Le cose si complicano per l'Italia che
sta male.
Se è vero quanto evidenziato dagli
osservatori politici, Montezemolo scende in campo per far continuare
la linea di Monti e sappiamo bene a cosa si riferisce il programma
messo in atto dal governo dei tecnici. Un programma che, se fino ad
ora è stato l'antidoto e la cura necessaria per riacquistare credito
e fiducia in Europa e nel mondo, adesso inizia ad essere una catena
costrittiva per la democrazia la libertà e la cultura della
solidarietà verso gli ultimi e i deboli.
Montezemolo è l'espressione di una fetta di italiani che sta benone, che arriva tranquillamente a fine mese e non ha l'esigenza del posto fisso o la paura del contratto a termine e delle bollette che scadono a prescindere del conto in banca.
Hanno pensato a ciò i seimila iscritti
al nuovo movimento centrista di Montezemolo?
Giovani e anziani, borghesia e imprenditori, una decina di
politici di Udc, Fli, Pd e Api ma non del Pdl, questa la platea della
convention di Luca Cordero. E tra la cosiddetta “classe dirigente”,
oltre a Luca di Montezemolo, tengono a battesimo il “nuovo fenomeno
attivista” Andrea Riccardi, Andrea Olivero delle Acli e Raffaele
Bonanni della Cisl, leader sindacale che ha firmato e fatto firmare
ai suoi iscritti della FIAT il “ricatto di Marchionne”.
Il nome del soggetto politico èncora da definire, forse “Italia
civica” data l'inflazione di sigle presenti.
Nei discorsi, la figura carismatica di Mario Monti è una
costante; richiamato più volte dagli interventi e nei contenuti
dall’economista Irene Tinaglie dalla metafora di Lorenzo Dellai,
presidente del Trentino: “zaino in spalla significa seguire un
capocordata che non stupisce con effetti speciali, ma è di poche
parole, che sa esser severo ma non cinico, che sa che quello è il
suo posto al servizio di tutti. Oggi si è costruito un pezzo
importante della cordata e il capocordata, quando sarà il tempo
giusto, saprà cosa fare”.
E Andrea Riccardi, nel chiudere la kermesse, la mette così: “Dopo
il 2013 sarebbe un errore interrompere il dialogo di fiducia tra
Monti e l’Europa, tra Monti e la comunità internazionale, anche
perché la crisi continua”.
Non c'è che dire! È davvero un quadro preoccupante!
La strategia di Montezemolo è presto detta, anzi è detta da lui
stesso: “Ogni cosa al suo tempo. Non chiediamo al premier di
prendere oggi la leadership del nostro movimento. Ciò
pregiudicherebbe il suo lavoro. Ci proponiamo di dare fondamento
democratico ed elettorale al discorso iniziato dal suo governo perché
possa proseguire”.
Casini , dal canto suo, rimarca la paternità del “Monti dopo
Monti”. Perché secondo lui “non c’è alternativa alla sua
affidabilità e credibilità” e perciò deve essere riconfermata
dal “suffragio degli elettori”.
Allora, chiedo a Casini: a che serve la corte di politici che
occupa il parlamento, le istituzioni e il Paese?