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mercoledì 13 agosto 2014

se il problema è Moody's & C. aboliamoli

Possibile che noi italiani siamo così imbecilli? Che ci lasciamo ancora abbindolare dai vari Alfano e compagnia bella?
Oppure siamo un popolo paziente? Forse, siamo, più verosimilmente, un branco di apatici che fin quando abbiamo la possibilità di sopportare i cambiamenti, anche se dolorosi, restiamo immobili ad aspettare che qualcun altro si esponga prima di noi.

Per essere precisi, Alfano e compagnia sono la punta dell'iceberg che si fa vedere in tv e dice cazzate per rabbonirci e indirizzare la nostra rabbia verso i più deboli. E mentre noi siamo impegnati a trovare i colpevoli delle nostre sventure economiche e sociali i veri nemici si godono il sole dei paradisi fiscali grazie ai servizi mai chiesti di Moody's e delle altre agenzie di rating.

ricchezze effimere che aiutano a vivere, non feticci da idolatrare

Insomma lo spread siamo noi. Il problema siamo noi che vogliamo vivere, amare e sognare!, per i ricconi che pilotano le politiche economiche e quindi i governi e le manovre di tagli che sfociano nelle macellerie sociali già ampiamente conosciute dalle leggi dei professori Monti e della sua banda al completo.

Detto questo, bene fa Renzi a dire me ne fotto delle linee guida della troika, sempre che lo pensi davvero! Sarebbe doloroso il contrario. Cioè se a parole se ne fotte e nei fatti non tutela gli ultimi. In alcuni momenti, visti gli afflati con Marchionne e altri imprenditori che si sono visti i fatti propri e delle loro aziende a discapito dei dipendenti, qualche dubbio mi è venuto.

Comunque, basta con le parole! Quanto dobbiamo aspettare per decidere di cambiare rotta? Quando i dirigenti politici prenderanno decisioni necessarie per uscire dallo stallo sociale nel quale ci ha portato la cattiva finanza?

Forse mai! Dato che la politica è foraggiata dalle lobby che toccano e fanno girare i soldi e l'economia mondiale.

Intanto le guerre si fanno più cruente, se ne accendono di nuove e le vecchie si incancreniscono. I popoli fuggono dalle loro terre e le pandemie diventano miniere. E gli alfaniani terrestri di qualsiasi colore in tutto questo ci sguazzano.

Buon ferragosto a tutti.

lunedì 18 novembre 2013

Politici Fuori dalle regole e dalla realtà

Enrico Letta dice che siamo in ripresa e che il 2014 è un anno importante per la ripresa.

Unimpresa rielabora i dati Istat e dice che ci sono (siamo) più di “9 milioni, 286mila in più (il 3,2%) rispetto al 2012 rientrano nel bacino delle persone economicamente "deboli"”.

Le cifre quantificano disoccupati e le ampie fasce di lavoratori in condizioni precarie, anche loro in crisi.
Poi, sempre secondo lo studio di Unimpresa ai 3,07 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (643mila persone) e quelli a orario pieno (1,63 milioni).

Vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (832mila), i collaboratori (430mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,56 milioni). Questo gruppo di persone occupate - ma con prospettive incerte circa la stabilità dell'impiego o con retribuzioni contenute - ammonta a 6,1 milioni di unità. Il totale del'area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi Unimpresa, comprende 9,17 milioni di persone nel secondo trimestre 2013.

Perché un'associazione di imprese analizza il fenomeno dell'occupazione meglio del governo come se fosse dalla parte del lavoratore?

Non è un'anomalia! L'impresa fa il suo mestiere e sa bene che se non ci sono soldi nelle tasche degli italiani non ce ne sono neanche nelle loro perché chi non ha soldi non spende!

E gl'inciuciati del secolo che dicono? Dicono che tutto va bene! Mah, forse per loro. Specie per quanti assediano il Parlamento, non vanno mai a discutere e interessarsi dei problemi del Paese perché impegnati a curare i propri interessi o perché ignoranti.

Chi è fuori dalle regole e dalla conoscenza è fuori dalla realtà dei cittadini e del Paese.

mercoledì 13 novembre 2013

Morte e povertà in nome della globalizzazione

Ma davvero qualcuno pensa che a Roma sono tutti incapaci? Io penso proprio di no! Lo dimostrano i non
La presidente della Camera dei deputati 
Laura Boldrini
 in visita istituzionale in Grecia incontra
il principale leader dell'opposizione
e il Presidente di Syriza Alexis Tsipras.
politici, i cittadini comuni che s'interessano d'altro quando rispondono alle domande dei giornalisti.
Chi sta in mezzo ai problemi della gente comune e li vive inizia a guardare ai battibecchi dei talk show con diffidenza. Capisce che è tutto organizzato. Capisce che i politici vanno in televisione facendo i finti tonti. Politicanti arrivati a Roma perché voluti dalle lobby e da chi avrebbe da perdere i diritti acquisiti. Cani da guardia messi lì per tutelare gli egoismi di Gentaglia col pelo sullo stomaco!

Non è uno sfogo ma l'amara considerazione di quanto sta accadendo in Italia e in Europa. Quell'Europa che non ha saputo neanche scimmiottare le Nazioni Unite d'America. Quella “Merica” solidale per statuto che è andata a salvare un suo Stato dalla bancarotta causata dagli errori noti e diffusi anche da noi che si chiamano corruzione, ingordigia, disoccupazione, egoismo.

Mi ha fatto molto male sentire la Boldrini a “Ballarò”! Assurdo quanto sta succedendo in Grecia per colpa di una classe dirigente che si è venduta anche la madre pur di ingozzarsi. Gentaglia che ha imposto ai più deboli ogni sorta di degrado. Assassini! Torturatori! Non ci sono altri modi per definire chi ha tolto la possibilità ai poveri di curarsi. Pagare mille euro per partorire in ospedale e avere il certificato medico, impedire ai diabetici di avere le medicine necessarie, lasciarli penare fino all'estremo stadio e ricoverarsi in extremis per avere amputati gli arti è disumano!

Tutto questo grazie alle politiche assurde fatte in nome di una fantomatica Europa Unita guidata dalle logiche della Germania e dagli Stati membri forti. E l'Italia, Grecia, Portogallo, Cipro ecc. non sono tra questi.

Occorre rivedere il tutto!

mercoledì 9 ottobre 2013

Ignavi o masochisti?

ignavi o masochisti?

Obama sotto ricatto e mondo assediato delle lobby economiche


Dopo lo spread impariamo un'altra parola, sempre in inglese, “shoutdown”, che in italiano significa "chiusura” e non prelude a niente di buono!


È sempre una questione di alta finanza di un mondo lontanissimo alla maggioranza degli uomini e delle donne che muoiono per fame e stenti. Una realtà che guarda solo ed esclusivamente ai propri interessi. Lo abbiamo capito a nostre spese.
In Italia per colpa di una politica economicocentrica falsamente europeista dettata dalla Germania, imposta dalla troica ma dalle radici lontane, ricordate la bolla economica esplosa negli USA? Ecco, i mali maggiori vengono sempre da fuori ma alimentati anche dalla cupidigia nostrana!

In America lo shutdown è ormai al settimo giorno e c'è tempo fino al 17 ottobre per aumentare il tetto del debito ed evitare il default, che - avverte Mohamed El-Erian, l'amministratore delegato di Pimco, il maggiore fondo di investimento al mondo - avrebbe un impatto più imprevedibile di quello avuto dal collasso di Lehman Brothers. Il debito in circolazione degli Stati Uniti è pari a 12.000 miliardi di dollari, una cifra superiore ai 517 miliardi di dollari di Lehman. La Fed è il maggior creditore singolo, con in tasca 2.270 miliardi di dollari. La Cina è il maggior creditore estero con 1.128 miliardi di dollari. E proprio Pechino, insieme a Tokyo, chiede una soluzione dell'impasse che minaccia di destabilizzare i mercati finanziari globali. Ai timori della Cina e del Giappone, Obama risponde: «Gli Stati Uniti hanno sempre pagato i loro conti e continueranno a farlo».

martedì 11 giugno 2013

18 a tavola, famiglia da record a Catanzaro

Se non fai qualcosa fuori dal normale nessuno si interessa a te!
Ecco, quindi, la rincorsa al primato, alla novità, allo smantellamento dei luoghi comuni. Perché solo così i media si interessano a qualcuno o qualcosa e la divulgano sotto forma di novità o record.

Si definiscono record tutte quelle attività che danno numeri esagerati o attività che fuoriescono dalla routine quotidiana.
È un record mangiare kili di peperoncino piccante a stomaco vuoto.
È un record fare la traversata della Manica nuotando con un braccio.

È un record arrivare al matrimonio illibati.
È un record quasi assoluto per una coppia di italiani avere 16 figli.

16 figli più padre e madre = 18 persone a tavola. E, con uno stipendio da bidello che, assegni familiari compreso, si aggira attorno a 2mila e duecento euro al mese, sfido chiunque a non andare in fibrillazione.
Eppure i nostri eroi non si scompongono affatto. Loro confidano nella divina provvidenza. È la divina provvidenza che fa trovare loro la forza di andare avanti e fare figli (da buoni cristiani osservanti non usano precauzioni naturali e anticoncezionali).
Ma torniamo ai numeri: 3, 4 litri di latte e 3, 4 kg di pane al giorno con gli occhi attenti alle offerte nei supermercati.
Va be' vivono in una casa popolare e pagano 100€ al mese, poi hanno l'esenzione ai ticket della sanità e fanno le cure termali gratis ma riescono anche a fare le ferie in qualche casa in affitto al mare. Poi usano i mezzi pubblici per andare a scuola e hanno un pulmino anziché la macchina.

Insomma niente di trascendentale per chi ha vissuto il dopoguerra e tirato su famiglie con nonni al seguito!
Allora, perché stupirsi se oggi una coppia decide di volere una famiglia numerosa?
Eppure oggi la nascita del 16° figlio porta agli onori delle cronache una famiglia di Catanzaro che, senza questi presupposti, non avrebbe incuriosito nessuno.

mercoledì 19 dicembre 2012

Monti...zemolo e casini nelle minestre riscaldate

Amare la politica.

Ha ragione Benigni! Non si deve rimanere indifferenti davanti alle questioni sociali. La Politica si deve amare!


aore12
E in base a come si stanno mettendo le cose in campo nazionale e europeo, secondo i ben informati, più che di amore si tratta ancora una volta di tattiche già conosciute e ampiamente sfruttate dai vari schieramenti che assediano le Istituzioni.

Secondo voci di corridoio, pare che il professore non abbia ancora deciso se impegnarsi apertamente in una campagna politica come chiesto da alcune frange cospicue italiane per tenere buone le cancellerie internazionali.
“Ormai non posso più tirarmi indietro”, pare abbia confidato, per assicurare continuità “all’agenda di governo” e tranquillizzare le cancellerie internazionali e quella fetta di Italia che lavora e produce.
Anche il Vaticano avrebbe inviato la benedizione.

aore12Se queste voci fossero fondate sarebbe necessario sprigionare uno tsunami d'amore nei confronti della classe dirigente attuale. Uno tsunami catartico! Un'onda d'amore dalla forza spropositata, che nasca dal basso, però purificata dalle piccole furberie popolari che fin'ora hanno fatto sì che la melma coprisse quanto di bello c'è in Italia.
Senza questi presupposti è inutile declamare i Principi Fondanti della Carta Costituzionale della Repubblica, commuoversi e recriminare; pretendere, se fino ad ora abbiamo pietito.
Il cambiamento deve partire dal basso. Ma dall'alto devono anche arrivare segnali positivi che dimostrino coi fatti sobrietà e rigore consone al momento attuale.

sabato 3 novembre 2012

la ricetta di Vendola contro la crisi

Niki Vendola

Qualcuno sta barando. E qualcuno dice la verità con parole semplici.


L'altro ieri, Vittorio Grilli, nel corso della trasmissione Uno mattina su Rai Uno, ha detto che la fase di recessione in Italia dovrebbe concludersi nel secondo trimestre del prossimo anno in coincidenza con la ripresa dell'economia internazionale.

Oggi, Angela Merkel, dice che ci vorranno più di cinque anni per superare l'attuale crisi economica e insiste con la ricetta tedesca del rigore per convincere il mondo ad investire in Europa.
Se la Merkel e gli altri Statisti vivessero come persone comuni probabilmente non parlerebbero di sacrifici nei termini fin ora conosciuti. Forse darebbero maggior peso all'uomo quale entità pulsante. Alle donne quali rappresentanti sensibili della vita stessa, ai bambini che incarnano il presente e rappresentano il futuro, agli anziani che sono la memoria storica di un passato non tanto remoto.

Ancora una volta si parla di finanza piuttosto che di lavoro; di aziende che controllano i conti al millesimo piuttosto che impegnarsi nella ricerca finalizzata a superare gli ostacoli posti dalla vecchia mentalità affaristica di quanti si sentono padroni del mondo intero.
Eppure tutte le religioni, dalla filosofia alla politica alla scienza, mettono al centro delle loro azioni l'uomo e l'ambiente. Tutti si interrogano sulle possibilità future e nel frattempo il presente esplode nel dolore davanti al cinismo scellerato delle scelte ad indirizzo esclusivamente economico e aziendalistico.

Le uniche parole sagge le ho ascoltate dalla bocca di Niki Vendola in occasione del ricordo di un grande della sinistra italiana: Peppino di Vittorio.
Nelle parole di Vendola c'è il tentativo di riscattare una classe politica morente che pensa allo spread, alle aziende, agli imprenditori e non all'Uomo, ed è con speranza che le riscrivo.

Queste le parole di Niki Vendola:
Credo che oggi valga la pena tornare a riflettere su quell'intuizione straordinaria che ebbe Giuseppe Di Vittorio, quella cioè di lanciare il Piano per il Lavoro che aveva dentro di sè una centralità fondamentale che oggi e' scomparsa: la scuola, l'educazione, i bambini che riempivano le strade. Oggi noi dobbiamo ritornare a investire sulla formazione, sull'educazione, sulla scuola. Questa e' veramente la cosa più importante.
Ecco, oggi ci vorrebbe un pensiero strategico come quello di Peppino Di Vittorio, un pensiero che nasceva anche dall'autonomia culturale di una sinistra che non si metteva in ginocchio di fronte ai poteri forti ma che restava in piedi a testa alta, che affrontava anche il compito della contestazione con grande consapevolezza e responsabilità democratica nazionale.


domenica 21 ottobre 2012

al capezzale della seconda Repubblica

Bersani, Renzi, Alfano, Casini, Fini e compagnia cantando, mi sa tanto che ci stanno prendendo in giro come hanno fatto sempre. A nulla sono serviti gli scandali e le collusioni col malaffare. Né, il cambio di simboli, sigle e colori. … a sentirli uno per uno, hanno tutti ragione! Ognuno sa convincere. Vogliono rottamare, ripartire con una nuova squadra, demonizzano, a volte, Monti e il suo governo tecnico, salvo poi appoggiarlo ed elogiarlo per aver ridato credibilità all'Italia. Demonizzano le banche e la finanza che, ricordiamolo, sono state le cause dell'attuale povertà dei ceti sociali più deboli.
Insomma assistiamo stancamente al solito copione che mette tutti contro tutti, consente di tirarsi fuori dai problemi politici e lascia che siano altri a sporcarsi le mani con misure impopolari per tamponare la crisi. ma di lavoro e sostegno alle famiglie e ai giovani non c'è traccia!

Non so proprio se questa sia la strada più idonea per uscire dalle paure del momento; so solo che fino ad ora il Governo e il Parlamento ci hanno chiesto e imposto solo sacrifici per risanare errori fatti dai dirigenti che avrebbero dovuto controllare le politiche economiche e sociali dei Paesi dell'Unione Europea e, principalmente, dell'America, perché non possiamo dimenticare che la crisi l'hanno provocata in USA e poi si è propagata come un virus nel resto dell'Europa e nei Paesi che in qualche modo sono economicamente nel mercato a stelle e strisce.

un dato è certo: anche la seconda Repubblica è deceduta per troppi scandali. Con l'avvento della nuova era:

Riusciranno i nostri pinocchietti a diventare umani?

lunedì 13 agosto 2012

l'orgia del potere, i privilegi della politica

La guerra tra le parti continua senza esclusioni di colpi.
Tiri mancini, mezze verità, fango e ogni altra notizia che smuove la curiosità dei lettori è servita sui giornali dai lacchè travestiti da moralisti o morigeratori di un sistema talmente famelico destinato ad autoestinguersi per troppa fame.

Questa volta la polemica del solito giornale del centrodestra riguarda i costi della scorta incaricata di garantire la sicurezza di fini durante le sue vacanze a Orbetello.

Secondo il quotidiano, sarebbero state prenotate nove stanze per tutta la stagione estiva (due mesi e mezzo) per il prezzo record di 80mila euro. Fini si difende sostenendo di non avere niente a che fare con la gestione della sua scorta che, sottolinea, ricade unicamente sul Viminale.

Non c'è alcun dubbio, 80.000€ è una bella cifra! (che non sto a sindacare anche perchè non si conoscono i particolari, per esempio, può anche darsi che ad Orbetello sia un prezzo equo rispetto al mercato locale). Comunque, visto che siamo in clima di risparmi e stringimenti di cinghia nella spesa pubblica e, cosa ancor più dolorosa, in famiglia e nel privato, come mai i media non “impongono” riflessioni e “marcano stretti”, tanto per usare un vecchio termine calcistico, “a uomo”, quanti sono in politica per annullare lo scandalo dei rimborsi elettorali?

Secondo l'ultima relazione della Corte dei Conti ben 46 formazioni politiche hanno presentato il consuntivo per accedere al finanziamento oltre i 45 previsti e 51 partiti inadempienti.
Non solo. In sede di controllo dei consuntivi, il collegio della Corte dei Conti, ha rilevato diverse "fattispecie di omessa o insufficiente trasmissione della documentazione relativa alle erogazioni da parte di persone giuridiche, formulando richieste istruttorie di acquisizione di quanto richiesto dalla normativa". Ovvero non si sa da dove i partiti prendano i soldi, che vanno ad aggiungersi ai rimborsi elettorali. In un caso, nonostante il lungo arco temporale trascorso dalla presentazione dei consuntivi, la formazione politica non era in grado di produrre quanto richiesto.

venerdì 13 luglio 2012

la crisi economica è salutare

Occupazione, lavoro, consumismo e socialità ai tempi della crisi.


Dal mio punto di vista (che è, per certi aspetti e secondo alcuni, privilegiato) vedo un mondo a colori. Colori dai toni forti, decisi, liberatori che ben si coniugano con lo stato d'animo dei ribelli e di quanti non accettano passivamente gli eventi.
Anime rock!, direbbe qualcuno. Poeti o artisti; direbbe qualcun altro. Sta di fatto che la realtà è, concettualmente, una continua sfida catartica.

Tra le sfide reali:
Il governo mette in atto strategie politiche sociali che accontentano alcuni e fanno torcere il muso ad altri.
Iniziano le trattative tra le parti sociali, governo, imprenditori, sindacati, indignati e gente che non vuole più essere strumentalizzata da nessuna delle parti: salari no, grandi patrimoni sì, no, perché, può darsi, potrebbe, ma...

E intanto, in questi giorni, in Spagna la rabbia popolare invade le strade per rispondere con sdegno ai rimedi del governo spagnolo contro la crisi (ricordiamo la sospensione della tredicesima mensilità, la riduzione delle ferie e dei permessi sindacali), mentre in Francia la Peugeot taglia migliaia di posti di lavoro.
Senza andare in giro per il mondo, rimanendo in Italia, è sufficiente osservare le strade e i supermercati semivuoti per avere contezza della povertà nella quale versano le famiglie degli italiani che campano con stipendi da dipendenti pubblici o privati ridotti ormai all'osso dalle manovre economiche dei vari governi che si sono succeduti.

Tra le grandi cazzate internazionali, che hanno contribuito ad arguire la crisi attuale, a parte la voracità del sistema bancario, il progetto sull'alta velocità, la TAV, che avrebbe dovuto prendere piede da Lione, bucare le Alpi, giungere a Torino, arrivare a Kiev e mettere sui mercati a velocità supersonica le materie che servono all'economia, pare non si faccia più per colpa della crisi economica che stiamo subendo, perché, giustamente, (finalmente!) la Francia indebitata ha capito che non serve a nessuno.

Si potrebbe concludere che la crisi economica riesce a correggere in parte la demenzialità umana che si abbatte sull'ambiente ma anche quella domestica allorché induce a rivedere le spese superflue e a non esagerare nell'accumulazione nevrotica dei prodotti, a usare la macchina con parsimonia e comprare roba utile. Insomma: non essere macchine voraci di ogni bene di consumo.

martedì 8 novembre 2011

Silvio sfascia tutto

Pare che il cavaliere abbia detto ai suoi fidi: non mi dimetto! Nessun passo indietro! Voglio guardare in faccia i nominati mentre si fa la chiama per il voto di fiducia alla camera! Voglio vedere chi avrà il coraggio di tradirmi! … dopo tutto quello che ho dovuto fare per loro, e anche un pochino per me, sarebbe il colmo se non riuscissimo a portare a casa quest'altro gettone. Non sono mica bruscolini, è pur sempre un vitalizio di circa 4000€! voglio proprio vedere chi ci sputa sopra a 4000€!

povero cavaliere, tradito dal suo stesso esercito non per nobili principi come salvare la Patria, di quella se ne fottono visti i precedenti e gli attuali provvedimenti adottati, è abbandonato miseramente perché non garantisce più le vittorie e come ogni generale caduto in disgrazia è messo da parte. Peccato! Tutto sommato non è un cattivo soggetto, se si tralascia di ricordare l'utilizzo improprio dei poteri dello Stato e la mancanza di eleganza istituzionale anche dei suoi ministri sarebbe un ottimo cabarettista.

Giustamente è risentito, povero Silvio! Dopo tutto quello che ha fatto (per i suoi amici) essere trattato a pesci in faccia non è piacevole. D'altronde ha persino dimenticato che stava al governo per tutelare una Nazione intera e non per un pugno di accoliti pronti a fare quadrato attorno a lui dietro lauta ricompensa. Ora se lascia solo per il gusto di vendicarsi nessuno può biasimarlo, tanto a lui 4000€ in più non cambiano la vita. 
Forza Silvio sfascia tutto!

lunedì 7 novembre 2011

Berlusconi i peones o un parlamento pulito?

C'è un paese in ginocchio; martoriato dal maltempo e oltragiato da quelli che dovrebbero essere i servi del popolo. Va bene! La poraola servi non è elegante, ma da questo a sentirsi padroni delle vite altrui ce ne vuole. Ci vuole anzitutto una bella faccia tosta. Ci vuole gente col pelo sullo stomaco se nonostante i problemi noti anzicchè pensare a risolverli, i deputati, si cimentano a giocare al mercante in fiera a compare vacche, scambiare galline e assegnare posti nel futuro assetto parlamentare.

lunedì 28 febbraio 2011

l'insipienza della casta e i disagi sociali degli italiani




Il tarlo del malcostume non muore mai; ha trovato il suo habitat naturale nelle menti dei politici insipienti che sono sulla scena italiana da oltre quarant'anni e più.
E i fatti lo dimostrano:
Nessuno, in Italia, è coinvolto intellettualmente e s'impegna nei fatti e non a parole affinché cambi qualcosa nel sistema politico e sociale. Lo si evince dalle inchieste dei giornalisti seri che metodicamente indagano su questioni che dovrebbero interessare e risolvere la classe politica intera. E l’inchiesta fatta da Riccardo Icona e dalla sua troupe n’è la conferma!
Dopo la puntata di ieri, sono convinto che lo sconcerto, per come hanno lavorato male i vari schieramenti politici che si sono susseguiti alla guida dei governi locali e nazionali, abbia toccato nel profondo chiunque si trovasse di fronte al video.

Invece così non è, se si considera il pressappochismo della gente comune e dei dirigenti asserviti ai poteri politici.
Dalle indagini giornalistiche risulta uno spreco di risorse inimmaginabili nella sanità e nella gestione satellitare che ruota attorno, lasciti inclusi. E i governatori che fanno? Adottano la soluzione più semplice: tagliano ospedali, servizi, scuole, cultura! Piuttosto che investire e fare in modo che fruttino i beni immobili e culturali sparsi sul territorio.
Non è di questa classe politica che l’Italia ha bisogno! I cittadini non devono essere governati da persone ignoranti!
Basta con le improvvisazioni! Ci vuole cultura dell’amore nella gestione dei beni comuni e non può essere legato ogni azione al guadagno del singolo e al benessere della casta.
Ultima considerazione: come mai i giornali d’oggi non parlano dell’insipienza della Polverini, del suo predecessore Marrazzo?, che hanno fatto a pezzi per le sue propensioni sessuali ma nulla hanno detto circa la gestione dei lasciti dei privati alla sanità laziale, la stessa cosa dicasi per Storace e di quanti hanno dimenticato le risorse in balia delle intemperie, che, se diligentemente curate, avrebbero scongiurato il buco attuale di dieci miliardi di euro della sanità del Lazio? Una parte considerevole è imputabile all'ambiguità politica dei governi nazionali che si sono succeduti. e noi che facciamo? stiamo a guardare?
Dov’è finito il pensiero liberale?

mercoledì 23 febbraio 2011

Gheddafi e Berlusconi, uno peggio dell'altro!

aore12

un amico così non lo vorrei


Però, quasi quasi mi stavo lasciando affascinare dalla favella di Silvio e dalla sua indomita volontà di scontro frontale con i nemici politici, per non parlare delle toghe rosse, anche se io preferisco le more (da noi toghe sono le belle ragazze) che nonostante la sua venerabile età ancora strapazza, sono arrivato alla conclusione di affermare con certezza che un amico così non lo vorrei! E sì! Uno che ti bacia la mano, dice di esserti amico, che ti fa piantare la tenda a casa sua e spende un sacco di soldi per dimostrarti stima e l’affetto; ti porta una carovana di pilu e te la mette a disposizione poi dice di non volere disturbarti quando ancora non sa come vanno a finire le cose e una volta certo della tua sconfitta interviene sulla crisi in Libia e mette in guardia dal rischio «fondamentalismo» il mondo; bèh, qualche problemino a livello di borderline lo deve avere. Invece Gheddafi è completamente fuori! ma come può dire che in piazza ci sono ratti. Ratti! Capite! chiama ratti le persone che fino ad ora ha sottomesso e sfruttato mentre lui si arricchiva insieme a tutta la sua famiglia e ha sparso le ricchezze in mezzo mondo. E ha accusato l'Italia e quindi il suo amico di avere mandato le bombe in Libia insieme agli americani.
Però, il nostro cavaliere, dopo l’iniziale silenzio, forse per non perdere la faccia del tutto continua così:

«Prendiamo atto con grande piacere che il vento della democrazia è soffiato in quei Paesi» «Tanti giovani vogliono entrare nella modernità e armati del loro coraggio e di internet hanno dato via ai sommovimenti. Facciamo attenzione che non ci siano violenze ingiustificate e derive che recepiscano il fondamentalismo islamico». «Non vorremmo evolvesse in una situazione pericolosa verso la deriva del fondamentalismo islamico». Ha ribadito il suo «no alle violenze» specificando però che «bisogna anche essere accorti su quello che succederà dopo con paesi con cui abbiamo trattato e a cui guardiamo per mille motivi e anche perché sono importanti fornitori di energia».

Va bèh che anche i suoi ministri che fino ad ora si sono vantati delle leggi sui respingimenti in mare dei migranti e che hanno fatto eseguire alle forze dell’ordine, oggi li rinnegano, per ultimo lo hanno detto a “ballarò” ieri sera cercando di confondere dialetticamente le carte in tavola nello studio televisivo e le idee ai telespettatori.

Siamo davvero stanchi di questi balletti, del negare ogni responsabilità e dire tutto e il contrario di tutto secondo i momenti. Senza contare che ancora insistono sull’immunità e su una legge che tuteli il “capo” per illeciti che non hanno niente a che vedere con la gestione di governo. Bèh, che c’entra, se per tutelare gli interessi dei cittadini facesse involontariamente qualche infrazione, lo capiremmo pure e sarebbe giusto che avesse una protezione adeguata, ma se così non è, allora perché per lui la legge non deve essere come con gli altri cittadini?

mercoledì 15 settembre 2010

Vittime della crisi sociale

Può la depressione spingere al suicidio?

Sapere che qualcuno si è suicidato, dopo avere conseguito con successo un importante traguardo come può esserlo una laurea in filosofia della conoscenza e della comunicazione, per giunta con 110 e lode, è destabilizzante. E, diventa ancora più deprimente, per familiari e conoscenti, apprendere che è dipeso da una ipotesi d'insuccesso. Al di là delle correnti di pensiero inerenti la sacralità della vita, la missione, gl’intenti, i sogni infranti, è assurdo pensare di giustificare la determinazione con cui il depresso o disilluso tessa il piano suicida. Non ci sono scusanti, né masturbazioni mentali che possano giustificare un simile gesto.
Umanamente, tutta la solidarietà e l’affetto vanno ai genitori, ai fratelli di chi ha commesso un delitto crudele, oserei dire vile, che non è risolutivo; non annulla i problemi ma li accentua aggiungendone altri.
L’auto annullamento fisico è la tragedia di un attimo per chi la compie, ma che dura tutta la vita in chi la subisce.
A nulla valgono le belle frasi come quelle lasciate dal giovane suicida di Palermo in un quaderno prima di suicidarsi:

«La libertà di pensare e anche la libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potrò commentarla.» Il giovane, pare fosse afflitto da depressione per l’incertezza del suo futuro lavorativo. A sostenerlo è il padre del ragazzo che si è lanciato da un terrazzo della Facoltà di Lettere di Palermo.

Pur comprendendo il dramma, sembra strumentale l’esternazione del genitore riportata da alcuni organi d'informazione che commenta così i tentativi d’inserimento fatti dal figlio all’interno del mondo accademico:

«Il suo gesto lo considero un omicidio di Stato. Era molto depresso per il suo futuro. Si era laureato in filosofia della conoscenza e della comunicazione, con 110 e lode. A dicembre si sarebbe concluso il dottorato di ricerca della durata di tre anni svolto senza alcuna borsa di studio. I docenti ai quali si era rivolto gli avevano detto che non avrebbe avuto futuro nell'ateneo. E io sono certo che saranno favoriti i soliti raccomandati».

E aggiunge che, per guadagnare 25 euro al giorno, oltre a tudiare, faceva anche il bagnino.
Allora? Perché non ha saputo reggere i colpi, scontrarsi, incazzarsi e reagire con forza agli ostacoli eretti nella quotidianità dalla vita allo stesso modo dei precari, in piazza, per contestare i provvedimenti della Gelmini?
Una quotidianità che non esime nessuno dalle incombenze e dalle sfide, alle quali tutti noi siamo chiamati a rispondere momento per momento.

Non c’è una risposta alle domande. Domande, forse, ritenute blasfeme, in questo preciso momento, ma corre l’obbligo esternarle per riflettere insieme sui mali comuni, sulle difficoltà dei giovani, sulle disfunzioni etiche, su certi meccanismi che annichiliscono i più deboli così da trovarne l’antidoto.

mercoledì 26 maggio 2010

la cultura come antidoto alla crisi

Ok siamo tutti d’accordo! Dobbiamo rimboccarci le maniche e sudare per uscire dalla crisi!
Dobbiamo farlo tutti, senza escludere nessuno degli italiani, specie chi ha più ricchezza!
Allora, sotto con le verifiche patrimoniali; il redditometro per scovare i furbi che hanno portato l’Italia alla rovina! Alcuni lestofanti smascherati dalle forze dell’ordine preposte alle indagini per salvaguardare il patrimonio dello Stato attraverso le intercettazioni ambientali e patrimoniali rischiano di farla franca grazie a leggi inique. Leggi volute da gruppi di potere, disonesti, che hanno insediato lacchè tra gli scranni istituzionali e hanno tutelato pochi individui a discapito della maggioranza italiana. Eppure si continua a discutere di futili problemi piuttosto che studiare piani seri per rilanciare la questione morale così da dare fiducia ai cittadini imbavagliati e oppressi dal potere.
Sarebbe gradita una voce autorevole che dicesse:
Ok d’accordo, solo queste misure non bastano!, sono ininfluenti! se davvero vogliamo considerare una, pur minima possibilità futura per i giovani dobbiamo pensare ad altro! Dobbiamo aggiungere strumenti idonei per creare una reale crescita sociale, produrre ricchezza con l’impiego e l’impegno lavorativo dei giovani.
Dobbiamo rivedere i parametri occupazionali, stimolare l’imprenditoria e dare spazio alla cultura, ai progetti che ampliano le menti. Alla produzione artistica. Cinema, arti applicate, linguaggi creativi che, se aiutati dai governi locali e centrali, con interscambi culturali risollevano le sorti degli uomini.

La cultura è una risorsa che, assecondata, può salvare l’umanità!

Utopia? no realtà!

lunedì 10 maggio 2010

euroscudo solidale per la Grecia

Solidarietà alla Grecia

Il caso Grecia ha scoperchiato il malcostume e la scarsa propensione alla gestione sana della finanza pubblica. Bilanci gonfiati e fondi pubblici spesi male per la nazione ma benissimo per i destinatari privati hanno determinato la bancarotta greca. Le nazioni dell’euro, per evitare mali maggiori, hanno deciso di intervenire con prestiti che senz’altro si trasformeranno in donazioni data l’impossibilità reale della Grecia di onorare il debito e restituirli. L’Italia è tra le nazioni aderenti e, dopo molti sbagli, finalmente mostra la parte migliore del popolo italiano. Poco importa se la Grecia rimborserà la somma ricevuta, ciò che conta è la lungimiranza politica di quanti, nel parlamento europeo, hanno evitato l’assalto degli speculatori che stavano per avventarsi come avvoltoi sulla carcassa in decomposizione. Al di là delle posizioni politiche e delle letture economiche che altri faranno, questo è un atto di solidarietà nei confronti di una nazione in difficoltà. Analisi e correttivi saranno valutati in seguito dalle persone preposte dai governi aderenti alla zona dall’euro, da esperti, studiosi economisti, sociologi e politologi.

Di fatto, un pacchetto da 500 miliardi di euro fra prestiti e garanzie di prestiti, più la possibilità di aggiungerne altri 250 da parte dell’Fmi, più gli acquisti sul mercato secondario dei titoli di Stato dei paesi "fragili" dell’eurozona da parte della Banca centrale europea, e ancora gli impegni di questi stessi paesi (per ora Spagna e Portogallo) a fare sforzi aggiuntivi per consolidare i propri bilanci più in fretta e con più rigore: sono, in estrema sintesi, le decisioni che il Consiglio dei ministri finanziari dell’Ue ha preso in una riunione cominciata alle tre di ieri pomeriggio e conclusa alle 3 e un quarto di questa mattina.

L’Ecofin ha approvato la creazione di due diversi dispositivi per rispondere all’attacco dei mercati all’eurozona. Il primo è il meccanismo comunitario di stabilizzazione (prestiti da 60 miliardi di euro), gestito direttamente dalla Commissione europea e garantito dal bilancio Ue, che sarà creato sulla falsariga del dispositivo di sostegno alla bilancia dei pagamenti dei paesi non membri dell’eurozona e il secondo è racchiuso nel regolamento approvato da ministri Ue basato sull’art.122 del Trattato che prevede la possibilità di «concedere un’assistenza finanziaria dell’Unione» a uno Stato membro «che si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato di gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo».

Questi provvedimenti basteranno a stabilizzare l’eurozona e a convincere i mercati a desistere dall’attaccare i paesi i finanziariamente più deboli che oggi sono i paesi iberici dopo la Grecia, domani l’Irlanda e poi forse persino l’Italia? o serve associare anche qualcosa di non "scritto dai parlamenti in tempi di crisi", qualcosa che alimenta le coscienze evolute dalla notte dei tempi e guida il pensiero etico solidale su alte vette?

mercoledì 23 dicembre 2009

Demagogia e politica, solita storia italiana


Qualcosa di utile. Qualcosa di utile per la persona in Italia


Il rituale si ripete. Anno dopo anno la vita si consuma al ricordo nostalgico del tempo che fu, e mentre si spera nel futuro, si scruta l’orizzonte, qualcuno interroga l’oracolo, qualcun altro cerca invano risposte nella quiete interiore ma è distolto immediatamente dal frastuono dei venditori di turno.

Persino gli assetti sociali sono stati travolti dalle strategie dei poteri consolidati: il dialogo è strumentale; tutto sembra definito aprioristicamente secondo logiche personali. Si accentrano poteri. Si costruiscono miti e leggende. Si crea il superuomo!, a dispetto della storia che testimonia quanto sia pericoloso per la libertà degli Stati Democratici pilotare le masse e rapportare il successo di una coalizione al carisma, se pur brillante, di una sola persona.

La dialettica politica si presta a tutto e al contrario di tutto. Ogni cosa è resa possibile dalle teorie strumentali dei giocolieri della parola e l’uomo eclettico, all’occorrenza è artatamente indicato come vittima, santo, eroe o persona qualunque, così da contestualizzare appieno la sua figura all’interno della realtà ospite e raccogliere consensi.

La quotidianità popolare è diversa! Non è come nei talk show, non c’è l’anchorman a gestire la trasmissione. Nel supermercato della vita gli attori osservano la merce; valutano e confrontano qualità e prezzo così da portare a casa qualcosa di utile per la famiglia.

Qualcosa di utile come il cibo.
Qualcosa di utile come un libro.
Qualcosa di utile come la dignità.

Cose possibili, se suffragate dal concetto che l’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro.

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