Ho lavorato in vari campi e versato sempre i contributi.
Ho lottato per i diritti dei lavoratori che ora vedo calpestati. Ho sperato in un futuro migliore e per un brevissimo lasso di tempo ho creduto di avere raggiunto la libertà, la giustizia e la solidarietà attraverso il lavoro.
Ma forse è stata solo un'illusione, ho frainteso.
Stiamo vivendo un momento terribile e
siamo nuovamente a difendere traguardi raggiunti e assodati come il
diritto al lavoro, alla sua tutela e, raggiunti gli anni del congedo,
ad una giusta pensione.
Le parti sociali si incontrano, fanno
finta di litigare per poi capirsi dopo estenuanti trattative.
Ultima, quella di Landini con la
Fornero che lascia in aria tatto fumo fritto e nessun accordo
concreto che tuteli il futuro dei tantissimi lavoratori rimasti senza
lavoro alla veneranda età compresa tra i 40 e 50 anni non più
spendibile nel mercato del lavoro concepito dalla famelica concezione
attuale imperniata tutta sui numeri.
Landini chiede un incontro al ministro
del lavoro, Elsa Fornero.
Incontro subito accordato. Landini
e Fornero faccia a faccia per due ore al ministero nel pomeriggio di
ieri; definito "importante" dal leader Fiom "per
ricostruire un clima di fiducia", ovviamente"non
risolutivo", ma che ha dimostrato "la capacità di ascolto
del ministro Fornero" anche se le distanze sulla riforma del
lavoro e su quella delle pensioni restano intatte.La Fiom, durante l'incontro, ha posto anche la questione degli esodati sulla quale il ministro si è riservata di rispondere, probabilmente lo farà in Parlamento la prossima settimana, assicurando però che "l'idea del governo è quella di salvaguardare i diritti".
"Non credo che un incontro possa risolvere annosi problemi ma riconosco a Fornero la capacità di ascoltare. Quello che deve capire però è che se vogliono rispondere ai problemi del Paese devono tenere conto delle richieste dei lavoratori nei provvedimenti che dovranno prendere".
"c'è un vuoto di politica industriale che mette a rischio seriamente buona parte dell'industria italiana". E sull'articolo 18, terreno quanto mai minato e su cui un avvicinamento è pressoché impossibile, i metalmeccanici della Cgil hanno ribadito il loro no alla riforma e chiesto "un intervento di governo e Parlamento che garantisca invece l'applicazione effettiva dell'art. 19 come un passo avanti per affermare la democrazia nei luoghi di lavoro".
Insomma un ritornello trito e ritrito che non fa altro che peggiorare la situazione in cui versiamo come cittadini e come nazione.
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