociologica più approfondita, meno reattiva all'evento immediato così da andare oltre il disagio che condiziona carnefici e vittime delle periferie degradate.
Aranceto, Corvo, Pistoia sono quartieri di serie B! Non è retorica. È semplice amara realtà per i residenti. Lo testimonia il mantenimento delle strade, la manutenzione del verde pubblico e le recinzioni abusive che rendono anguste le strade limitrofe (?).
ponderiamo insieme l'assenza dei servizi urbani e ogni altra struttura aggregante dalla cui assenza dipende il territorio per poter dire se esistono quartieri di serie a e b.
Solo con onestà intellettuale possiamo comprendere cosa potrebbe celarsi dietro ai rozzi inviti! Capire se l'invito rivolto ai ragazzi promotori dell'evento da parte di alcuni residenti possa essere una bravata oppure rabbia per essere e sentirsi ai margini, sentirsi oltre i recinti della società “benestante”, quasi in tema con la narrazione del film programmato.
I presupposti per porsi interrogati non mancano. In entrambe le realtà c'è il disagio di vivere in una società altra dalla propria. E lo scontro tra opposte culture tendenti a portare alle estreme conseguenze ideologie religiose, usi e costumi atavici.
Le reazioni sembrano spontanee, umanamente, dettate da quanto si presuppone di sapere osservando gli atteggiamenti esteriori della gente parcheggiata nei quartieri abbandonati dal giorno stesso in cui sono nati.
Passare davanti al quartiere Aranceto non è un bel vedere: palazzoni popolari fatiscenti dall'intonaco scrostato evidenziano ferite color ruggine intervallate da nervi ferrosi intrecciati dai carpentieri trent'anni addietro.
Non voglio pensare che dietro questa vicenda ci siano interessi spiccioli in mezzo. C'è con ogni probabilità, alla base delle azioni, la somma delle vicissitudine subite e imposte dalle culture fuorvianti che indirizzano i singoli a rincorrere e possedere beni effimeri.
Aranceto, come ogni altra realtà urbana degradata lasciata a sé stessa, è frutto della non politica. È antipolitica! Che disaffeziona quanti sono costretti a vivere o sopravvivere nei deserti dove l'unica cultura dominante risiede nella possibilità di esternare potere attraverso beni effimeri.
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