foglie e frutti di gelso bianco |
C'è stato un tempo in cui la
creatività dell'uomo riuscì a trarre ricchezze dalla
trasformazione rispettosa della natura e intere città progredirono!
Catanzaro porta ancora dietro le tracce storiche di queste opportunità ormai vive solo nei musei che conservano i damaschi e nella toponomastica cittadina del centro storico e precisamente nelle zone definite “gelso bianco” e “filanda”.
Catanzaro porta ancora dietro le tracce storiche di queste opportunità ormai vive solo nei musei che conservano i damaschi e nella toponomastica cittadina del centro storico e precisamente nelle zone definite “gelso bianco” e “filanda”.
Gli orti i giardini e la campagna
limitrofa all'area urbana, fino al secolo scorso, erano fonti di
guadagno per i catanzaresi che, com'è noto, esportavano le sete
damascate in Francia ed in tutta Europa.
Gli alberi di gelso producevano more
con le quali le massaie confezionavano confetture ma non era questa
la vera fonte di guadagno bensì l'ospite che si nutriva delle foglie
dell'albero di gelso: il baco da seta!
I bossoli del baco da seta,
opportunamente trattati, dipanati e trasformati in filati pregevoli,
da via del gelso bianco si spostavano nel quartiere della “Filanda”
dove le tessitrici compivano la magia della creazione col tessuto
trattato e colorato dai tintori con accorgimenti che resero alla
città vanto e onori, grazie, appunto al pregiato artigianato locale
della tessitura.
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