L'indolenza dei catanzaresi
(la maggior parte dei catanzaresi) continua a produrre danni
irreparabili alla città.
Come spiegare se no lo scempio che
l'amministrazione comunale sta compiendo nel quasi silenzio della
maggior parte dei cittadini?
Ma andiamo per ordine.
Dopo lo scandalo delle elezioni, con la
ratifica del consiglio comunale appena uscito dalle discutibili
consultazioni, la giunta Abramo, come promesso, mette in moto i
lavori a Catanzaro Sala nei pressi di quel famoso e tormentato
“centro commerciale romani” fermo da troppi anni a causa di
cavilli burocratici, denunce e interventi della magistratura.
Ma i lavori in essere non riguardano il
“centro commerciale romani” bensì un vecchio sito industriale
dove per moltissimi anni si è prodotto cemento per l'edilizia dove,
secondo i ben informati, pare ci siano anche tracce di amianto.
L'ex cementificio di Catanzaro Sala è
una vasta area abbandonata compresa tra la ferrovia che congiunge
Catanzaro Lido fino al centro abitato del quartiere Sala nei pressi
di un'altra opera incompiuta che avrebbe dovuto collegare la stazione di Sala alla funicolare e quindi col famigerato “centro
commerciale parco romani” sorto sulla sponda destra del torrente
fiumarella nella passata giunta Abramo.
L'ex area industriale è imponente e,
come auspicato anche da alcune associazioni, l'area sarebbe da
collocare nella storia dell'economia catanzarese e dintorni perché
trattasi di “archeologia industriale” ancora tutta da scoprire e valorizzare a favore della città.
Ma non la pensa così chi governa il
comune. Anzi, alcuni suoi esponenti lanciano proclami assurdi e confondono distruzione con riqualificazione eludendo le molteplici
voci della società civile che invocano la bonifica e la riconversione
dell'intera area per adibirla a scopi culturali.
L'interrogativo più grande è rivolto ai tantissimi artisti, donne e uomini di cultura... chi sono, che dicono dove sono? e se ci sono, forse non sono a conoscenza, al pari dei loro amministratori catanzaresi, che in Germania e in tantissimi altri posti e persino in Italia governanti e cittadini hanno saputo trarre benefici economici e culturali dai siti industriali dismessi dopo una intelligente rivisitazione strutturale e ricollocazione tematica?
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