Alcune definizioni mutuate nel tempo hanno perso le originali specificità semantiche.
Per esempio, se apriamo il dizionario alla voce “coprifuoco” oppure “quarantena”, espressioni tornati in auge da qualche tempo e quindi molto comuni in questo periodo toccato dalla pandemia da covid-sars-19, notiamo delle divergenze anche significative tra il vecchio e il contemporaneo linguaggio comune. Il tempo di clausura non è tassativamente concepito in 40 giorni e l'obbligo di rimanere in casa non ha niente a che vedere con le accortezze usate in passato ma nella sostanza esplicitano il senso concreto del concetto.
Semantica e speculazioni politiche a parte, credo che fare le pulci alle intenzioni del governo tra coprifuoco, orari di chiusura e apertura delle attività commerciali e produttive e il rimanere a casa da una certa ora in poi sia un esercizio riduttivo da parte nostra.
Personalmente non sono tra quelli che amano tirare tardi a notte. Ma capisco che per alcuni è vitale. Il boom economico ha partorito attività commerciali impensabili fino all'altro giorno. E tra queste attività la cultura occupa una fetta rilevante.
Tra queste la musica, il teatro e l'enorme esercito di maestranze che ruota attorno all'allestimento di concerti e altre rappresentazioni dello spettacolo che si sviluppano in tarda serata sono diventate nuove forme di lavoro e sostentamento per migliaia di persone. Come le discoteche. I luoghi di ristoro connesse. E persino per gli ambulanti che stazionano nei dintorni dei luoghi degli eventi scialarecci popolari. Non è ancora venuto il tempo della spensieratezza edonistica. Il sommo bene dell'uomo e della donna non è il piacere carnale, fisico, materiale e futile. All'effimero si contrappone la vita! La certezza di essere fuori dai pericoli dell'infezione. E se l'isolamento intelligente, la consapevolezza del pericolo ci conduce fuori dalle paure e frena il contagio che ben vengano, ma non per decreto, le precauzioni sociali da adottare insieme. Tranne l'imposizione del tracciamento burocratico della green pass. È un provvedimento inutile che genera contrattempi burocratici snervanti. E il flop dell'app immuni ne è la prova.